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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Saro' greve / Sangue sardignolo, il segreto della velocita'

Domenica 3 Giugno 2018

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Rivendicazione delle radici sarde di Filippo Tortu, nel solco di una tradizione che viene da lontano e guarda al futuro.


di Vanni Lòriga

Più che “greve” questa volta sarò sardo, anzi sardignolo. So che si tratta di un appellativo che molti isolani rifiutano perché fa pensare all’asinello sardo, un somaro piccolo (ma prezioso). In realtà non ci sarebbe nulla di offensivo (i nativi della Romagna si chiamano romagnoli) anche se Antonio Gramsci, nelle “Lettere dal carcere”, e parlando come glottologo, si chiede perché i toscani non si chiamino “toscagnoli” e rivendica la nostra “sarditudine”. E di questa intendo parlare mentre tutti scoprono che tal Filippo Tortu è un velocista di valore mondiale. Penso che i nostri lettori ne fossero informati da almeno due anni.

Ora ha coperto i 100 metri avvinandosi per due volte al fatidico muro dei 10 secondi netti. 10"03 a Savona e 10"04 all’Olimpico (nella foto Colombo/Fidal). Tutti scorgono in lui un grande futuro e mi sono permesso di consegnare ad un notaio in busta chiusa il mio pronostico su quanto potrà ottenere sui 200 metri, la distanza che a lui pare più congeniale. Con la disposizione che tale busta dovrà essere aperta fra due anni, esattamente il 15 giugno 2020, quando compirà 22 anni e saremo vicini ai Giochi della XXXII Olimpiade di Tokyo.

Fra pochi giorni sarà un ventenne

Perché il ragazzo è veramente tale in quanto festeggerà il suo ventesimo compleanno fra pochi giorni, essendo nato a Milano esattamente il 15 giugno 1998. Nato a Milano da mamma Paola Confalonieri brianzola: cosa c’entra la Sardegna? C’entra e lo dice esplicitamente il suo cognome (che non è traducibile nella parola “torto” che in sardo prevede “toltu” o in gallurese “discàra”).

Dal lato paterno ha radici galluresi. Tutti sanno che papà Salvino, che nonno Giacomo, che bisnonno Salvino gravitavano attorno a Tempio Pausania, il capoluogo storico del Giudicato di Gallura.

Buone radici anche nell’atletica, perchè Salvino era bravo velocista, allievo di Castrucci; nonno Giacomo vantava da giovane addirittura un successo a Sassari sull’allora imbattibile Tonino Siddi mentre bisnonno Salvino si era accontentato di aver militato nel corpo dei Bersaglieri. Sempre fra gli ascendenti in linea paterna ci sono anche quelli del ramo dei Baiardo, la cui più illustre rappresentante è stata la pallavolista Rosanna, 120 presenze in Nazionale, a cui pervenne direttamente dalla serie B…

Confermata così la teoria dei fisiologi che per diventare campioni bisogna scegliersi i genitori (e comunque gli ascendenti che non mancano neanche dal lato materno) giusti è doveroso ricordare che non basta il talento.

Molta classe e soprattutto traspirazione

Come ricordava Edoardo Mangiarotti, il più grande schermitore della storia, alla ispirazione ed alla tradizione bisogna aggiungere la … traspirazione. Cioè tanto e giusto lavoro.

Papà Salvino in questo è veramente scrupoloso. Memore degli insegnamenti di Plinio Castrucci cura al massimo la tecnica di corsa e segue gli allenamenti di Filippo con le più avanzate attrezzature tecnologiche. E cura la progressività dell’impegno, perché suo figlio è ancora in crescita, … Ma torniamo alla Gallura da cui proviene la sua famiglia.

Abbiamo parlato di Tempio Pausania ed allora è doveroso ricordare che anche Carlo Simionato (argento mondiale nella 4x100 e finalista ad Helsinki 1983 sui 200) ha precise radici a Bortgiadas, paese della sua bisnonna Giovanna Maria Truddaiu Barroccu. Storia lunga che in questa situazione ometto, non senza ricordare che la prozia di Carlo era il mezzosoprano Giulietta Simionato, una delle più famose al mondo. E per chiudere il discorso gallurese (si sarà già capito che sono di quelle parti) diciamo che è famosa per i cantanti in questa sub-regione nati o vissuti, da Bernardo Demuto a Fabrizio De Andrè, da Giovanni Manurita ai Galli di Gallura di Gavino Rachel. celebratati da Gabriele D’Annunzio.

Nel parlare di nonno Giacomo abbiamo ricordato Tonino Siddi, il più famoso ed anche il più dotato dei velocisti sardi negli anni Quaranta, unico fra di loro sul podio olimpico (bronzo nella 4x100 di Londra ’48, inizialmente argento). Ed assieme a lui vanno ricordati tanti sprinter che hanno rivestito la maglia azzurra o vinto titoli nazionali. Fra i quali ricordiamo Sandro Floris (anche campione europeo indoor), Giovanni Puggioni, Giorgio Marras, Nicola Asuni. Rita Angotzi.

Parte da Agropoli la nuova ondata

A confermare quella che potrebbe apparire una teoria piuttosto partigiana, proprio nel fine settimana confortanti e confermanti notizie giungono da Agropoli dove sono in corso i campionati Promesse ed Juniores.

Si battono benissimo i ragazzi della Delogu Nuoro presieduta da Gianni Usala: argento con Antonio Moro (allenato da Stefano Caneo che segue anche Giulia Mannu, bronzo) ed in finale Francesco Carrieri (seguito da Gianni Puggioni) e Francesco Cordeddu allenato da Massimo Marcias.

Ed in un crescendo rossiniano titolo per il diciottenne oristanese Lorenzo Patta, al personale di 10”36, sia pure di poco ventoso. Aveva ragione il suo allenatore, il mitico Francesco Garau, che aveva garantito un tempo sotto i 10”40.

Non si può infine dimenticare in una rassegna del giovane velocismo sardo la dotatissima allieva Daria Kaddari, allenata da Fabrizio Fanni nella Tespiese di Quartu, che è stata brillantissima seconda nelle gare di contorno del Golden Gala romano. Ha radici africane ma nel sue vene scorre inevitabilmente sangue “sardignolo”!

 

 

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