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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Saro' greve / Il duello impossibile (che pero' avrei voluto vedere)

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Martedì 3 Aprile 2018

bolt-4

In attesa della nuova era dei record, proviamo ad immaginare la sfida tra due epoche, quella tra Bob Hayes e Usain Bolt.

di Vanni Lòriga

La lettura dei racconti atletici che Cimbricus pubblica su questo nostro Sito Olimpico inducono a riflessioni e facilitano rievocazione di ricordi. Mi riferisco ai recenti saggi dedicati a Bob Hayes e a Randy Barnes. Comincio dal secondo, detentore del record del mondo di lancio del peso con un getto di 23.12 metri, realizzato il 20 maggio 1990 a Westwood, sulla pedana della UCLA. Pochi giorni dopo mi trovavo a San Josè per assistere alla prima prova del Grand Prix IAAF. Eravamo alloggiati in un Hotel che in quei giorni ospitava anche un Festival dell’Immaginario. Per cui nei suoi saloni, nei ristoranti, negli ascensori potevi incontrare strani personaggi come Capitan Uncino, SuperMan,Topolino, Clarabella, … Ma chi mi impressionò maggiormente  fu uno che sembrava, in carne ed ossa, il Genio della Lampada di Aladino.

Un “demone” con delle spalle enormi, due metri di torace, con le gambe che a mano si assottigliavano per concludersi in esili caviglie. Non era Aladino, più semplicemente si trattava di Eric Randolph “Rand” Barnes.

Si esibì in una convincente conferenza stampa in cui affermò che la parola doping gli era del tutto ignota. Intatti un paio di mesi dopo, esattamente il 7 agosto a Malmoe, fu beccato positivo. E ci sarebbe ricascato anni dopo, squalificato a vita per cui abbandonò l’atletica dedicandosi al lancio della pallina da golf (è uno sport che esiste e che si chiama esattamente long driving …). Giorgio Cimbrico, italianizzazione di Cimbricus, ricorda e denuncia che il primato di Barnes figuri ancora nel libro dei record mondiali. So che non si possono cancellare, come propongono esperti norvegesi, ma ripropongo una mia originale soluzione. Quelli che ci sono restano come “record storici”.

Dal 2020 darei inizio ad una nuova epoca, Cambierei proprio gli attrezzi (peso di 8 chili come il martello; disco di kg 2,500 e giavellotti, donne ed uomini, da un chilo) e le distanze delle corse, Per esempio 99 metri anziché 100; 199 al posto dei 200; 399 anziché 400 e così via, Per i salti ridurrei i metri di rincorsa, non senza aver prima abolito i materassi per quelli in elevazione. Vorrei vedere chi praticherebbe ancora il fosbury se si atterrasse sul nudo terreno, … per i salti in estensione misurerei magari la vera lunghezza del balzo. Impresa non difficile con gli attuali mezzi elettronici.

hayes-bob  Bob Hayes

Messo da parte  il lanciatore di pallette, passiamo ad Hayes. Non si tratta di John bensì del già citato Bob. Atleti dallo stesso cognome sono stati infatti olimpionici nelle due gare di corsa più estreme, il primo nella Maratona di Londra 1908, quella che rese famoso Dorando Pietri; il secondo nei 100 metri di Tokio 1964.

Un particolare curioso rivela che John si affermò con il tempo peggiore nella storia olimpica sui 42.195 metri coperti in 2 ore 55:18.4; Bob con quello migliore ottenuto su pista di materiale non coerente.

Quale tempo? Qui entriamo in un campo complicato. Sembra strano che questo succeda nello sport più elementare che esista ma affermare quale sia stata l'esatta prestazione del velocista statunitensi è impresa ardua. I rapporti ufficiali certificano sia un 10 secondi netti manuali che un 10”06 automatico. Ma in un primo tempo il risultato ufficiale fu indicato in 10”01, in quanto si toglievano 5 centesimi "per adeguamento al cronometraggio manuale". Bisogna dire che certe volte i regolamenti sembrano ideati per complicare le cose semplici.Tenuto comunque conto del 9”91 ottenuto in semifinale (vento favorevole) partiamo dal fatto che Bob Hayes  valeva allora 10 secondi netti sui 100 metri. E partendo da questo dato potremo addentrarci nel terreno dei paragoni.

Ed il paragone che vogliamo proporre è quello fra Bob Hayes e Usain Bolt.

Abbiamo chiesto un parere al nostro consulente in campo tecnico, il professor Francesco Garau che dai confini dell'italico impero atletico, cioè da Oristano, se esaminare bene le situazioni. A chi volesse avere maggiori notizie sul suo operato di allenatore, consiglio di verificare chi furono i campioni italiani Assoluti nella seconda metà degli anni '80 ed avrà belle sorprese.

Garau premette che non sono possibili paragoni fra elementi non omogenei, ma si sbilancia affermando che Hayes è stato il velocista che maggiormente lo ha impressionato. E ricorda che l'atletica attuale, con i suoi strabilianti riscontri cronometrici e con tutti dubbi che si porta dietro, non ha nulla a che vedere con quella del passato. Vedere ogni giorno un giovane velocista che spara risultati straordinari può impressionare ma non certo affascinare.

Ci ricorda che Bob corse i cento metri in 10 secondi netti con 47 passi della lunghezza media di circa 213 centimetri. Il tutto su una pista dove al suo impatto si sollevavano zolle di terra rossa, Se la pista fosse stata di materiale coerente anziché zolle di terra avrebbe restituito, anche incrementandola, tutta la spinta di Hayes.

Non è semplice ipotesi supporre che un atleta come lui su una pista come quella di Berlino dove Bolt stabilì il record del mondo con 41 passi. avrebbe potuto allungare la falcata di circa 10 centimetri. Il che avrebbe richiesto, a parità di frequenza, 45 passi anziché 47.

Il Professore non vuole andare più in là, non senza aver però evidenziato che la componente “più impressionante della corsa di Bob Hayes era la velocità nel recuperare l'arto di spinta, con le ginocchia che avanzavano come bielle di una locomotiva”.

Qualche calcolo mi permetto invece di farlo io. Con una semplice proporzione (10”00 : 47 = x : 45) ottengo  9”57 Che non è molto differente dal 9"58 del primato mondiale di Bolt. Una sfida scritta sulla carta che mi sarebbe piaciuto invece vedere su una pista vera. Con andata e ritorno: una volta sulla tennisolite e l’altra sul coerente. Con l’augurio che a vincere fosse (ovviamente) il migliore.


 

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