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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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I sentieri di Cimbricus / Ghiaccio e pattini, civilta' da pinacoteca

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Lunedì 26 Febbraio 2018

skating 2

"Hanno sempre pattinato e quando gli inverni erano veri inverni e i canali gelavano, era quello il modo di spostarsi da un paese all’altro".

di Giorgio Cimbrico

In questo clima sempre più imperante da “strano ma vero”, da uomo che morde il cane, da normalità perdute, da storie non narrate o negate, da ignoranza che è peggio dell’Aids, da superficialità che è peggio della peste, mi è venuta la voglia di dare un’occhiata a quello che ha combinato l’Olanda ai Giochi. Dalla Corea gli orange se ne vanno con 8-6-6, appena qualcosa in meno di Sochi 2014 (8-7-9), ma in netto rialzo rispetto a Vancouver 2010 (4-1-3), a Torino 2006 (3-2-4) e a Salt Lake City 2002 (3-5-0). Come è noto, l’Olanda non ha montagne (il nome vero è Paesi Bassi: l’Olanda è una regione) ma ha i migliori Oval del mondo e nessuno ha mai pensato di sbrinarli e chiuderli, come è capitato a Torino.

Hanno sempre pattinato e quando gli inverni erano veri inverni e i canali gelavano, era quello il modo di spostarsi da un paese all’altro. Industriosi batavi che scivolano su ghiaccio sono stati tramandati da Peter Bruegel e da una schiera di pittori minori.

Il pattinatore più famoso della storia dell’arte, però, non è olandese, ma scozzese. Uno dei pezzi forti della National Gallery of Scotland, bell’edificio stile Partenone con un’eccellente raccolta che comprende tra l’altro una bella Madonna di Botticelli e una veduta veronese di Bernardo Bellotto, è il “Reverendo Robert Walker che pattina a Duddington Loch” dipinto attorno al 1790 da Henry Raeburn. La paternità è stata messa in discussione qualche tempo fa: secondo due studiosi interpellati dalla BBC, il quadro, acquistato nel 1949 per la ragionevole somma di 525 sterline a un’asta di Christie’s, non sarebbe uscito dai pennelli di Henry Raeburn, ma potrebbe essere stato dipinto da Henri Pierre Danloux, un pittore francese, di fede monarchica, che aveva trovato rifugio in Scozia allo scoppio della Rivoluzione.

Che Edinburgo fosse all’avanguardia in un sacco di campi (medicina, filosofia, ricerche meccaniche, commercio) è noto, ma forse non è altrettanto noto che, oltre ad aver ospitato il primo test match della storia ovale tra Scozia e Inghilterra il 27 marzo 1871, la capitale è stata anche la culla del primo club al mondo di pattinaggio su ghiaccio. Olandesi e norvegesi potranno anche prendersela a male ma la data di nascita non lascia scampo: 1780. Con primi elementi tecnici e regolamentari già fissati nel 1742 da Robert Jones (a occhio, gallese), ufficiale della reale artiglieria.

Il Reverendo Robert Walker, della Chiesa di Scozia, era membro del club che si ritrovava attorno a Duddington Loch che sta per l’inglese lake. Altri tempi, senza i disastrosi cambiamenti climatici che ci ha fatto piovere addosso chi ha il potere e lo usa in maniera spietata e irresponsabile: in Scozia il freddo era intenso e permetteva di pattinare e di praticare una delle grandi passioni nazionali, il curling, nato in pieno XVI secolo e conteso, come il golf, da scozzesi e olandesi che, per affermare la primogenitura, mettono in campo nientemeno che un dipinto – eccolo di nuovo – di Peter Bruegel.

 

 

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