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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Una sintesi? "Poche stelle e molte stellette"

Domenica 25 Febbraio 2018

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Quel che resta dei Giochi: la storia più bella? Quella di Nicola Tumolero dell'altopiano di Asiago, terra di cultura cimbra, patria di Mario Rigoni Stern.

di Giorgio Cimbrico

Il bilancio di GM7: oggi ci si esprime così, in maniera rapida, sincopata, spazzando barocchismi e congiuntivi. GM7 uguale Giovanni Malagò ha detto 7. Sono d’accordo con lui e comincio a contare sulle dita:
1 – sparito lo sci alpino maschile
2 - sparito lo sci di fondo femminile
3 – sparito lo sci di fondo maschile (Pellegrino è un caso a parte, uno specializzato, più o meno come quello che nell’orchestra suona il controfagotto o, nel repertorio barocco, la tiorba o il salmò)
4 – sparito il bob
5 – sparito lo slittino
6 – sparita la combinata nordica
7 – sparito lo snowboard maschile

Effettivamente fanno 7. Come vedete, ho citato soltanto i settori e le discipline in cui, nel passato profondo, medio o recente abbiamo avuto i nostri momenti, come diceva un poeta irlandese. Tutto sommato, per come vedo io lo sport, la storia più bella è quella di Tumolero, compaesano di Fabris e allenato da Enrico, che dodici anni fa ci diede molto da scrivere. Non escludo che questa mia simpatia sia dovuto al luogo d’origine, l’altopiano di Asiago, terra di cultura cimbra dove ha vissuto Mario Rigoni Stern per cui ho sempre avuto il più profondo affetto. Inutile, ovviamente, che mi aggiunga al coro per Goggia e Brignone.

Quando un grande appuntamento giunge alla fine, si prova a tirare le fila, a capire come veramente è andata, a tracciar i lineamenti per il futuro. Non appartengo a nessuna cerchia di potere, a nessun direttorio tecnico. Constato, con poca originalità, che lo sport invernale italiano, e non solo quello invernale, ha poche stelle e molte stellette. Vorrei sapere se anche i norvegesi sono guardie di frontiera, cacciatori alpini, arditi incursori. Di sicuro so che agli Chasseurs des Alpes appartiene Martin Fourcade. Di altri non so, ma non credo che altrove la militarizzazione sia così alta.

Semplicemente, altrove hanno mezzi diversi per passare denaro e assistenza agli atleti. E sono certo che chi gode di tali previdenze, debba esprimersi al meglio se vuole continuare ad appartenere a questa privilegiata cerchia. La Gran Bretagna, in questo senso, è una generosa e severa maestra.

Limerick (o strambotto) finale

Ode e grazie / a miss Goggia
fresca come / acqua di roggia
alla discesa panacea
nell’inverno di Corea
al sorriso di Sofia
che i flop / porta via
perché, o dei, così andò
presidente malagò
ora atteso senza intralcio
a tuffarsi dentro il calcio
dall’oriente della neve
a un impegno poco lieve
da quei giorni sottozero
ad un antro tutto nero
 

 

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