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Cinque cerchi / Povero Bach, gli e' scoppiata la guerra del doping

Sabato 3 Febbraio 2018

tas

di Gianfranco Colasante

Nulla sarà più come prima nella lotta al doping. Tutti contro tutti, WADA, CIO, TAS. Una decisione, quella del Tribunale Arbitrale di Losanna, che nell'annullare le squalifiche comminate dal CIO agli atleti russi di Sochi 2014 mette Thomas Bach in grande difficoltà, spingendolo nell'angolo dei reprobi (qui il documento conclusivo del TAS). Decisione, quella dei magistrati del Tribunale, che potrebbe avere ripercussioni impensabili. Per mesi la WADA e il CIO - tramite le commissioni McLaren e Oswald, basate sulle rivelazioni dell'ex-direttore del laboratorio anti-doping di Mosca, Grigory Rodchenkov, da tempo rifugiatosi negli Stati Uniti - ci hanno raccontato che in Russia esisteva un complotto di Stato per portare i propri atleti a dominare Sochi 2014. Vero o non vero, il teorema satanico che al vertice più alto poneva (senza dirlo) lo stesso Vladimir Putin, viene ora a cadere fragorosamente.

Non sarò facile ora restrituire credibilità all'intero sistema antidoping, comunque la si rigiri. Come sono andate le cose? Il 1° febbraio il TAS, cui si erano rivolti 39 dei 42 atleti russi cacciati dal tempio olimpico (?) tra novembre e dicembre dello scorso anno, ha passato uno straccio bagnato sulle sanzioni del CIO. Affermando, semplicemente, che le prove addotte non sono da ritenersi sufficienti. Conclusioni? I due documenti che pubblichiamo vi aiuteranno a trarle.

In sintesi, per 28 atleti viene annullata la squalifica a vita, mentre per altri 11 vengono cancellati i risultati ma confermata l'esclusione per PyeongChang (per altri tre si attende il completamento dell'esame). Proprio la sanzione che aveva permesso al CIO di scremare la residua squadra russa, imponendo divieti di una durezza senza precedenti, dalla cancellazione del nome nazionale, ridotto all'umiliante acronimo OAR (atleti olimpici russi) ai colori delle divise, dalla bandiera all'inno. Come aveva fatto notare qualcuno, la sola concessione riguardava la possibilità di poter continuare a ... parlare russo. Tutto cancellato.

Nelle more viene ridata la paternità a 13 medaglie, 9 delle quali sicuramente da restituire (per le altre si vedrà). Quanto basta per la riscrittura di un medagliere che pare non trovare pace e che vede la Federazione Russa - dopo la "riconquista" di 2 medaglie d'oro, 6 d'argento, 1 di bronzo - tornare al primo posto di Sochi con 29 podi complessivi, uno in più sugli Stati Uniti e due sulla Norvegia.

Questo l'elenco delle 9 medaglie restituire per ora alla Russia:

ORO (2)
Fondo - 50 km
Skeleton - Gara maschile

ARGENTO (6)
Fondo - Sprint a coppie; 50 km; 4x10 km
Slittino - Singolo; Staffetta
Short track - 500 m Donne

BRONZO (1)
Skeleton - Gara femminile

In chiave italiana resta aperta un piccolo spiraglio per il secondo bronzo di Karin Oberhofer (designata riserva a casa per PyeongChang) dal momento che non sono state ancora definite le posizioni di Olga Zaytseva e di Olga Vilukhina che l'avevano preceduta della 7,5 km del Biathlon. Per Armin Zoeggler viene invece a cadere l'ipotesi che la sua medaglia di bronzo diventi d'argento, dal momento che per Albert Demchenko il TAS ha confermato la legittimità del secondo posto nello Slittino singolo.   

Reazioni? Molte e soprattutto chiassose, come quelle del CIO, affidate a un comunicato che minaccia di appellarsi ad una corte svizzera che però non ha praticamente giurisdizione, che tiene a ribadire che resta sua competenza accettare o invitare ai Giochi; come quelle scomposte e venate di veleni politici degli americani, affidata alla USADA, l'organismo antidoping nazionale; come quelle soddisfatte del gongolante ministro dello sport russo Pavel Kolobkov che stava già lavorando all'allestimento di quella Spartakiade consolatoria che Putin intendeva (intende?) regalare a quanti in Corea non ci potranno andare. E senza per ora voler tener conto delle richieste di indennizzo per danni che cadranno a pioggia sul CIO. E che non saranno spiccioli.

Come se ne potrà uscire? La parola passa a Thomas Bach: ci si aspetta che faccia chiarezza in casa sua e nel suo contorno e che, casomai ne ravvisi la necessità, si faccia consigliare da qualcuno all'altezza. Sembra proprio che ne abbia bisogno.  

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