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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Giornalismo / In memoria di un amico che manchera' a molti

Giovedì 1° Febbraio 2018

fake-news

di Gianfranco Colasante

Nella notte del 30 gennaio si è spento a Roma Gianni Capitani. Aveva 78 anni. Da tempo era uscito, in discreto silenzio, dalla scena fin troppo affollata del giornalismo chiassoso e becero dei giorni nostri. Aggiungerei, se non temessi di apparire riduttivo, profondamente incolto. Gianni, così compassato, con quella vena di sorridente ironia che lo contraddistingueva nel lavoro e nei rapporti tra colleghi, lo aveva inteso da tempo. Ci eravamo incontrati per l'ultima volta qualche anno fa, in occasione di una piccola "rimpatriata" per ricordare Roma '87. Poi, come capita, c'eravamo persi di vista. Qualche volta attingevo notizie da amici comuni, e non sempre erano confortanti. Ora Gianni ci ha lasciato per sempre. Ma tutti coloro che l'hanno conosciuto avranno molto da ricordare.

Se torno indietro nel tempo, se rammento l'ultimo, non mi riesce di collocare ad un giorno preciso il primo incontro. Si era di certo negli anni Sessanta, quando il mondo era ancora in ordine, e Gianni divenne poco a poco una presenza abituale all'Acquacetosa, il nostro campo della via Pal, per "prendere" i risultati per la Gazzetta. Che allora, Berra regnante, pubblicava anche quelli delle riunioni regionali. Ecco, il rapporto tra la Gazzetta e Gianni si fece presto abituale e costante e durò per una ventina d'anni. Senza che si formalizzasse mai, credo, con vere tutele contrattuali.

Poi gli si aprirono le porte della redazione sportiva dell'ANSA, nel passaggio da Franco Errigo a Fabio Masotto, dove tutti lo avrebbero conosciuto e apprezzato. Politica sportiva, atletica ma soprattutto il basket che all'epoca giocava e parlava ancora all'italiana. Olimpiadi (l'ultima ad Atene 2004), Mondiali, Europei: dovunque lo sport scrivesse un suo capitolo Gianni c'era. Non certo il primo ad entrare nelle sale o nelle tribune stampa, certamente l'ultimo ad uscirne, non di rado in fiera lotta con i custodi che minacciavano di spegnere le luci. Un mondo di umanità che oggi il mediocre "copia-e-incolla" ha ucciso per sempre.

Per anni Gianni era stato tra i visitatori più assidui dell'ufficio stampa del CONI. Come usava allora, senza uno scopo preciso, ma per parlare e capire più che carpire. Occasione soprattutto di confronto e di chiacchiere. E in quei casi il dialogo andava un po' a zonzo, dalla sua passione per le scarpe all'inglese la cui lucidatura era affidata ad un artigiano del quale non avrebbe mai rivelato il nome, fino al cinema, alla letteratura.

C'è ancora lo spazio per un ricordo un po' sbiadito ma credo significativo. Un giorno, per non so quale motivo, gli dissi che stavo rileggendo le "Memorie di Adriano" della Yourcenar. Allora, guardandomi come faceva lui, un po' di traverso, a occhi socchiusi, ne recitò un lungo brano a memoria. Un mondo a parte che non si può spiegare a chi non l'ha conosciuto.

Chiudo con un pensiero che mi ha affidato Vanni Loriga che ci riporta un po' indietro, a quando Gianni coltivava uno spazio di collaborazione con la FISU. Ecco quanto ha scritto il maestro:

"Un particolare e quasi inedito ricordo sull’attività giornalistica di Gianni Capitani. Mentre nel 1984 eravamo a Seul, come già raccontato su questo sito, per l’inaugurazione dello Stadio Olimpico che avrebbe poi ospitato i Giochi del 1988, Primo Nebiolo concepì l’idea di organizzare una maratona che unisse le due Coree, attraversando il 38.simo Parallelo. La notizia fu diffusa proprio da Gianni Capitani che era addetto stampa della FISU (la Federaziome Internazionale dello Sport Universitario) e redattore dell’ANSA. Fu uno dei cavalli di battaglia del Presidente del CIO Juan Samaranch, ma poi, per resistenze dalla Corea del Nord, non se ne fece nulla. Ci pare ancora una attuale ed attuabile proposta per avvicinare i due Paesi.”



  

 

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