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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Chiamale, se vuoi, opinioni

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Martedì 16 Gennaio 2018

trump

di Giorgio Cimbrico

Cadute di stile e analisi filologica. “Le opinioni sono come il buco del culo, tutti ne hanno una”. Non è Donald Trump, ma Gwen Torrence, campionessa olimpica dei 200 a Barcellona e terza nei 100 a Atlanta quattro anni dopo. Dopo la controversa finale in cui Gail Devers piegò, ancora per una piccola incollatura, Merlene Ottey, così si espresse Gwen usando il termine asshole. Il presidente (?), riferendosi a un gruppo di paesi che non godono della sua simpatia (sono parecchi), si è servito di shithole che, come giustamente ha fatto notare Vittorio Zucconi, non andava tradotto, come ha fatto la pudibonda ANSA, con cesso, ma con merdaio.  Le differenze vanno rilevate, e hanno la loro importanza.

Molestie. Ho telefonato a Anna Bolena e mi ha confessato che Enrico (VIII) allunga le mani ma che lei lascia fare. “Con quella beghina e bruttona di Caterina di mezzo, ho delle chances”. Ho telefonato anche a Madame de Montespan: “Guardi, Luigi non è una bellezza, è piccolo e quando si leva la parrucca ha una escrescenza sulla testa che fa un po’ senso, ma cosa vuole, è il re”. Ultima chiamata a Maria Walewska: “L’imperatore si fa sempre più intraprendente. Resistergli è difficile: ha un certo magnetismo”. Sull’argomento è intervenuta Catherine Deneuve trovando la mia piena approvazione e le reazioni a comando del gregge delle nuove femministe.

Competenza e incompetenza. Di gente competente, almeno nel piccolo areale che ho sempre battuto, ne ho incontrato poca. Cito Roberto L. Quercetani che ha 95 anni ed è ancora sulla breccia; Luciano Ravagnani che, unico italiano, ha studiato e capisce quel fenomeno complesso che porta il nome di una città, Rugby; il direttore di questo quotidiano (spero che non si farà prendere, in nome della modestia, dalla foga di cancellare queste cinque parole); Augusto Frasca, a cui sono legato come Prometeo alla roccia (ma lui non mi ha mai beccato il fegato) e un paio di torinesi, Gianni Romeo e Giampaolo Ormezzano. Il tema mi è stato suggerito dai recenti interventi elettorali di Renzi e dei suoi reggicoda. Lui e loro in cosa sono competenti? In questo senso, un grazie a Maurizio Sarri: “Mio nonno era partigiano, mio padre operaio. Come faccio a votare per Renzi?”. Competente di calcio e di storia d’Italia.   

Notizie false. Fake news, fake news, fake news: una volta, davanti a un ritornello pappagallesco di tal fatta (bello “di tal fatta”, vero?), si diceva: mi viene l’orticaria. Non è il caso. Al massimo, solo un senso di pena davanti a chi ripete passivo la formula, battuta sul tasto del telegrafo meno attendibile e più fuorviante, quello dei social media. Eppure dovremmo esserci abituati: cinquant’anni di storia italiana costruita sulle fake news o molto peggio, le verità mimetizzate, nascoste, fatte sparire, le prese di potere clownesche, i nuovi Caligola e Eliogabalo, le satrapie, il bassissimo impero, gli sparafucile pronti a vendersi al migliore offerente. Neppure Bosch avrebbe saputo dipingere questo giardino degli orrori.       

Trionfalismi. Da due giorni persino il mercato (dei giocatori e dei voti per conquistare la Federcalcio: asshole o shithole?) è stato costretto a lasciar spazio alla tripletta delle azzurre nel superG. Sotto il profilo scaramantico – le Olimpiadi sono sempre più vicine – non c’era momento peggiore per questo un-due-tre.

Un amico mi ha regalato un librino di Altan. “Gli uomini sono delle bestie”, dice un cagnotto. “Magari”, gli risponde mamma- cagna. “Sei losco, inutile e stonato, eppure mi incanti”, dice il serpente all’incantatore. “Sarai mica italiano?” replica quello, abbandonando per un attimo il flauto. Perfetto.

Il direttore mi ha inviato un dono ma non ho capito a cosa serva. Sopra c’è una bella scritta colorata, SportOlimpico, e così l’ho appoggiato vicino a tante altre stronzate che amo: un accendino scarico con la faccia di Mozart, un portacenere con Corto Maltese, un porco-salvadanaio del Liverpool, una cartolina con i marmi Elgin, un pupazzetto di Elisabetta che fa ciao con la manina. In realtà bene o male ho capito a cosa potrebbe servire e così mi è venuto in soccorso Roberto Calasso e la sua ultima opera, L’Innominabile attuale: “Più si moltiplicano le procedure, più si allarga il regno degli automi”.

 

 

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