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Piste&Pedane / Come il giovane Tortu prepara la nuova stagione

Lunedì 15 Gennaio 2018

tortu

di Daniele Perboni

Appena entri a Giussano, chissà perché, ti aspetti di scorgere la statua del famoso condottiero Alberto. Sì, proprio quello che, si dice, guidò le truppe della “Lega Lombarda” contro l’imperatore Barbarossa nella celebre battaglia del 29 maggio 1176. Il monumento, però, sta da tutt’altra parte, a Legnano, e non è dedicato ad Alberto bensì al “Guerriero di Legnano” e poi l’Alberto sembra proprio trattarsi di un personaggio inventato ben 150 anni dopo i fatti narrati. Insomma, fake news (in italiano notizie false) del XII secolo. L’appuntamento è con il duo Tortu, il padre Salvino e il talentuoso figlio Filippo. «Vieni giovedì così potrai assistere a un allenamento interessante». Detto e fatto.

Puntuali come svizzeri i due Tortu arrivano a bordo di una Toyota ibrida con ben in vista i cinque cerchi olimpici. «Non è mia – afferma Salvino – è una sponsorizzazione di Filippo. La guido io perché lui non ha ancora la patente». Vedi i vantaggi di andare veloce (in pista) anche se sei giovane?

Saluti di rito e via ad aprire il campo dedicato a Stefano Borgonovo (sfortunato calciatore di Como, Milan e Fiorentina, originario di Giussano, morto di Sclerosi Laterale Amiotrofica nel 2013) e al grande Torino. Già, perché i due hanno le chiavi dell’impianto … «Così possiamo venirci quando vogliamo senza disturbare nessuno», commenta Salvino. Il pomeriggio tiepido è invitante. «L’ideale per quello che devono fare i ragazzi oggi». Ragazzi sì, perché Filippo si allena con Mattia Donola (Pro Sesto), al secondo anno della categoria allievi. «Me lo ha affidato Bonomi – asserisce Salvino – e in un anno nei 100 si è migliorato parecchio, passando da 11”06 a 10”73 e nei 200 da 22”24 a 21”68».

Mentre ci scambiamo informazioni i due ragazzi partono per il classico “riscaldamento”. «Un solo giro? È proprio vero che per voi velocisti l’atletica si ferma ai 200 metri …».

«E la pista è di 400 per correre la staffetta» aggiunge ridendo Salvino.

Stretching di rito e via a posizionare i conetti sulla pista. «Oggi sono previste sedute di 30 metri dedicate alla frequenza e all’ampiezza. Sembra poca cosa ma insisto molto su questo. Per il sistema nervoso centrale è un impegno quasi massimale. Grazie a questi esercizi il ragazzo è in grado di sviluppare una spinta uniforme con entrambi gli appoggi, cosa che in molti velocisti non avviene e, soprattutto, ha una accelerazione uniforme. Senza nessuna dispersione di energia, redditizia al massimo».

In pratica è quasi una macchina perfetta, aggiungiamo. E lo percepiamo chiaramente quando lo vediamo al lavoro. Non è facile, infatti sviluppare quella velocità, anche se non massimale, stando entro certi spazi ristretti. Almeno per uno come Filippo che «ha una falcata di oltre due metri e mezzo – assicura il padre – molto simile a quella di Bolt». Un azzardo il suo? Pare di no, stando al cronometro. E non solo a quello in mano al tecnico. I riscontri parlano chiaro: 10”15 (Savona, 25 maggio) e 20”34 (Roma, 8 giugno).

Azzardiamo: ipotesi per il 2018? Risposta secca e senza tentennamenti: «Meno dieci». Per gli Europei di Berlino? «Speriamo prima. Ho una certa età (60 circa, ndr) il cuore potrebbe non reggere così tanto». Ride. La prova su cui puntare? «I 200. Non è un gran partente, anche se abbiamo dedicato tempo a questo aspetto, quindi …». Allora sono previsti allenamenti specifici sulla resistenza alla velocità. Ci guarda un poco stranito. Sorride: «Posso dirvi la verità? Lo escludo nel modo più assoluto. Niente di tutto questo. Mai fatto un allenamento del genere».

Neppure in passato? «No. Come vi ho già detto, per ora preferisco puntare tutto o quasi sulla tecnica di corsa e sull’imparare a memoria ogni metro che deve fare. A Roma (Golden Gala) ha corso in 20”34 anche se ai 170 non ne aveva più. Questo anche perché aveva corso i primi cento un po’ troppo veloci. Però è riuscito a chiudere bene grazie alla tecnica che lo ha portato a non disperdere quasi nulla. Sapeva perfettamente cosa fare. Conosce a memoria ogni metro della pista. Grazie agli esercizi che state vedendo. Certo, non escludo che in futuro ci si dedichi anche a sviluppare quella qualità, ma per ora meglio lasciar perdere. Questa è la mia filosofia dell’allenamento e penso di essere sulla strada giusta».

Tre ripetute per la frequenza (alternate da tre minuti di recupero), altrettante per l’ampiezza e si chiude il pomeriggio.

Programmi immediati? «Un 60 a Berlino, batterie e, speriamo, finale il 26 gennaio, poi basta. Non abbiamo programmato la stagione indoor, quindi niente stage all’estero. Qui abbiamo tutto ciò che ci serve: palestra, piscina, sauna, e questo campo tutto per noi».

 

E per l’estate? «Chiaramente l’obiettivo principale è la finale dei Campionati Europei, ma abbiamo dato la disponibilità anche per i Giochi del Mediterraneo e le staffette. L’esordio, come sempre, a maggio a Savona (100 metri), poi qualche meeting importante. A Montecarlo (Golden League) lo hanno già invitato».

 

 

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