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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Saro' greve / Insoliti modi per trascorrere le Festivita'

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Sabato 23 Dicembre 2017

rostropovich

di Vanni Lòriga

Aderendo ai consigli di alcuni fraterni amici questa volta, in tempo ed in clima di Festività natalizie e di fine anno, anziché “greve” cercherò di essere, una volta tanto, "lieve", anzi buonista. Gli stessi amici mi suggeriscono di raccontare quali siano state le Sante Feste che ho trascorso nella maniera e nei posti più strani. Lo farò parlando dei giorni di Natale del 1956 e del 1983 e del Capodanno 1991. Sono tutti legati, per un verso o per l’altro, ad avvenimenti sportivi. Cominciamo dal 1956, ...

Nella foto d'apertura: 9 novembre 1989, il celebre violoncellista russo Mstilav Rostropovich suona Bach davanti a quel che resta del Muro di Berlino, abbattuto da poche ore.

Negli anni Cinquanta ero ufficiale dei bersaglieri e mi dedicavo. fra l’altro, alla pratica ed alla diffusione dell’atletica nei reparti in cui prestavo servizio. Nel 1954 si disputarono a Firenze i primi campionati militari, detti Criterium. La formazione dell’VIII Comiliter, che avevo selezionato ed allenato, si classificò al primo posto su 37 squadre partecipanti. Nel successivo inverno 1955 ci affermammo anche, al Valco San Paolo, nel criterium di corsa campestre. Tanto per la cronaca vinse il titolo l’allievo ufficiale Vincenzo Montinaro.

1956: la guerra del Sinai e il giro del mondo

I superiori comandi decisero allora che avrei dovuto insegnare Atletica nella Scuola Militare di Educazione Fisica di Orvieto. Ed a titolo di aggiornamento pensarono bene di inviarmi a Melbourne per assistere ai Giochi della XVI Olimpiade. La faccio breve perché la vicenda è già nota ai più. Fui imbarcato su Nave Scuola Raimondo Montecuccoli che si recava proprio in Australia. Il viaggio non era breve con una durata prevista di quattro mesi. Ed invece, a causa della seconda guerra del Sinai e della conseguente chiusura del Canale di Suez, fu disposto il ritorno in patria via Panama.

Conseguente giro del mondo per complessivi 183 giorni. Partimmo da Melbourne a chiusura dei Giochi il 10 dicembre, con il compito di percorrere tutto il Pacifico toccando Suva nelle isole Fiji, Pago Pago e Pearl Harbor che avremmo dovuto raggiungere alla vigilia di Natale.

Da segnalare che alla mezzanotte del 21 dicembre ci trovammo a varcare contemporaneamente l’Equatore ed il meridiano del Cambiamento di data. Per cui, teoricamente parlando, un quarto della nave si trovava in inverno, un quarto in primavere, un quarto in autunno e l’ultimo quarto in estate … Tutto in teoria, ovviamente!

Il giorno successivo, mentre navigava tranquillo in un oceano che faceva onore al suo nome e pertanto pacifico come un lago, l’incrociatore Montecuccoli fu colpito da una violenta onda anomala. Ci fu un uomo a mare e parti la procedura di ricerca che si protrasse, come previsto e purtroppo inutilmente, per ventiquattro ore. E cosi attraccammo ad Honolulu con un giorno di ritardo.

Nella tarda mattinata del giorno di Natale sulla banchina del famoso porto di Pearl Harbor ci attendevano due marines (uno con l’albero di Natale e l’altro con un telefono da collegare alla rete civile) ed una interminabile colonna di automobili. Tutti i marinai liberi dal servizio erano invitati a pranzo in quel piano mondiale di solidarietà che unisce la gente di mare di tutto il mondo. Ne rimasi ammirato. In quel giorno di Natale, lontano nel tempo e nello spazio, capii cosa fosse il vero senso della fratellanza universale.

1983: Natale a Beirut con Italcon II

Sono in molti, soprattutto delle giovani generazioni, ad ignorare che nei primi anni Ottanta l’Italia fu impegnata nella Forza Multinazionale che operò in un Libano dilaniato da lotte interne. Il Natale 1983 mi vide presente a Beirut per festeggia la ricorrenza insieme ai bersaglieri del "Battaglione Governolo", alle dipendenze del contingente (Italcon II) comandato dal generale Franco Angioni. Ci si potrebbe chiedere cosa c’entri tutta questa faccenda con lo sport? Un legame c’è. La Nazionale di Calcio, campione del mondo in carica, dopo una partita disputata a Limassol contro Cipro, a metà febbraio raggiunse Beirut per portare il suo saluto ai nostri militari. Entusiasmo generale ed Angioni che accolse così i calciatori di Bearzot:

“Grazie di essere venuti, grazie di essere qui fra noi, Ci fate sentire più vicini all’Italia. Quando arrivammo a Beirut, tra tante uniformi e tanti rancori, furono i vostri cognomi di campioni del mondo a propiziarci un sorriso e a sollevarci il morale. … grazie, grazie di cuore!”

Intere pagine dei giornali vennero dedicate a quella visita. Poi, calata la tela, per mesi nessuno si ricordò più dei nostri soldati in Libano. Alla fine dell’anno Giuseppe Pistilli, vicedirettore del Corriere dello Sport, si sfogò: “Non pensi che sarebbe opportuno ricordare che c’è un Natale anche per i nostri militari in Libano? Non te la senti di festeggiarlo con loro”.

Lo feci. Anche perché nel famoso "Battaglione Governolo" avevo militato una ventina di anni prima. Si trattò di uno strano 25 dicembre, ma fui felice di trascorrerlo con vecchi e giovani commilitoni. Se vogliano, anche in quella occasione venne osservato il saggio adagio: “Natale con i tuoi …”

1991: Capodanno sotto il muro (caduto) di Berlino
 
E se allora si incontrarono persone di nazionalità e radici storiche e culturali assolutamente diverse, tanti anni dopo ci fu l’abbraccio fra fratelli per tanto tempo divisi da un muro. Il terribile Muro di Berlino era crollato il 9 novembre 1989 portando alla Deutche Weidervereinigung, alla riunificazione tedesca. Si volle celebrare l’arrivo dell’anno nuovo con un concerto sinfonico che dalla porta di Brandeburgo irradiava in tutto il mondo le note della nona sinfonia di Beethoven.

Milioni di persone affollavano la Pariser Platz e il viale Under den Linden brindando felici. E mi trovavo fra loro, vivendo un sogno e attendendo la maratona. Che la mattina del primo gennaio si avvio verso quella parte delle città che sino a pochi giorni prima era a tutti vietata, Temevo di trovare silenzio ed indifferenza ed invece ci attendevano decine di orchestrine che donavano ritmo ed allegria a tanta gente che ci porgeva affettuosamente le mani, invitandoci a “scambiarci il cinque”. Ancora una volta capii che la gente è creata per vivere in armonia e in pace. Un po’ di euforia si attenuò solo quando, giunto vicino al traguardo, lessi su un muro la scritta anonima: “Gullit, facci sognare!”. Prova evidente che qualche connazionale ci era passato prima di noi …

Buon Natale a tutti noi!

 

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