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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Osservatorio / Ma in RAI lo Sport lo paga il canone?

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Lunedì 18 Dicembre 2017

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di Luciano Barra

Il nostro è un paese incredibile. Una volta, quando la politica era in crisi, si diceva che tutto il resto andava bene. Oggi l’equazione non vale più. Anzi! Guardate cosa sta accadendo allo Sport in televisione. Della RAI, vale a dire dell’azienda pubblica cui regolarmente paghiamo il canone, ci torneremo in maniera più estesa fra poco. L’analisi non è significativa per Mediaset dove lo sport è legato solo alla Champions League, ed ormai solo per questa stagione in quanto i prossimi diritti per tre anni ritornano a Sky. La7, dopo alcuni tentativi con il Rugby, non ha ancora la forza per occuparsi di sport. Peccato perché avendo come capo dell’informazione Enrico Mentana, figlio della non dimenticata firma della Gazzetta Franco Mentana, avrebbe la possibilità di offrire un prodotto eccellente. (Tra l’altro io vedrei Enrico Mentana come potenziale presidente della FIDAL!).

Sky sicuramente non segue questi trend, tutt’altro, ma le sue scelte seguono una logica diversa e nonostante gli sforzi non può certo soddisfare tutte le esigenze dello sport Italiano anche se assolvono questo compito molto meglio della RAI. Tra l’altro offrono via Eurosport una copertura degli Sport Invernali eccellente e completa. Ma torniamo ai giorni nostri con i piedi per terra.

La settimana appena passata ci ha fatto, in un primo momento, sognare. È stato quando abbiamo letto, strombazzato sui vari media, che la RAI aveva acquisito i diritti per i Giochi Olimpici Invernali dei prossimi mesi ed ha in corso trattative per quelli Estivi di Tokyo 2020. Poi siamo andati a leggere più attentamente ed abbiamo capito che questa era una quasi “fake-news”. Infatti la RAI, grazie anche all’aiuto del CIO, che obbliga un minimo di 100 ore di trasmissione in chiaro, ha acquisito da Discovery (per l’Italia Eurosport) quelli che sono considerati i “secondi diritti”.

Poco male direte voi. Ma a due mesi dai Giochi avere i secondi diritti significa non avere alcuna possibilità di acquisire le necessarie “postazioni cronaca”, relative “postazioni mixed-zone” per le interviste e limitati accrediti, camere personalizzate ecc. Non solo ma ora già si sa che la RAI sta programmando, per risparmiare, una squadra estremamente ridotta di giornalisti e tecnici. Questo ricorda la situazione creatasi a Londra 2012 dove Sky aveva i diritti e la RAI ha acquisito i “secondi diritti” all’ultimo momento grazie alla normativa CIO. Sappiamo come andò a finire, senza postazioni cronache con giornalisti seduti su strapuntini di salvataggio e qualcuno relegato a commentare le gare da Casa Italia. Una vergogna, meno male che c’era Sky e bravi quelli che avevano l’abbonamento.

Come mai questa situazione? Sicuramente per un fatto economico che ha permesso il raggiungimento di un accordo con Discovery solo quando si sono liberate le risorse previste per i Mondiali di calcio. Solo allora la RAI ha potuto trattare i secondi diritti dei Giochi Invernali. Chissà come finirà per gli stessi Mondiali di calcio i cui diritti sono per ora appesi. Ma perché allora questo trionfalismo nelle dichiarazioni del DG della RAI Mario Orfeo e del presidente del CONI Giovanni Malagò?

La mia sensazione è che gli stessi o non siano a conoscenza della realtà della situazione o abbiano voluto illudere l’opinione pubblica. La morale di questa vicenda è che se la RAI non tratta immediatamente i secondi diritti di Tokyo (perché i primi diritti sono di Discovery ed Europort), includendo postazioni di cronaca ed interviste, accrediti e tutto il resto, per Tokyo la situazione sarà la stessa.

Ma perché la RAI si trova in queste condizioni di debolezza rispetto al passato? I motivi sono diversi. La monocultura del calcio comanda ed i Giochi Olimpici sono considerati secondari. Sono finiti i tempi in cui a capo dello Sport in RAI c’erano personaggi come Gilberto Evangelisti o Giovanni Bruno (ora a Sky). L’attuale situazione nella gestione dello sport da parte della Direzione di RAI Sport dovrebbe far tremare i polsi a chi comanda in RAI.

Negli ultimi tre anni lo Sport (soprattutto quello Olimpico) in RAI ha subito umiliazioni e privazioni incredibili. A partire dalla cancellazione del secondo canale di RAISPORT che permetteva sopravvivenza a molte discipline sportive. Quello che stupisce è il silenzio totale in materia del CONI, che avrebbe il dovere di far sentire la sua voce nei confronti di un Ente Pubblico che vive del canone e che ha dei precisi doveri nei confronti dell’intero Sport Olimpico italiano.

L’ultima conferma di questa situazione è avvenuta con i Campionati Europei di Nuoto in vasca corta appena conclusasi a Copenaghen. Anche qui stessa musica. La RAI ha deciso di non mandare i suoi telecronisti (la coppia Mecarozzi e Sacchi, fra i più stimati giornalisti di questo sport) e di lasciarli a Roma in studio a trasmettere “in tubo” insieme al coordinatore del programma.

Quando se ne è accorto, il presidente della FIN Paolo Barelli, ha alzato la voce con il Direttore Generale della RAI, che ha cercato di modificare queste minimaliste decisioni. Ma ormai era troppo tardi: a Copenaghen non c’erano più postazioni cronaca disponibili e quindi ci si è dovuti accontentare di mandare un giornalista (Nicola Sangiorgio) a fare delle interviste. Chi ha avuto modo di seguire le trasmissioni si è reso conto di quale prodotto sia stato fornito con tre persone a Roma ed una a Copenaghen!

Quante volte abbiamo sentito dire da Mecarozzi “ora andiamo a recuperare i dati” che nel nuoto sono immediati sui tabelloni dello stadio, mentre se sei a casa devi navigare su Internet e ci vuole del tempo perché i risultati arrivano con un certo ritardo. Poi l’umiliazione peggiore il Nuoto Italiana l’ha subito domenica, dopo che nelle prime 4 giornate avevamo vinto 13 medaglie (in totale sono state 17!). Niente diretta dell’ultima giornata, per dare spazio ad avvenimenti (ciclocross e pallavolo) di secondo piano.

Il tutto è andata in registrata alle 23 della notte! E guarda caso, proprio quando l’Italia vince tre medaglie d’oro con Luca Dotto (in apertura, foto LEN), Marco Orsi e Simone Sabbioni. Compresa quella prestigiosa nei 100 stile libero. Ma come è possibile che non si sia previsto di aprire una finestra su RAI-1 per una gara dove la vittoria dell’azzurro era ben prevedibile? Ma chi decide tali palinsesti? In un paese, e soprattutto in un’azienda seria, ci sarebbe il licenziamento in tronco del responsabile. In Italia no.

Tutto ciò dispiace perché la RAI ha le professionalità per fornire un servizio allo sport di primissima qualità. Evitiamo di citare nomi (a proposito, ma che fine ha fatto Sandro Fioravanti?) perché ci dimenticheremo sicuramente di qualcuno. La prova è stata data quest’anno da Budapest per i Mondiali di Nuoto e da Londra per i Mondiali di Atletica. Finalmente le due trasmissioni sono andate sul secondo canale e non sono state relegate al canale monotematico. E poi sono state delle belle trasmissioni, ben all’altezza della tradizione della RAI. Ci chiediamo: è stato solo un episodio o il canto del cigno?

Vedremo e vigileremo, cosa che dovrebbe fare in primis il CONI, ma troppo impegnato nella modifica della legge che garantirebbe un terzo mandato al suo presidente!

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