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Cinque cerchi / Russia fuori dai Giochi, ma senza drammi

Giovedì 7 Dicembre 2017

mutko 2

di Gianfranco Colasante

Atleti russi sotto tutela, sospeso il C.O., decapitato tutto il vertice sportivo. Il CIO ha aperto una strada, se ne intravede l'inizio benchè resti indistinto il prosieguo. Pubblichiamo qui di seguito tutti i 10 documenti che sono all'origine dell'affair "doping di Stato" russo. Per tentare di capire.

Chi in risposta alle decisioni del CIO dello scorso martedì, provvedimenti che precludono alla Russia i Giochi di PyeongChang, aveva evocato un nuovo boicottaggio ha dovuto rimangiarsi la previsione. Tutto rientrato a stare alle dichiarazioni di Vladimir Putin. I suoi atleti, o almeno quella parte che verrà autorizzata, in Corea ci saranno, sia pure sotto l'anonimo acronimo OAR (Olympic Athlete from Russia), senza inno in caso di vittoria e coperti dal vessillo del CIO, anche se su quest'ultimo punto si sta trattando (la bandiera russa potrebbe rispuntare nella cerimonia di chiusura). E qui, tra i tanti, si apre un primo interrogativo: quali saranno i criteri con cui l'autorità terza presieduta dalla francese Valerie Fourneyron, sceglierà questi nomi residuali? E in quali discipline, considerati i non idilliaci rapporti tra CIO e federazioni internazionali? Vedremo.

Ma per restare ai fatti noti, la decisione era nell'aria, e alla fine Bach e il CIO hanno accolto in pieno le richieste contenute nelle 30 pagine della commissione d'inchiesta presieduta da Samuel Schmidt, ex-presidente della confederazione svizzera e capo della commissione etica del CIO, che per 17 mesi ha indagato sul "sistema doping" russo dopo le luci accese dal rapporto McLaren fatto proprio dalla WADA, l'agenzia mondiale anti-doping.

Un rapporto nato dalle denunce di due pentiti che in quel "sistema" aveva fatto parte a lungo e non senza responsabilità: il direttore del laboratorio anti-doping di Mosca (oggi sospeso) Grigory Rodchenko e il tecnico Vitaly Stepanov, entrambi da tempo rifugiatisi in America, l'uno in California, l'altro in Canada.
 
La sentenza di condanna emessa dall'Esecutivo del CIO segna comunque una "prima volta" verso una intera organizzazione nazionale. Finora, come precedenti, si erano avute delle esclusioni parziali e per singole discipline, come ad esempio aveva deciso la IAAF per Rio 2016. O la federazione dei pesi per il recente mondiale di Anaheim. Ma che, pur senza garantirlo, lascia la porta socchiusa ad un non improbabile ritorno alla normalità, una volta ripudiato quel "sistema di stato" che avrebbe inquinato almeno una generazione. Questo per gli atleti, 25 dei quali sono già stati squalificati da Sochi 2014 (11 le medaglie ritirate), in attesa dei giudizi del Tribunale d'arbitrato cui una ventina di loro ha fatto o farà ricorso.

Più articolati e pesanti, in termini politici, i provvedimenti assunti sul Comitato Olimpico, sospeso assieme al suo presidente e membro CIO Alexander Zhukov, e soprattutto contro il potente Vitaly Mutko, già ministro dello sport e da sempre ombra inseparabile di Putin. Mutko, che era a capo della macchina organizzativa di Sochi 2014, è stato escluso a vita dalle future edizioni dei Giochi (e con lui nomi di primo piano dello sport russo, quali Dmitry Chernyshenko e Yuri Nagornykh).

Un provvedimento che farà discutere visto che Mutko è attualmente il n. 1 dei Mondiali di calcio che si apriranno in Russia nella prossima estate (nella foto, assieme a Gianni Infantino, durante il sorteggio). Esacrabile per il CIO e non per la FIFA? Possibile. Misteri della politica sportiva. Resta la considerazione che non conviene a nessuno, tanto meno a Thomas Bach, invocare la guerra santa contro Putin e la Russia il cui sistema sportivo avrà pure tante colpe, certo, ma che non può essere umiliato a scapito del suo grande peso e non solo nello sport.

Tanto meno alla vigilia dei Mondiali di calcio che si terranno in quel paese tre mesi dopo i Giochi invernali. Considerati soprattutto gli enormi interessi che muovono e i contratti già sottoscritti. E nessuna organizzazione quanto il CIO è sensibile ai risvolti economici. Tanto è vero che si è affrettato a monetizzato il provvedimento "etico" richiedendo al Comitato Olimpico russo 15 milioni di dollari a copertura dei costi d'indagine.

Su tutto il resto, come buon senso suggerisce, si potrà sempre ragionare. E senza isterirmi. Fedeli all'assunto che lo spettacolo deve andare avanti, regola d'oro, come impongono i diritti TV presenti e futuri.  

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