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Osservatorio / Si parte: prossima fermata Berlino '18

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Venerdì 27 Ottobre 2017

malago-fidal

di Luciano Barra

Ho seguito con interesse e piacere le notizie che mi sono arrivate direttamente ed indirettamente della tre giorni che la FIDAL ha organizzato a Roma per i suoi migliori atleti in vista della stagione 2018 ed in particolare dei Campionati Europei in programma a Berlino dal 7 al 12 agosto del prossimo anno. Al di là della necessità di dare una necessaria programmazione tecnica che permetta all’atletica Italiana di uscire dalle “secche” di Rio e Londra, credo di capire dalle dichiarazioni di molti dei nostri migliori che la tre giorni deve essere servita a dare la giusta motivazione a tutti quanti, compresi tecnici e dirigenti. Per chi come me crede che oggi la motivazione sia un elemento fondamentale per il raggiungimento del risultato questa è piacevole musica.

Trovarsi tutti insieme, avere la benedizione e l’attenzione dei vertici del CONI, avere un decente copertura mediatica (anche se si poteva fare di più, ma Lotito e le follie laziali hanno monopolizzato l’attenzione dei media) sono elementi fondamentali per trovare la giusta strada. E che questa occasione non sia unica perché durante l’anno un richiamo complessivo potrà fare solo bene. Vedrei favorevolmente che alla prossima occasione fossero invitati Fabio Caressa e Beppe Bergomi chiedendo di loro di chiudere la sessione gridando, come hanno fatto il 4 luglio 2006 nella semifinale dei Mondiali di calcio con la Germania, “Andiamo a Berlino! Andiamo a Berlino!”

Devo dire che l’avvenimento di Roma mi ha entusiasmato anche perché veniva subito dopo l’ammucchiata della “Tribù di Arese” di una settimana prima e ricalcava le stesse sensazioni di amicizia, di emozioni e sentimento, come auspicato da Francesco Panetta e Beppe Gentile a Milano. A qualcosa era servito, dunque.

Il tutto confesso mi ha emozionato forse un po’ egoisticamente e mi spiego. Sarò a Berlino in quanto Membro Onorario della EAA e una volta tanto, dopo tante sofferenze, ambirei di scambiare il “cinque” con i colleghi della EAA ed i dirigenti delle varie Federazioni che saranno seduti in tribuna. Negli ultimi anni purtroppo la mia mano è rimasta intonsa mentre guardavo con ammirazione ed invidia mani polacche, inglesi e francesi che si incontravano davanti al mio naso. Una decina di medaglie potremo raccogliere a Berlino anche se ciò non ci deve illudere perché il valore delle medaglie europee è quello che è, e noi abbiamo al momento solo due atleti che possono ambire a salire sul podio a Tokyo 2020.

Per questi motivi giovedì scorso avevo pensato di inviare una e-mail di complimenti ad Alfio Giomi e ad Elio Locatelli, che dopo tante critiche se lo meritavano. Ovviamente avevo anche alcuni suggerimenti, in particolare sulla necessità di mettere intorno al tavolo i manager degli atleti (ci tornerò più avanti) che sono quelli che di fatto negli ultimi anni, scavalcando Federazione e Società, hanno gestito agonisticamente gli atleti facendoli gareggiare, spesso senza alcuna logica , o forse solo con la sola logica di qualche spicciolo, a scapito della forma agonistica. L’altro suggerimento era relativo ai criteri di partecipazione per Berlino.

Infatti, in precedenti articoli a commento del flop di Londra mi ero soffermato - come avevano fatto molti altri - sul fatto che il giudizio negativo sulle prestazioni degli atleti azzurri ai Mondiali non era tanto legato alla sola medaglia vinta (ma quale altra sarebbe stata possibile?), ma al fatto che nella maggioranza dei casi i nostri avevano gareggiato nettamente al di sotto del loro livello. Mentre queste sono le occasioni per le quali va finalizzata la preparazione e dove vanno conseguiti i migliori risultati stagionali. E tutto ciò, secondo me, era da ascrivere al sistema e ai criteri con i quali la squadra era stata composta: minimi e possibilità di raggiungimento degli stessi, “all’arma bianca” con gare in altura, rettilinei a favore di vento e risultati conseguiti alla scadenza dei termini.

D’altronde credevo che questa riflessione avesse trovato spazio nelle diverse riunioni tecniche che la FIDAL aveva tenuto in questi ultimi mesi. Una spiegazione al fenomeno negativo sulla forma degli atleti nei Campionati del Mondo dovrà pur essere stata affrontata. Considerando che alcuni di questi atleti durante le Universiadi svoltesi qualche settimana dopo Londra avevano fatto ottimi risultati. Non posso credere che solo la gestione della squadra CUSI di D’Elicio e Nasciuti sia stata la chiave di volta della ritrovata forma di taluni o talune perché allora bisognerebbe reclutare i due dirigenti universitari per la nazionale della FIDAL.

Poi ieri, giovedì sera, mi sono seduto davanti al computer ed ho dovuto leggere il comunicato della FIDAL che enunciava i criteri per i Campionati Europei di Berlino, ripeto i Campionati Europei e non i Mondiali. Mi sono cadute le braccia e ho subito detto fra me: questo è un “copia-e-incolla” degli anni passati che non promette nulla di buono e che potrebbe frustrare i buoni propositi di queste settimane.

Di nuovo tutto, o quasi tutto, è basato sul conseguimento di minimi, ma non quelli della EAA, ma quelli ben più severi della FIDAL, che si giustificherebbero se si trattasse dei Campionati del Mondo o le Olimpiadi. Fatemi aggiungere che l’anno pari (il 2018) dei Campionati Europei è un anno importante, ma va considerato di semina in vista delle due stagioni ben più impegnative del 2019/2020 con Mondiali e Giochi Olimpici. Non solo, la EAA nel comunicare i suoi minimi ha indicato come periodo per conseguirli dal 13 luglio 2017 al 15 luglio 2018 e questo non per facilitare nazioni che gareggeranno ai Giochi del Commonwealth in Australia a marzo: sarebbe bastato allora indicare come termine il 1° gennaio 2018, ma per una richiesta che i tecnici delle varie Federazioni Europee fecero molti anni addietro. Lo ricordo perché fui Delegato Tecnico sia ai Campionati Europei del 1990 che del 1994. La richiesta era giustificata per permettere agli atleti che avevano fatto i risultati ai Campionati Mondiali dell’anno precedente di usufruire di questo vantaggio e non avere l’assillo del conseguimento del minimo nella prima parte della stagione.

C’è solo da sperare che la FIDAL sia favorevolmente disposta a valutare questa finestra (quella aperta dal 13 luglio 2017) al fine di considerare qualificati gli atleti in possesso dei minimi conseguiti nella seconda parte del 2017 a partecipare a Berlino, ovviamente salvo le necessarie conferme agonistiche da verificare nella prima parte della stagione. Attualmente sono 21 gli atleti/te (Re, Bussotti, A. e O. Zoglhami, Bencosme, Lambrughi, Tamberi, Fassinotti, Stecchi, Randazzo, Dallavalle, Lingua, Siragusa, Hooper , Bongiorni, Santiusti, Magnani, Pedroso, Folorunso, Trost e Strati) che hanno raggiunto nel 2017 i minimi (maggiorati) della FIDAL e gli stessi potrebbero così prepararsi senza assillo.

Devo aggiungere che per arrivare a compilare questa lista, con un certo stupore, ho dovuto notare che le graduatorie pubblicate sul sito della FIDAL non mi sono servite. Le stesse sono infatti aggiornate a tutto Giugno 2017 e non includono (ascoltate) i risultati conseguiti ai Campionati Europei Under 23, ai Campionati Europei Under 20, ai Mondiali di Londra e alle Universiadi. Sono dovuto ricorrere alle statistiche del TOP TEN del nostro sito (www.sportolimpico.it), sempre aggiornate e puntuali e col pregio della novità di una compilazione che, per ciascun atleta, abbraccia l'intera stagione. Tralascio il velenoso (necessario?) commento sui 120 e rotti dipendenti della FIDAL e sulle motivazioni che un atleta può (o non può) avere nel consultare i dati federali.

Devo infine domandarmi come si può indicare come minimo FIDAL 10”20 e 20”50 per le gare di velocità. Sono minimi che vengono usati negli Stati Uniti per partecipare ai Trials. Con 10”20 negli ultimi due Europei si andava in finale nei 100 e si era anche vicino alle medaglie. La nostra migliore speranza, Filippo Tortu, non ha il minimo in nessuna delle due gare di velocità, avendo conseguito i suoi risultati nella prima parte della stagione 2017. Ma perché costringerlo a fare il risultato entro i primi di luglio? Non è meglio che lui si prepari senza assilli per gli Europei? È vero che essendo al di sotto dei 25 anni potrebbe usufruire della regola prevista per questa categoria di atleti. Ma noi siamo così forti oggi nella velocità da permetterci di indicare come minimi di partecipazioni risultati come questi e ignorare che la EAA ha indicato 10”35 e 20”90? E poi non era sufficiente fissare il limite a 20"60, visto che Tortu, in Agosto a Londra, aveva corso in 20"59? 

Speriamo di non vedere quest’anno atleti gareggiare come schegge impazzite nei vari meeting nazionali ed internazionali (dove il significato dei risultati è diverso rispetto a competizioni dove si gareggia per il piazzamento) pur di raggiungere un risultato valido. Non va dimenticato che la stagione 2018 vedrà i Campionati Italiani svolgersi a Settembre e quindi fuori del periodo in cui i minimi possono essere conseguiti. Ed i risultati fatti ai Campionati Italiani hanno un valore ben superiore a quelli dei meeting.

Sarebbe stato così semplice accettare come rispetto formale i minimi posti dalla EAA? Gli stessi sarebbero serviti a creare una motivazione agli atleti che si stanno preparando. A parte Tortu, quanti sono i velocisti che possono correre in 10”20? Considerando che ci servono pure cinque staffettisti. E poi introdurre la norma tecnica che è sempre stata usata in Italia ed all’Estero, quella che stabilisce che gli atleti sarebbero stati selezionati in funzione della possibilità di accedere alle semifinali delle gare di corsa (primi 24) ed alle qualificazioni dei concorsi (primi 12). Mi pare così semplice. D’altronde la struttura tecnica a che cosa serve? Altrimenti basta il computer per decidere la squadra.

Speriamo bene. Un ultimo punto sui manager. Io spero che la FIDAL li metta intorno ad un tavolo (includendo anche dirigenti responsabili delle aziende di calzature sportive, pare che da Bologna si decidano le iscrizioni ai vari meeting europei), come avviene in tutte le Federazioni serie, ed indichi loro chiaramente obiettivi, norme e comportamenti, minacciando il ritiro delle licenze a chi non li rispetta. Esistono norme della IAAF molto chiare da rispettare.

Ma ci torneremo perché l’espropriazione del potere delle Federazioni è uno dei grandi mali dell’atletica Internazionale di oggi.

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