Italian Graffiti / L'urlo di Tardelli per l'Universiade alla coreana
Venerdì 13 Ottobre 2017di Gianfranco Colasante
"Non più un chiacchierificio ma il Paese della concretezza e della capacità organizzativa", parole sante del governatore della Campania, Vincerzo De Luca, al centro della festa tenuta al CONI lo scorso mercoledì. E in numerosa compagnia. Tutti assieme per presentare l'Universiade prossima ventura - la trentesima della serie del dopoguerra, "rifondata" a Torino, pronubo Primo Nebiolo, nell'estate 1959 - che si dovrebbe tenere a Napoli e dintorni dal 3 al 14 luglio 2019. Diciamo si dovrebbe perchè più di un dubbio ce l'ha lo stesso De Luca, assieme al ministro Lotti al centro della festa, considerato il grave ritardo che si conta comunque di recuperare in tempi ragionevoli ("dovremo lavorare alla giapponese, alla coreana", assicura De Luca, speriamo solo si riferisse a quelli del sud).
Del numeroso gruppo che s'era dato convegno al Salone d'Onore ("restaurato e incantevole", ha chiosato Il Mattino), lo sceriffo De Luca è parso il più razionale. In effetti poco più di un anno per mettere in piedi una organizzazione articolata e complessa come le Universiadi, per di più spalmata su un territorio difficile, non è un lasso di tempo rassicurante.
Specie se si guarda ai numeri di Tapei 2017, l'edizione dello scorso agosto dominata dai cosiddetti universitari asiatici: 17 sport (compresi Biliardo, Pattinaggio e Wushu) e 70 impianti per gare e allenamenti. Tanto più che lo stesso De Luca, calatosi nella parte, si è fatto prendere un po' la mano e ha parlato di 13.000 atleti in arrivo, duemila più di Rio. Se vogliamo, una piccola - e neppure tanto piccola - Olimpiade.
Le premesse per riuscire ci sono tutte a sentire gli interventi: cultura, impegno straordinario, grandi opportunità, rispetto, solidarietà, fascino e potenzialità. Ma trapela anche un certo timore. Tanto che il CONI, che quanto ad organizzare non si tira mai indietro, si vede costretto a "metterci la faccia" anche se la "situazione è complicata" (parole del presidente Malagò). Schierando il solo in grado di affrontare la sfida: il segretario generale Roberto Fabbricini, già capace del recupero miracoloso dei ritardi in occasione dei Giochi del Mediterraneo 2013 a Pescara. Ma non basta. E' stato sempre Malagò ad annunciarlo: "Poi c’era la necessità di una persona esterna, un uomo di sport, una persona pulita che sarà il nostro playmaker: Marco Tardelli." Come dissentire, anche se l'urlo più celebre d'Italia è di Lucca?
Anche il governo - con l'immancabile ministro dello sport Luca Lotti, sempre più presente su questi palcoscenici - farà la sua parte. E non di scarso peso. Visto che dei 278 milioni di spesa previsti, ne metterà a disposizione 100 ("fondi europei e patti per il Sud" si assicura), mentre gli altri 178 saranno di competenza di Palazzo Santa Lucia, come dire la Regione. Basteranno? Qualche dubbio si insinua quando lo stesso Governatore si lascia andare ad un sibillino, e preoccupante, "se occorre, chiederemo alle imprese di fare i turni di notte" ... Straordinari già previsti e coperti?
Cosa occorrerà fare? In tema di impianti lo spiega il presidente della neo-costituita Agenzia Regionale per le Universiadi (ARU), Raimondo Pasquino: "Gli impianti saranno 37 per le gare e 28 per gli allenamenti, ma senza nuove costruzioni. I finanziamenti andranno per il 63% a Napoli, il 14% a Caserta, il 12% a Salerno, il 6% a Benevento e il 5% ad Avellino". Quindi un piano già ben dettagliato e strutturato.
Tutto molto chiaro. Resta senza risposta solo una domanda: ma a chi è venuto in mente in queste condizioni di incertezze di proporre Napoli e la Campania per queste benedette Universiadi? Altro impegno organizzativo che va a sommarsi alle tante, più o meno fantasiose, candidature olimpiche, ai Mondiali di Sci di Cortina, alla Ryder Cup, e così via, spese e costi che poi si ricadono sulla collettività. Ecco, almeno questo ci piacerebbe saperlo. Per il resto, tranquilli, abbiamo sempre di riserva San Gennaro.
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