Cinque Cerchi / Parigi 2024, la razionale scelta della nostalgia
Martedì 19 Settembre 2017di Gianfranco Colasante
La promessa più ardua da mantenere per il sindaco Anne Hidalgo, sarà rendere limpide le acque della Senna fino a potervi disputare, come previsto, le gare di nuoto libero. Ma c'è molto altro nella proposta francese per il 2024. Le foto giunte da Lima - 131. Sessione del CIO - al momento del "veni, vidi, win" di Thomas Bach, hanno mostrato al mondo la forte commozione del sindaco di Parigi, dapprima dichiaratasi molto perplessa sul tema olimpico e poi convertitasi all'idea dopo gli attentati islamici. Infatti, se è vero che sulla nuova candidatura di Parigi (la quarta in un quarto di secolo) ha pesato il valore mediatico del centenario (nella foto, la cerimonia di apertura del 1924), è anche vero che il progetto sin dall'inizio ha puntato sull'eredità che i Giochi 2024 potranno lasciare alla città. Sull'esempio di Barcellona e di Londra, più che di Rio. E che, almeno a stare alle intenzioni, non paiono trascurabili.
Il cuore e il centro nevralgico dei Giochi si collocano a Seine-Saint-Denis, forse il più degradato tra i 101 dipartimenti francesi. Saint-Denis e la contigua Bobigny hanno un milione e mezzo di abitanti, con una disoccupazione che è doppia della media nazionale e una elevata concentrazione di immigrati di prima o seconda generazione. Qui l'eredità olimpica dovrebbe tradursi in centinaia di nuovi appartamenti e un centro natatorio-ricreativo. Attualmente il quartiere che sorge a nord-est di Parigi, con il suo grigiume, le decine di fabbriche dismesse e l'abbandono tipico delle periferie post-industriali, è oggi il simbolo più autentico della povertà culturale e sociale delle banlieu. Il riscatto è ora affidato al successo o meno dei progetti olimpici.
"La Joie est Libre!" ha titolato l'Equipe interpretando l'assegnazione dei Giochi come occasione di coesione nazionale e, soprattutto, di restituzione alla capitale della sua vocazione internazionale un po' appannata dopo gli attacchi dei terroristi islamici. In sintonia con il presidente del comitato promotore, Tony Estanguet, che senza mezzi termini ha evocato il modello-Londra, la cui eredità si concentra a Stratford, nell'east-London, completamente rinnovato (anche se con qualche mugugno da parte dei vecchi residenti causa la rapida impennata dei prezzi).
Per questo appare difficile che nei prossimi sette anni si potranno rispettare le previsioni di spesa, calcolate in appena 6,6 miliardi di euro. In ogni caso a Saint-Denis sorgeranno il Villaggio Olimpico, che lascerà in eredità 3500 nuovi appartamenti, e un centro acquatico che verrà messo a disposizione della cittadinanza. Nei pressi, una vecchia piscina abbandonata sarà riconvertita a moderno impianto per la pallanuoto. Il tutto a fianco dello Stade de France costruito per la Coppa del Mondo 1998 e che diverrà lo Stadio Olimpico, centro dell'atletica. C'è stato chi ha ricordato che proprio quell'impianto è stato teatro di uno sventato attentato terroristico che poteva causare centinaia di morti.
Nella logica stringente di ridurre al minimo la costruzione di nuovi impianti, si prevede di utilizzare al massimo l'esistente. Così il mitico Roland Garros, oltre che per il tennis, verrà utilizzato per il pugilato mentre i campi del Paris Saint Germain e dello Stade Francais ospiteranno i tornei di calcio e di rugby. Non poteva mancare il fascino della Torre Eiffel da dove partiranno, e arriveranno, le gare lunghe di atletica e quelle di ciclismo su strada, ma sotto la quale verrà allestito l'impianto provvisorio per il beach-volley. Il Grand Palais nei pressi dello Champs Elysees accoglierà le gare al coperto, come scherma e taekwondo.
Si può forse criticare il metodo adottato dal CIO per la contemporanea assegnazione a Parigi e Los Angeles dei Giochi 2024 e il 2028, ma non che l'edizione 2024 dovesse finire a Parigi. Anche se è pur vero che se le regole del gioco si fossero conosciute prima del "via", tutta la strategia delle altre città candidate avrebbe seguito percorsi diversi. Ma questo non era nelle corde di Bach che, guarda caso, ha tirato fuori dal cassetto la sua proposta solo a luglio, quando le altre città via via propostesi (Boston, Amburgo, Roma, Budapest) - per cause diverse, politiche o economiche - avevano rinunciato.
Sarà stata o meno quella del CIO (tra l'altro presa per la prima volta senza votazione, ma con alzata di mano) una decisione oculata e ben meditata lo dirà il tempo. Si pensi al dettaglio non trascurabile che il comitato promotore di Los Angeles sarà costretto a restare in carica per 11 anni, tanto che non pochi commentatori americani hanno salacemente parlato di "ibernazione". Ma che la scelta di Parigi per ospitare i Giochi del 2024 era la più assennata e, diciamolo pure, la più condivisibile, è difficilmente confutabile. E non soltanto per il fascino nostalgico di "Chariots of fire".
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