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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
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Saro' greve! / Danni ai mosaici? Che la colpa sia di Virginia?

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Lunedì 21 Novembre 2016

mosaici

di VANNI LÒRIGA

Aggiungo qualche illuminante particolare alla teoria esposta nel precedente “Sarò greve !”, quella che suggerisce di dedicarsi più all’ascolto degli altrui discorsi che alla formulazione di domande. Mi viene in soccorso il collega Fabio Monti, storica firma del CorSera, che ci ricorda come agisse il mitico direttore Gino Palumbo. Il quale, al termine delle partite di calcio, lasciato lo Stadio di San Siro, saliva su un tram qualsiasi e si mimetizzava nella folla dei tifosi, Non dava nell’occhio (lui che a Milano fu capo-servizio sport al Corriere della Sera, direttore del Corriere d’informazione e della Gazzetta, portata ai record di vendita) in quanto non frequentava le televisioni e vestiva come un funzionario del Ministero del Tesoro, palamidone nero sino alle caviglie.

Non dava nell’occhio ma apriva le orecchie e ascoltava lamentele, consigli e critiche agli allenatori. Perché si sa che in ogni tifoso alberga un potenziale CT della Nazionale di calcio, … Giunto al capolinea saliva in Metropolitana e ne percorreva tutte le linee; entrava nei bar ed ascoltava le chiacchiere dei clienti. Finalmente, verso le ore venti, arrivava in redazione. Riunione generale per indicare quale fossero le faccende che interessavano la gente. I lettori (i veri “datori di lavoro”, secondo la grande scuola giornalistica napoletana) apprezzavano trovare sul giornale risposta ai propri quesiti e condivisione delle loro idee.

Debbo aggiungere però che ascoltare non è sufficiente. E’ ancora più importante “sapere” ascoltare. Cito un esempio.

Non sempre basta ascoltare

Il giorno 17 settembre 1990 si festeggiava, in un grande albergo di Tokio, l’assegnazione dei Giochi della XXI Olimpiade, quelli del Centenario, alla Città di Atene. La proclamazione sarebbe avvenuta il giorno dopo ma tutti erano ultrasicuri che non fosse possibile altra scelta, considerando la storia della Grecia e confrontandola con quella di Atlanta, un’altra candidata, sbeffeggiata per essere la capitale di una nota bibita gassata. Ovviamente il mio articolo di presentazione dava Atene vincente. Ma mentre i Greci offrivano champagne a tutti, brindando all’inevitabile trionfo, il collega Gianni Merlo mi esternò i suoi dubbi.

“Ho intervistato – mi confidò – Andrew Jackson Young, presidente del comitato organizzatore di Atlanta, il primo afro-americano ad essere stato Ambasciatore (all’ONU dal 1977 al 1980) e poi Sindaco proprio di Atlanta dal 1982 al 1988. Mi ha detto che non appena nominato responsabile della candidatura USA è volato in Sud Africa ed ha chiesto a Mandela il suo appoggio, appellandosi alla solidarietà della negritudine. Gli è stata garantita. Per quello sono sicuro che Atlanta, con il sostegno di Africani ed Arabi, vincerà la sfida”.

Erano le ore ventidue di Tokio, primo pomeriggio in Italia. Avrei avuto tutto il tempo per telefonare al mio giornale un breve aggiornamento. Tipo: “In ambienti solitamente bene informati circola comunque la voce di un forte interessamento di Nelson Mandela a favore della candidatura statunitense”. Avrei salvato capra e cavoli.

Il Maestro di Vigevano

Invece non lo feci. Insomma, non ero stato capace di ascoltare, … ed alla fine il “Maestro di Vigevano” ebbe ragione in quanto Atlanta superò Atene per 51 a 35, sia pure al quinto turno.
 
Vedo, proprio in questo sito, la foto di Gianni (da anni presidente mondiale dei giornalisti sportivi) a colloquio con il presidente del CONI e subito scatta “il greve che alberga dentro di me”. Avrei voluto essere al suo posto per chiedere al dottor Giovanni Malagò chiarimenti su un articolo a sua firma pubblicato sulla pagina romana del Corriere della Sera.

Molti non l’avranno letto, perché riservato ai lettori romani del “Corrierone” per cui riporto alcuni brani della “lettera aperta” intitolata “Il no alla candidatura olimpica 2024 è un danno ai mosaici del Foro Italico”.

Rispondendo ad alcune lettere che segnalavano il degrado dei predetti mosaici, il dottor Malagò fra l’altro affermava: “… una parte dei fondi di provenienza dal Comitato Olimpico Internazionale per la candidatura di Roma ai Giochi Olimpici del 2024 era stata destinata alla rigenerazione e manutenzione del Parco. Ma, come noto, questa possibilità è oggi venuta meno”.

E’ doveroso sottolineare che la lettera è esauriente e redatta con dovizia di dati e con esemplare proprietà di linguaggio. Mi resta un po’ oscuro il significato del termine “fondi di provenienza”, ma sono impreparato nel campo della terminologia economica.

Mi ritengo invece alquanto ferrato nella disciplina dell’arrampicata sugli specchi ed anche nella interpretazione dei pensieri espressi in forma criptica. Per cui posso tradurre in chiaro il concetto indicato nella lettera aperta: “ I mosaici sarebbero stati salvati se la Sindaca Virginia Raggi non avesse ritirata la candidatura di Roma”.

Dopo aver ricordato a chi di dovere che l’arrampicata sugli specchi non è ancora inclusa nel programma olimpico e che presenta notevoli difficoltà, torno al collega Merlo per elencargli le domande che, al suo posto, avrei rivolto al presidente dottor Malagò.

Cioè le seguenti: “Ritiene che fosse possibile investire il contributo CIO nel restauro dei mosaici? E’ certo che la candidatura romana avrebbe battuto quelle di Los Angeles, Parigi e Budapest? Ed ammesso che avessimo vinto, sarebbe stato opportuno impiegare i fondi olimpici per la manutenzione del Parco Olimpico o non ci sarebbero state altre precedenze? E nel futuro, considerato che ogni venticinque anni necessitano interventi, ci candideremo ogni quarto di secolo per ospitare i Giochi Olimpici futuri?”
 
Attendesi risposta.

Evviva i Presidenti

Ho accennato ad alcuni Presidenti di varie organizzazioni, nell’ordine Gianni Merlo della AISS (Associazione Internazionale Stampa Sportiva) ed il dottor Giovanni Malagò del CONI. Considerato che omne trinum est perfectum aggiungo un terzo nome, quello di Monica Maggioni, Presidente della RAI.
 
La cito perché sabato 19 novembre ha inviato al solito Corriere dello Sera una bella lettera in cui spiega, a bocce fermissime, perché la stampa ha “toppato” nelle previsioni sulle candidature alle elezioni statunitensi. “Servono onestà intellettuale e umiltà per conoscere la realtà prima di interpretarla”, afferma battendosi il petto a nome di tutti gli addetti alla comunicazione.

Brava, bene, bis! “Mi illumino d’immenso!” è appena il caso di dirlo­. Attendiamo altre illuminazioni che ci spieghino, soprattutto, come si fa a sapere cosa veramente pensi la gente, …
 

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