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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
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Sport e Scuola / Una medicina per tutte le stagioni

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Venerdì 11 Novembre 2016

sport scuola

di LUCIANO BARRA

Come arriva l’autunno e, soprattutto, arrivano le scadenze elettorali delle Federazioni Sportive, così come cadono le foglie, rispunta fuori il “mantra” dello Sport nella Scuola, causa di tutti i mali per l‘insuccesso di risultati sportivi e per ogni altra carenza. Certo, è vero che la carenza dello Sport nella Scuola è una ferita che lo sport Italiano si porta avanti ormai da oltre di 30 anni. Credo che la linea di demarcazione fra quanto era accaduto nel 1950 grazie al mitico accordo Zauli-Visco (ma che riguardava la sola atletica leggera, … non si dimentichi) vada collocato, più che come data, all’introduzione dei Decreti Delegati nell’organizzazione scolastica.

Tali Decreti, approvati a metà degli anni Settanta, ma anche hanno avuto i loro effetti molto dopo, avevano creato un’autonomia scolastica – forse figlia dei movimenti studenteschi del ‘68 – autonomia che di fatto scioglieva il potere dell’organismo competente al Ministero della Pubblica Istruzione, il famoso e potentissimo Ispettorato di Educazioni Fisica.

L’Ispettorato emetteva ogni anno, insieme al CONI, una circolare che presentava il programma centralizzato dell’attività sportiva nella scuola. E’ bene dire che il CONI era il finanziatore, per la parte organizzativa, direttamente e con la propria periferia, sia dei Giochi della Gioventù che dei Campionati Studenteschi. Ma tornerò più avanti su questo momento e sulle sue conseguenze.

Il maggior danno causato da questa ferita, che nel 1996 portò alla fine dei Giochi della Gioventù, non è tanto sui risultati sportivi. Ma è sulla salute dei nostri giovani, futuri cittadini, e sulla cultura sportiva dell’intero paese. Chi pensa che la ricetta “sport nella scuola” sia il toccasana per migliorare i propri risultati sportivi sbaglia alla grande. Intanto perché qualsiasi provvedimento, anche eccezionale, cosa che è difficile prevedere, riuscirebbe a produrre dei frutti solo dopo un decennio. Dobbiamo abdicare per questo motivo alla risoluzione del problema dello “sport nella scuola”? No di certo, perché questo è un dovere di ogni persona che si trova responsabilmente a gestire il futuro del paese, dei nostri giovani e il rispetto del passato.

Prima di avanzare una proposta concreta perché il problema dello sport nella scuola possa essere risolto in maniera concreta, stabile ed istituzionale, ci tengo a toccare tre argomenti:

a) le responsabilità dello sport italiano sulla fine dello sport nella scuola;
b) l’impatto dello sport nella scuola sui risultati di vertice;
c) un confronto su cosa accade all’estero nei paesi più simili al nostro.

Il necessario mea culpa dello sport italiano

A metà degli anni Ottanta il giocattolo si rompe e Giochi della Gioventù e Campionati Studenteschi vedono il loro decadimento. Sicuramente il motivo principale va legato, come già detto, all’applicazione all’inizio degli anni 80 dei Decreti Delegati che significano l’introduzione dell’autonomia scolastica. che porterà ad una diminuzione del ruolo centrale dell’Ispettorato di Educazione Fisica e successivamente alla sua scomparsa.

Ma la luna di miele fra CONI ed Ispettorato di Educazione Fisica si era già interrotta per tutta una serie di gelosie fanciullesche, che ho avuto modo di vivere in prima persona essendo a quei tempi segretario della Commissione Sport nella Scuola del CONI, e di decisioni prese dal movimento sportivo nazionale (CONI e Federazioni Sportive) in contrasto con il MPI.

La principale fu quella di inserire nel programma dei Giochi 30 discipline sportive nella fascia di età 14/16, per poi bloccare il programma dei Campionati Scolastici a sole 8 discipline.La scuola sosteneva il contrario ed i dati in seguito rilevati dimostrarono che la Scuola aveva ragione. Così come avviene in Europa, nelle fasce di età più basse – quelle dei Giochi della Gioventù – sono previsti solo le discipline base e solo in seguito le altre. Allora la Commissione del CONI era favorevole a tenere nei Giochi della Gioventù solo le discipline base: Atletica, Nuoto, Ginnastica, Scherma, Pallacanestro, Calcio, Pallavolo , Pallamano, Calcio, più Sci , Pattinaggio su Ghiaccio e Corsa Campestre per l’attività Invernale.

Ma le pressioni dei presidenti federali sui vertici del CONI ebbero il sopravvento. Loro sostenevano che per trovare dei campioni bisognava iniziare molto presto le singole discipline. Si dimostrò un errore e la politica ebbe il sopravvento sulla logica. E quindi furono 30 discipline nei Giochi della Gioventù ed 8 nei Campionati Studenteschi! Doveva essere l’opposto. Anche a causa di ciò il contrasto con la Scuola si accentuò grazie all’esasperato agonismo che ogni Federazione inserì nei propri programmi in contrasto con le vere necessità di quella età. Nel 1983 si arrivò a portare i Giochi della Gioventù nelle Scuole Elementari, nonostante ciò alla fine degli anni Ottanta il calo dei partecipanti ai Giochi resta continuo.

Sintomatica fu una ricerca fatta dalla Scuola dello Sport del CONI a metà degli anni Novanta da cui risultò non solo che lo Sport non era più al primo posto nell’interesse dei giovani. Era passato al 5° posto e questo poteva anche essere giustificato da altri fattori sociali. Ma l’aspetto più grave fu il dato che indicava un inizio dell’attività sportiva a 12/14 anni con una grande maggioranza che la lasciavano a 16 anni saturi di un agonismo troppo esasperato.

Lo Sport nella Scuola e i risultati di vertice

Un’attenta lettura dei dati Olimpici dimostra che il successo dei Giochi della Gioventù ben poco ebbe ad impattare sui risultati Olimpici dell’Italia. A distanza dal loro inizio i nostri medaglieri non hanno di certo subito forti scosse. Infatti ai Giochi di Montreal 1976 vincemmo solo 13 medaglie (14° posto), a Seoul nel 1988 14 medaglie (10° posto) e a Barcellona, nel 1992, 19 medaglie (12° posto). Ovviamente, di mezzo, ci furono i Giochi di Mosca – 15 medaglie con il 5° posto – e Los Angeles 1984 con 32 medaglie e lo stesso 5° posto. Ma si trattò di due edizioni boicottate, con enorme influenza sui risultati globali.

Questo serve a dimostrare che non esiste rapporto fra quantità e qualità. I Giochi della Gioventù produssero in quei tempi milioni di praticanti, servirono sicuramente a migliorare la cultura sportiva nel Paese ma non certo ad aumentare il nostro bottino di medaglie. Ed a conferma di tutto ciò, nonostante il mancato apporto della Scuola dopo la metà degli anni Ottanta, lo Sport Italiano ha raggiunto risultati olimpici decisamente migliori: 35 medaglie ad Atlanta 1996 (6° posto nel medagliere), 34 a Sydney 2000 (7° posto), 32 ad Atene 2004 (8° posto) e 27 a Pechino 2008 (9° posto), 28 a Londra 2012 (9° posto) e ancora 28 a Rio de Janeiro 2016 (9° posto). Ed i risultati delle ultime 5 edizioni dei Giochi sono stati raggiunti in anni in cui il CONI, e quindi le Federazioni, hanno avuto minori disponibilità finanziarie rispetto agli anni precedenti.

Tutto ciò va ricordato sempre a quei presidenti che, al momento della loro elezione, chiamano in causa lo Sport nella Scuola a giustificazione dei loro modesti risultati olimpici, ripetendo, più o meno, “anche se domattina si fosse in grado di mettere in piedi un progetto fattibile, ci vorrebbero almeno dieci anni prima di vedere risultati tangibili”.

Uno sguardo su cosa avviene all’estero

La mia breve ricerca si è focalizzata sui tre nazioni europee più vicine a noi: la Germania, la Francia e la Gran Bretagna.

GERMANIA  Lo Sport nella Scuola è fondamentalmente organizzato sui Lander (le istituzioni Regionali). Infatti, fin dal 1950, scuole pubbliche e private sono un soggetto molto importante per i Lander. Ogni Regione ha il suo “ministero” della cultura e la propria organizzazione sportiva (Landessportverband). Ambedue le istituzioni lavorano insieme in tutti gli aspetti, dalIa educazione fisica alle competizioni scolastiche e alla ricerca dei talenti. Interessante notare che a livello base le gare sono organizzate senza classifiche individuali, ma con classifiche per squadre.

La migliore scuola di ogni Lander partecipa alla finale federale a Berlino. Solo il livello chiamato A-Kader e le scuole specializzate per l’alto livello dipendono da organi nazionali. In totale in Germania vi sono circa 50 scuole specializzate per l’alto livello. Esse sono finanziate dai governi regionali e anche tecnici ed insegnanti sono pagati dal governo. In questa forma mista in Germania si persegue un doppio binario sociale ed agonistico.

FRANCIA  E’ stato introdotto da tempo un sistema “associativo”: infatti, da molti anni, è stata costituita la Federazione dello Sport Scolastico con l’organizzazione ai vari livelli istituzionali e con una Federazione Nazionale rappresentata ufficialmente nel Consiglio Nazionale nel Comitato Olimpico Francese, così come accade per lo Sport Universitario. Alla stessa si associano “volontariamente” le varie scuole e l’attività resta nell’ambito della stessa Federazione Scolastica – con gare ai diversi livelli – limitata all’età di 16 anni, onde evitare contrasti agonistici e sovrapposizioni con le attività delle varie federazioni.

Anche questo è un sistema misto con la differenza che il tutto dipende dal Ministero preposto, organismo che nomina come presidente della Federazione dello Sport Scolastico un Direttore Generale del Ministero. Va detto che l’attuale sistema in vigore da oltre 30 anni è attualmente in revisione.

GRAN BRETAGNA  Neanche a dirlo, qui il sistema dello Sport Scolastico è totalmente privato. Tutta la piramide del settore, con le diverse competizioni, sono organizzate in proprio senza una struttura organizzativa centrale e senza alcuna interferenza pubblica. Il sistema meriterebbe di essere ampliamente spiegato, ma solo per capire che vuol dire “essere una nazione” e cosa vuol dire avere una mentalità sportiva nel sangue e nella tradizione. Ma tutto ciò purtroppo non è utile al nostro scopo.

Una (possibile) proposta per l’Italia

In considerazione di quanto esposto, il solo modello da “copiare” resta quello francese. L’istituzione di una Federazione dello Sport Scolastico – anche qui con limite di attività che non vada a contrasto con le attività agonistiche federali – meriterebbe di essere studiata.

Personalmente non vedo nel breve alcuna altra possibilità di risolvere il problema dello Sport nella Scuola. Quanto sta facendo il CONI è più che meritorio, ma è una goccia nell’oceano. D’altronde, nell’attuale situazione politico istituzionale italiana, è impensabile una soluzione mista pubblico/privata tipo quella tedesca. Immaginate i contrasti ai vari livelli territoriali fra le diverse entità politiche e quelle sportive.

Al riguardo merita ricordare cosa mi ha detto il presidente del CIO Thomas Bach la settimana scorsa, all’inaugurazione della nuova sede dell’Associazione Europea di Atletica a Losanna. Si sospirava alla lontana della situazione Italiana anche alla luce della vicenda di Roma 2024, e alla mia battuta – presa dalla vecchia filastrocca di Rudyard Kipling sui 3 francesi, 3 tedeschi e 3 inglesi – che ricorda come 3 italiani fondano 3 partiti politici, lui più saggiamente mi ha corretto dicendo “sbagli, Luciano, tre Italiani sono 4 partiti politici!”

Cosa voglio dire? Che purtroppo ogni soluzione, anche quella dello Sport nella Scuola o ce la “capiamo” in casa o non c’è speranza di soluzione. Pensate cosa può accadere se un sistema come quello tedesco dovesse diventare da noi una legge dello Stato o delle Regioni!              

 

 


 

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