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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Rio 2016 / Un difficile esame olimpico per la nostra atletica

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Giovedì 11 Luglio 2016

rio-stadium

di DANIELE PERBONI

E venne il giorno tanto atteso. Dopo fiumi di inchiostro versato (sarebbe meglio parlare di milioni di tasti pestati), finalmente entrano i gioco gli atleti. Le Olimpiadi di Rio de Janeiro, le XXXI della storia moderna, per quanto riguarda l’atletica inizieranno domani venerdì 12 agosto. Inutile stare a ripetere l’ennesima sdolcinata favola della regina, ecc. … Questo sport nelle sue varie sfaccettature è emozionante, favoloso, l’unico, il più grande. Per chi lo ama e lo segue naturalmente. Per altri sarà semplicemente una disciplina come tante e la seguirà solo e unicamente perché “sono le Olimpiadi”. Poi riprenderà la consueta “vita sportiva” dell’italiano medio: calcio, calcio, un po’ di ciclismo e di motori (ma ora che la Ferrari affonda nelle retrovie e il "dottore" sulle due ruote non va tanto bene, qualcosa si sta incrinando), uno spruzzo di altri sport, a mo’ di sale e pepe, e via a discutere ancora del dio pallone.

Ora che ci siamo sfogati, proviamo ad affrontare seriamente quanto potrà offrirci la spedizione azzurra in termini di medaglia (poche o punto) e di piazzamenti nei primi otto. Anche in questo caso le possibilità appaiono piuttosto scarse. Senza dimenticare che la spedizione dovrà fare a meno dello sfortunato "Gimbo" Tamberi, costretto a guardare le gare dalla tribuna e, per motivi ben diversi, di Alex Schwazer. Guardando alle gare, se c’è un punto fermo nelle discipline di cui ci accingiamo a scrivere è l’assoluta o quasi perfezione offerta dai numeri. Che siano secondi, decimi, millesimi, metri e centimetri non importa. I valori espressi da queste “entità” non lasciano scampo e pochissimo spazio alla fortuna o allo stellone dell’ultima ora.

Se quattro anni fa uscimmo da Londra con un unica medaglia, il bronzo nel triplo di Fabrizio Donato, ora rischiamo di tornare dal Brasile con un solo altrettanto metallo. E difficilmente sarà il più prezioso. E ad affermarlo non è lo scrivente, ma, come detto sopra, sono i tempi e le misure. Più espressamente il ranking mondiale 2016. Cioè le prestazioni ottenute dal 1° gennaio al 1° agosto.

Prospettive e poche speranze

Ma proviamo ad analizzare speranze e prospettive degli atleti selezionati. Fra gli uomini, sinceramente non vediamo chi possa approdare fra i primi otto. Nei 200 metri, i nostri ragazzi come miglior piazzamento possono aspirare al passaggio del primo turno. In base al succitato ranking, Esosa Desalu è 44° al mondo, Matteo Galvan 116º e Davide Manenti 85º. Identica sorte potrebbe toccare a Galvan nel doppio giro di pista. Il suo fresco record italiano (45"12) lo piazza al 28º posto. Non va meglio per Giordano Benedetti negli 800 (1'46"67 e 96º piazzamento), Abdullah Bamoussa e Yuri Floriani nelle siepi (rispettivamente 90º e 69º).

Per quanto riguarda i concorsi, sinceramente non riusciamo a comprendere la convocazione di Silvano Chesani nell’alto, travagliato da continui problemi nel corso della stagione, per lui solo un modesto 2.18, e di Marco Lingua nel martello (32º con 75.87 e lontanissimo dal personale di 79.97 centrato nel 2008). Capiamo la scelta di Fabrizio Donato nel triplo. Pur non vantando misure accettabili (16.36 che lo colloca 103º al mondo) il quarantenne “ragazzo” è stato omaggiato di un “oscar alla carriera” con la quinta partecipazione olimpica (raggiungerà Pietro Mennea, Abdon Pamich e Giovanni De Benedictis in testa alla graduatoria di sempre). Tutti e tre, comunque, rischiano seriamente di essere eliminati già nei turni di qualificazione che, notoriamente, non sono mai abbordabili.

Diverso il discorso per maratoneti e marciatori, discipline che possono sempre offrire spunti e opportunità per piazzamenti del tutto inaspettati, specialmente in virtù di molte variabili (temperatura e tattica di gara per la maratona, mentre per la marcia si aggiunge l’incognita giudici). Sia chiaro che più che puntare su qualche medaglia pensiamo a piazzamenti onorevoli fra i primi otto/dieci. Stefano La Rosa, Daniele Meucci e Ruggero Pertile sono atleti esperti e giudiziosi che sanno interpretare al meglio i 42 km ma nulla possono contro avversari accreditati di tempi nettamente migliori che oscillano fra i cinque e sei minuti. Qualcuno potrà obiettare che nel 2004 Stefano Baldini si trovava nell’identica posizione. Ma, lasciatecelo dire anche se qualcuno potrà offendersi, l’attuale direttore tecnico delle squadre giovanili poteva contare su qualità atletiche nettamente superiori agli attuali specialisti.

Per quanto riguarda il “tacco e punta”, Matteo Giupponi (20 e 50 km), Teodorico Caporaso e Marco De Luca (50 km) sono ottimi atleti di livello internazionale, ma pure loro non ci paiono in grado di lottare per un posto sul podio. Se proprio dobbiamo fare un nome per un piazzamento a ridosso dei primi tre, scegliamo quello di De Luca. Il suo 3h44'47" gli vale il 12º posto nel ranking mondiale e con un po’ di fortuna può ambire a qualcosa di importante.

La Grenot e le saltatrici in alto

Situazione quasi simile per le ragazze. Sempre stando a quanto recita il ranking mondiale 2016, le più accreditate per agguantare una eventuale medaglia potrebbero essere la saltatrice in alto Desiree Rossit, accreditata di 1.97 e quinta fra le migliori al mondo, e le marciatrici Elisa Rigaudo e Eleonora Anna Giorgi, rispettivamente quinta (1h28'03") e sesta (1h28'05") al mondo. Anche in questo caso vale quanto detto per i colleghi, tante e troppe le variabili in campo per poter fare pronostici attendibili. Identico discorso, naturalmente per le maratonete Valeria Straneo (vittima in questi ultimi giorni di un lieve infortunio che, speriamo, non ne abbia pregiudicato il rendimento), Anna Incerti e Catherine Bertone (la mamma valdostana eroina delle migliaia di "tapascioni" che settimanalmente frequentano maratone e mezze in tutta lo stivale).

Per tornare all’alto, si potrebbe puntare anche sulla collega di allenamento della Rossit, Alessia Trost, ma questa ultimamente pare attraversare una involuzione tecnica che ne ha tarpato le ali. Vedi la non eccelsa figura rimediata in quel di Amsterdam agli Europei. Personalmente non punteremmo un centesimo su una medaglia da parte della Rossit. L’1.97 del giugno scorso ci è sembrato più un “gioioso infortunio” che un risultato scaturito da una maturazione tecnica e atletica. Infatti dopo quell’exploit i suoi migliori salti non sono andati oltre l’1.80 degli assoluti di Rieti e l’1.89 della qualificazione in Olanda.

La grintosa Ayomide, un esempio

La più accreditata per superare i turni eliminatori e, eventualmente, approdare alla finale potrebbe essere la campionessa europea dei 400 Libania Grenot. Il 50"43 con cui ha vinto la semifinale ai Campionati continentali la colloca al 12º posto mondiale. Oltre non ci azzardiamo ad avanzare. Troppo superiore il resto del mondo. Chi potrebbe offrire una piacevole sorpresa è la giovanissima specialista del giro di pista con ostacoli Ayomide Folorunso. Giovane, grintosa, dotata di mezzi atletici più che notevoli, è più di una speranza.

Ora che viaggia quasi stabilmente nel “club dei meno 56 secondi”, ha realizzato che gareggiare con le più grandi specialiste mondiali non è un’utopia. Arrivata in Italia dalla Nigeria quando aveva otto anni, si è integrata a meraviglia e ha dichiarato che a Rio non intende solo partecipare, anche se l’obiettivo vero sono i Giochi di Tokyo. Non dubitiamo che possa realizzare i suoi sogni. Per fare atletica, infatti, ha promesso alla madre di mantenere una media scolastica piuttosto alta. Sino ad ora non ha mantenuto tutte le promesse, … Un esempio per i giovani "nativi".  

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