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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Focus / Roma: riflessioni su “impresentabili” ed assenti

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Martedì 9 Giugno 2015

 


TENNIS




di LUCIANO BARRA

Le ultime elezioni regionali e lo scandalo FIFA, oltre ad alcuni fatti di casa nostra relativi al mondo del calcio, hanno fatto sì che il termine "impresentabili" diventasse sinonimo di nefandezze e, in taluni casi, anche di peggio. Ma esistono altre tipologie di "impresentabilità" che meritano di essere esplorati. In particolare quelle relative all'assenza dei politici nostrani (mi riferisco al sindaco di Roma, Ignazio Marino, con l'assessore delegato alla candidatura olimpica, Alessandra Cattoi, e al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti) alle maggiori manifestazioni sportive che si svolgono a Roma. Subito dopo gli Internazionali, il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, ha aperto questa porta, chiedendo pubblicamente, con una dichiarazione riportata su tutta la stampa, "Ma esiste un Sindaco?". E si riferive ovviamente a Roma. Le risposte sono state patetiche e banali. Credo che la stessa domanda se la sarebbero potuta porre (aggiungendo il presidente della Regione) anche il neo-presidente degli Sport Equestri, Vittorio Orlandi, per il Concorso di Piazza di Siena, o il presidente della FIDAL, Alfio Giomi, per il Golden Gala, e forse se la porrà anche Paolo Barelli per il Sette Colli della prossima settimana.

Ho citato questi quattro eventi perché sono in campo internazionale i più prestigiosi che Roma annovera, con tradizioni che in alcuni casi risalgono al primo dopoguerra. La cosa è molto grave per motivi di politica sportiva e turistica che chiarirò successivamente, ma che si elevano alla massima potenza ora che Roma è candidata ai Giochi del 2024. Per tale candidatura la presenza di sindaco e presidente della Regione, e quanti altro a seguire, non tanto come persone, ma come responsabili di importanti Istituzioni pubbliche, è fondamentale. Non basta farsi vedere in prima fila, per qualche foto, o quando c’è una conferenza alla presenza del presidente del Consiglio o del presidente del CIO!

Qualcuno mi ha detto: ma come facevano a venire il 4 giugno all’Olimpico per il Golden Gala se proprio quel giorno era scoppiato lo scandalo bis di Mafia Capitale? In questi casi non esserci è quasi un’ammissione di colpa; presentarsi e mostrare la faccia è sempre un’occasione intelligente per far vedere che non aver nulla di cui vergognarsi.


Che fine ha fatto la politica sportiva?

Ma il discorso è molto più profondo e non è certo legato all’essere fisicamente presenti, ma alla politica sportiva degli Enti Locali di Roma e Lazio. È un fatto che a Roma, dalle Olimpiadi del 1960, non sia stato mai costruito dal Comune un impianto sportivo che si chiami tale. Mamma CONI si è sostituita nel tutto e per tutto. Ora che il CONI ha il 50 % in meno di risorse rispetto al passato, ciò non è più possibile e la situazione è quella che tutti conoscono. Non credo che Milano stia meglio, ma con la differenza (importante) che non ha avuto l’occasione di un’Olimpiade. Differente è la situazione di Torino e Firenze dove i rispettivi Enti Locali mostrano grande sensibilità per lo sport e hanno seriamente investito e organizzato molte cose.

D’altronde spero che la richiesta, per ora, da parte del CONI dei Giochi del 2024 non sia un obiettivo, ma uno strumento utile allo Sport Italiano per costruire un futuro migliore per la pratica sportiva (e per la cultura e per l’impiantistica) nel Paese. Giulio Onesti, con Bruno Zauli, ha “usato” i Giochi Invernali di Cortina 1956 e quelli di Roma 1960 per far crescere lo Sport Italiano in crisi dopo la guerra. Il successo dei Giochi romani fece sì che nel 1964, quattro anni dopo, fattosi da parte Paolo Thaon di Revel, Onesti fosse nominato membro del CIO e poi, otto anni più tardi, iniziasse la sua battaglia con il CIO in nome del Comitati Nazionali Olimpici. Sintomatica la storia dell’origine all’ACNO (l’Associazione dei Comitati Nazionali Olimpici) che nacque grazie ad una riunione tenutasi, con grandi difficoltà, in Messico nel 1968 nonostante l’opposizione dell’ultra conservatore Brundage (l’allora presidente del CIO).

Grave sarebbe, come detto, se la nuova Candidatura di Roma fosse solo un obiettivo, ma su questo nei prossimi mesi tornerò. Tanti dovrebbero essere i motivi perché l’occasione venisse usata come strumento. Lasciamo perdere quelli intuitivi, tutti relativi allo Sport. Pensiamo, per esempio, a un rilancio turistico “serio” del Paese, a cui il Governo di Matteo Renzi sta tentando di metter mano. In questo settore, solo in Europa, la Francia è nettamente al comando con circa il doppio di visitatori rispetto a noi. Ma negli ultimi anni ci ha superato anche la Spagna e di molto. Un paese che offre sicuramente meno dal punto di vista turistico/culturale rispetto all’Italia. Anche lo Sport ha fortemente contribuito a questo sorpasso spagnolo. Inutile ricordare che la Spagna ci ha superato anche nella produzione dell’olio, nel numero di Chef e ristoranti da “3 stelle” e presto, forse, anche nel vino ma, va detto, non nello sport olimpico (anche se nel calcio e in quasi tutti gli sport di squadra: vorrà pur dire qualcosa).


L’esempio virtuoso della Spagna

Conosco molto bene la storia sportiva e turistica di quel paese, per motivi familiari. La Spagna, come è noto, è risorta, non solo democraticamente, nel 1975 quando – dopo la morte di Francisco Franco (i cui meriti nel costruire la coscienza di quel paese andrebbero rivalutati – è nata l’attuale Monarchia Parlamentare. E lo Sport ha fatto la sua importante parte, sia nei risultati, nella nascita di forti e ricche autonomie locali, che nello sviluppo turistico del Paese. Per quanto riguarda lo Sport non posso dimenticare che nel 1970, al mio debutto da Segretario Generale della FIDAL, andammo a Madrid per un incontro di atletica. Ricordo che alla fine di quell’incontro, a due atleti gara, fummo vicini a doppiare gli spagnoli. Oggi la Spagna ha accorciato le distanze e qualche volta nel medagliere ci è davanti.

Ma per tornare a come la Spagna ha ultizzato il Turismo, il “turning point” sono stati i Mondiali di calcio del 1982. Da allora la Spagna ha organizzato di tutto e di più, dalle Olimpiadi indimenticabili di Barcellona, ai Mondiali ed Europei di quasi tutte le discipline sportive. Tutto questo grazie all’appoggio non solo del Governo centrale, ma soprattutto delle Istituzioni Locali: Regioni Autonome, Comuni e Comunità (le nostre ex Provincie). Nell’organizzare i grandi eventi in Spagna si è trovata una formula per cui le spese principali per l’organizzazione vengono suddivise fra l’organo centrale (Il CSD, il Consiglio Superiore dello Sport) e le tre Istituzioni locali. Questo schema, negli ultimi anni, è stato intaccato dalla profonda crisi economica (non so se peggiore o migliore della nostra), ma alcune cifre servono ad indicare quanto ancora le Istituzioni locali supportano gli avvenimenti sportivi. Eccole.

Il torneo di tennis di Barcellona, che non è della stessa categoria di quello di Roma, può contare su un “movimento” di 100.000 spettatori/visitatori e riceve dal Comune di Barcellona un contributo di un milioni di euro l’anno. Accordo appena rinnovato per altri quattro anni. Il GP di Formula 1, che tra l’altro si svolge a 50 km da Barcellona, muove nei tre giorni di svolgimento 200.000 fra spettatori e visitatori e riceve dalla Città di Barcellona otto milioni di Euro. I Campionati Europei di Atletica del 2010, con oltre 500.000 presenze, negli otto giorni di gare ha avuto dal Comune 15 milioni di euro di contributo. Il Comune ha inoltre speso 30 milioni per modernizzare gli impianti, dei quali 19 spesi per il solo Stadio Olimpico. Per rimanere ai giorni nostri, lo scorso anno – per la Candidature ai Mondiali di Atletica del 2019 (assegnati poi, in maniera scandalosa, al Qatar, ahi , ahi, ahi!) – ha garantito per iscritto un contributo di 26 milioni. Tutto questo a fronte di seri studi di fattibilità e accurate analisi di impatto economico che giustifichino gli investimenti pubblici.


Un costruttivo sguardo al passato

Viene spontaneo domandarsi: e noi? Dalle parti di Roma non si sa cosa siamo gli studi di fattibilità e quelli d’impatto economico: contano altre cose, come leggiamo sui giornali in questi giorni! Per rimanere a Roma e al suo Comune, va ricordato che lo sport nella città è stata guidata da personaggi che nonostante le limitate risorse, e soprattutto le limitate visioni, che meritano di essere ricordati. Su tutti Luigi (detto Gino) Arata. Sicuramente il miglior Assessore allo Sport che la città abbia avuto, credo che rimase al suo posto nelle famose Giunte di sinistra guidate da Argan, Petroselli e Vetere. Ancora, il democristiano Elio Mensurati, ma anche la recente accoppiata Cochi&Campanile che, pur nella sciagurata gestione Alemanno, hanno mostrato iniziative e gestione attenta.

Ricordo che in occasione dei Campionati Europei del 1974, della Coppa del Mondo del 1981 e dei Campionati del Mondo del 1987, sia Comune che Regione, dettero ai rispettivi Comitati Organizzatori contributi di centinaia di milioni, che per allora erano cifre importanti. Per chiudere devo citare l’aneddoto sull’Assessore Renato Nicolini, Architetto, uomo di grande cultura che lanciò le Estati Romane. Eravamo a metà degli anni Settanta quando fu nominato anche Assessore allo Sport. Chiesi un appuntamento per conoscerlo, anche perché avevamo importanti avvenimenti fra cui la Coppa del Mondo. L’appuntamento mi fu dato alle 7,30 presso la sede dell’Assessorato di allora che era in Piazza Campitelli, vicino Piazza Venezia. Per chi non conosce Roma, si tratta una zona bellissima ma, anche allora, inaccessibile.

Temendo di arrivare in ritardo, uscii di casa intorno alle 6 e superate le difficoltà, di allora e di oggi, del traffico e dei parcheggi, giunsi a destinazione intorno alle sette e in quarto. Mi rivolsi all’usciere che mi disse che l’Assessore non era ancora arrivato. Attesi fuori, in un bar, perché non volevo far vedere che ero fin troppo solerte. Vidi arrivare impiegate frettolose ed anche uno che, come abitudine a Roma e negli uffici pubblici, era andato a fare la spesa al mercato e che portava una busta gonfia di ortaggi. Verso le 7,35, nel timore che l’Assessore fosse entrato da un altro ingresso, tornai dall’usciere per chiedere notizie e lui mi disse – col tipico accento e sarcasmo romanesco – “certo che l’Assessore è arrivato, non l’ha visto entrare con la spesa?” Ebbene era proprio lui. “Aridateci”, se possibile, un Nicolini: molto meglio che gli attuali “Impresentabili”.

Alla lista degli “impresentabili” (sempre nel senso di “non presenti”) cominciano ad iscriversi anche quelli di Roma 2024. Il magnifico terzetto Montezuma, Bugno, Perillo – tranne una comparsata condominiale agli Internazionali di Tennis, confinanti con i loro uffici – nessuno lo ha visto. Alcuni di loro non sono mai stati ad una Olimpiade ed hanno poca conoscenza di impianti e di sport olimpici. Ma non dovrebbe Malagò dare una scrollata all’albero della cuccagna? Mi pare che ad oggi la principale e più impegnativa attività (con l’8% del budget annunciato dallo stesso Malagò) abbia riguardato la sistemazione e il mobilio degli uffici di Presidenza & Co. Con tanti saluti al povero Pietro Calabrese, a Raffaele Ranucci, Mario Pescante, Ernesto Albanese, cui in passato fu concesso poco più che il catalogo IKEA.  

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