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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Londra '17 / (9) Dopo 111 anni, non ci resta che piangere

Sabato 12 Agosto 2017

kuchina

di Gianfranco Colasante

Quando ha comunicato la sua intenzione di candidarsi per la seconda volta alla guida della federazione di atletica leggera - la "Federazione" come la chiamava Giulio Onesti, accentuando l'iniziale maiuscola - Alfio Giomi annunciò che per portare a termine il suo programma quattro anni erano pochi. Ha avuto la fiducia che chiedeva, ma pare che poco o nulla sia cambiato. Certo, possiamo compiacerci per qualche giovane promettente (ma non sono mai mancati in passato), apprezzare con misura i record dei master o le vittorie nella corsa in montagna. Addirittura valutare con condiscendenza l'incontrollata proliferazione delle corse su strada, feste paesane più che agonismo e promozione, il cui numero neppure la federazione riesce a censire. Ma l'atletica è altra faccenda.

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Londra '17 / L'8.90 di Beamon? Una vera combinazione ...

Sabato 12 Agosto 2017

beamon

di Vanni Lòriga

Forse abusando del mio ruolo di “libero” mi permetto di divagare, arricchendo o precisando alcune affermazioni sentite in Tv in occasione di questi Mondiali londinesi. Partiamo del Tartan e delle piste e pedane in materiale “coerente”. La prima affermazione che mi permetto di rettificare e che questi prodotti, che hanno sostituto la vecchia terra rossa detta tennisolite, siano stati introdotti nel 1968. Non è esatto, il Tartan fece debuttò durante la “preolimpica” del 1967. Lo testimoniò Eddy Ottoz che era colà, insieme ad altri. per studiare i segreti della temutissima altura.

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Londra '17 / (8) Stati Uniti: l'impero colpisce ancora

Venerdì 11 Agosto 2017

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di Gianfranco Colasante

Il venerdì nero dell'atletica italiana si consuma sulla pedana del salto in alto. Leggerete altrove della sfortuna immeritata di Gianmarco Tamberi e dei lucidi rimpianti di Alessia Trost, arenatasi sul limbo di un passato da respingere e un futuro da (ri)costruire. Non solo tecnicamente. Quel che qui preme porre in evidenza è l'impressione che queste vicende si dipanino senza un vero progetto federale, ma seguendo un canovaccio non scritto che vede protagonisti solo gli atleti e i loro allenatori. Singolarmente. Nel bene e nel male. Quando non si mettano di mezzo le società, portate a giustificare fallimenti di atleti che sono un po' l'immagine del proprio fallimento. E da questo punto di vista il pensiero corre alle società militari che oggi costituiscono, praticamente in toto, l'intera atletica italiana.

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Londra '17 / Falliscono anche i saltatori in alto. E ora?

Venerdì 11 Agosto 2017

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di Daniele Perboni

Confessiamocelo onestamente e realisticamente. Alla vigilia di questi Mondiali avevamo risicate possibilità di salire sul podio. Una di queste rispondeva al nome di Gianmarco Tamberi (foto Colombo/Fidal). Quel giovanotto che solitamente si rasa mezza barba e di questo vezzo ha fatto un marchio di fabbrica. Già, perché non brevettarlo? Purtroppo, però, anche il ragazzo marchigiano ha copiato quanto già messo in campo dai suoi compagni di squadra, lasciando la brigata prima del previsto. Non che la sua qualificazione nell’alto fosse data per scontata, ma la grinta che ha sempre dimostrato, unita alla gran voglia di riscatto lasciavano spazio all’immaginazione. Le favole, purtroppo, sono un’altra cosa e la vita ti mette di fronte alla cruda realtà. Il Gimbo nazionale si è battuto come meglio poteva, contro avversari agguerriti. Metteteci inoltre che in questi mondiali la “qualità” media dei concorrenti era piuttosto alta e il gioco è fatto.

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Londra '17 / Vi racconto io chi e' stato Oscar Barletta

Venerdì 11 Agosto 2017

barletta

(gfc) Perdonerà Vanni se mi intrometto nel suo commosso ricordo. Ho conosciuto Oscar poco dopo i Giochi di Roma, in quello straordinario laboratorio di umanità che è stata la "Sezione Atletica del CUS Roma", il porto nel quale Alfredo Berra aveva portato ad approdare la navicella del "Centrale" erede dell'antico "Capitolino". Di quel laboratorio, Oscar era una delle anime più autorevoli. Ho sentito dire in Tv che non avesse studi tecnici e allenasse all'impronta. Nulla di più errato. Oscar era capace di "sentire", certo, e quasi mai sbagliava, ma pochi hanno "studiato" come lui la corsa lunga, mai in sintonia con i canoni dominanti. Ancora conservo parte dei suoi studi sulla Maratona, atti finali di lunghe elaborazioni, dispense scritte di notte con una vecchia macchina che faticava a tenere separata la parte nera del nastro da quella rossa. Ma c'era molto di più in Oscar, come imparammo nelle lunghe trasferte di quegli anni, quando si viaggiava in treno e in seconda classe. Come era capitato, a guerra appena conclusa, quando gli avevano affidato la gestione di un campo di profughi dalmati ma senza fornirgli il cibo sufficiente per sostentarli. Usciva appena albeggiava, Oscar, e con la sua bicicletta raggiungeva Roma per il giro delle Sette Chiese, come si diceva, per procurselo con cento sotterfugi. Nessuno patì la fame.

di Vanni Lòriga

Nella notte di San Lorenzo il cielo è solcato di stelle e la voce incalzante di Franco Bragagna c’invita a riconoscerne due: Roberta Brunet ed Oscar Barletta. Il ricordo è pertinente in quanto ci sono in pista le ragazze dei 5000: italiane presenti solo nella memoria di tempi felici. Ed è inevitabile un balzo all’indietro di venti anni, quando Roberta, allenata ed addirittura ricreata da Oscar Barletta, guadagnava nel Mondiale di Atene 1977 l’argento sui 5000 metri. Tempi felicissimi che ricostruiamo con la Brunet, che con tutta la famiglia commossa ha seguito, nella sua casa di Aosta, il tributo dedicato a lei ed a Oscar. In sintesi va ricordato che è stata l’unica atleta italiana ad aver vinto medaglie agli Europei (3000 a Spalato 1990); ai Giochi Olimpici (bronzo sui 5000 di Atlanta 1996) ed il citato argento al Mondiale.

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