Fatti&Misfatti / Non ci avete fatto niente (per ora)
Martedì 13 Febbraio 2018di Oscar Eleni
Oscar Eleni dalla parigina rue Blondel, trasversale dei grandi viali, cercando un modo per entrare nella “stanza della rabbia” inventata da due mattocchi simpatici e attrezzata per lo sfascio in quello che era uno dei più famosi bordelli della città luminosa. Si chiamava “Alle belle pollastre”. Ci andavano scrittori e scrittrici: Henry Miller, Anais Nin. Adesso entri e sfoghi la tua rabbia sfasciando tutto quello che ci hanno messo i nostri psicanalisti da strada. Ne avevamo bisogno perché non ci piace davvero il basket così come ce lo vogliono far vedere adesso in Italia, governato dal satrapismo di chi butta via soldi per stranieri, nella maggioranza dei casi, incapaci e senza riconoscenza. Peccato che sia così proprio nella stagione dove siamo televisivamente appagati da Eurosport e, in piccola parte, Sportitalia che regala la A2 (ne avessero in A1 di atmosfere come quelle per un Fortitudo-Trieste, Verona-Fortitudo, sì certo le Aquile contribuiscono). E SKY? Beh, la ritroviamo per le Nazionali, bravo De Rosa, brava la Ress per il capolavoro difesa di Crespi contro le svedesi.
Piste&Pedane / Crippa, dai Cinque Mulini alla California
Lunedì 12 Febbraio 2018di Daniele Perboni
Domenica 11 febbraio. Si parte a metà mattina con destinazione un comune facente parte della Città metropolitana di Milano: San Vittore Olona, sorto lungo la strada statale del Sempione che segue, in gran parte, l'antico tracciato della strada romana che univa il capoluogo lombardo al territorio del Verbano. La cosiddetta Via Mediolanum-Verbannus. Esauriti i doverosi cenni storici non ci resta che spiegare il motivo di tale levataccia, almeno per lo scrivente, abituato ad altri orari … La domenica, perchè in settimana … Urca, stiamo scivolando nel personale, meglio continuare su altri percorsi. Dicevamo di San Vittore Olona, centro di circa ottomila abitanti che ogni anno viene invaso da centinaia, forse anche migliaia, di forsennati dediti a uno strano rito: la corsa a piedi attraverso i prati. Se fangosi ancora meglio. Da queste parti, poi, hanno aggiunto un cerimoniale ancor più strambo. Tutti i devoti sono costretti a transitare all’interno di strani fabbricati che in tempi remoti servivano a macinare granaglie e vengono etichettati come mulini.
I sentieri di Cimbricus / Rimpianto per il cantore Paolo Rosi
Lunedì 12 Febbraio 2018di Giorgio Cimbrico
In “Roma” Fellini ricostruisce il vecchio Ambra Jovinelli: soldati in libera uscita, mangiatori di lupini, segaioli, comici senza più verve, ballerine cellulitiche, lanciatori di gatti morti, tripponi in canotta. Un repertorio di grevità degno di un’incisione di Hogarth, di pinturas negras di Goya. Il clima in cui agli italiani viene offerto il rugby non è così tenebroso ma un po’ assomiglia: il conduttore con un accento marcato, che mai ha pensato di correggere, di limare, di limitare; il piccolo pubblico in studio che applaude obbediente e stolidamente felice; la novità della signora che sferruzza: è una Parca o è la zia Assunta?
Saro' greve / Quando Oscar era l'anagramma di ... Corsa
Lunedì 12 Febbraio 2018di Vanni Lòriga
Mi accingo a raccontare, come annunciato, i dettagli di quanto ho vissuto nello scorso fine-settimana-lungo, cioè domenica 4 e lunedì 5 febbraio. Anticipo soltanto che ho capito perché ho il dovere di essere felice; in poco più di ventiquattro ore ho rivissuto infiniti momenti di splendide vicende, frequentando persone di sicuro valore. Tutto è cominciato domenica scorsa a Civitavecchia. In una giornata esaltata da un sole inebriante abbiamo corso (“ciascuno e tutti insieme “come avrebbe detto il poeta Mario Luzi che ebbe anche pregevoli trascorsi atletici nella Mens Sana) “Semplicemente ricordando Oscar”.
Foto. Dicembre 1971, Stadio dell'Acquacetosa. Franco Arese seguito da Oscar Barletta in motorino. A sinistra, con imperneabile bianco e ombrello, Amos Matteucci che cerca di riparare un giovane Mario Pescante, da poco tempo al CONI.
PyeongChang 2018 / Cerimonia d'apertura, spremute di sentimenti
Sabato 10 Febbraio 2018di Gianfranco Colasante
Spremute di sentimenti e lacrimevoli accenni da libro Cuore. Le parole più gettonate? Speranza, pace, fratellanza, festa, sogno. Questi ventitreesimi Giochi Invernali non lontani dall'insanguinato 38° parallelo rischiano di passare alla storia più per il merluzzo secco e il kimchi bianco che hanno riunito attorno allo stesso desco le delegazioni delle due Coree, che per i risvolti sportivi o per le pacioccone guerre al doping che li hanno preceduti. Missili sparacchiati a caso, muscolari esercitazioni navali, gigantesche parate militari, minacciosi sorvoli, bottoni esibiti a chi ce l'ha più grosso: tutto dimenticato in pochi giorni. Tutti fratelli, come amano ripetere (e scrivere) i bempensanti da salotto. Intanto, più che sfilare assieme sotto una bandiera inesistente, profilo azzurro della penisola più calda del pianeta su sfondo bianco-latte olimpico, sarà meglio attendere la verifica dei nuovi scenari politico-economici.
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