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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Piste&Pedane / Italia, piccola Giamaica del Mediterraneo?

Lunedì 20 Maggio 2024

 

jacobs-marmi-24 


La seconda volara di Marcell Jacobs è stata al centro dell’inaugurazione della nuova pista del mitico Stadio dei Marmi. Si poteva fare di più? Certo, a suo stesso dire. Vedremo. Ma dietro c’è un certo fermento.

Daniele Perboni

Luci e ombre sulla giornata romana andata in scena allo “Stadio dei Marmi”, quello che, ripetuto sino alla noia da telecronisti, intervistatori e presidente federale, è lo “stadio più bello del mondo”. Ad aggiustare un poco le misure, per fortuna, ci ha pensato il direttore tecnico La Torre che, da buon lombardo trapiantato, ha voluto precisare che anche l’Arena milanese, architetto Luigi Canonica, non scherza affatto.

Punto a capo e dedichiamoci alle faccende tecniche. Da giorni i fari erano puntati su quello che doveva essere il protagonista assoluto: Marcell Lamont Jacobs. Il texano, di nascita, reduce da un modesto 10”11 ottenuto nel giardino di casa a Jacksonville, doveva dare prova d’aver recuperato, almeno in parte, la forma migliore. Quella che lo spinse sul podio a Tokyo 2021 o, almeno, da quelle parti. La cura Reider, a detta dello stesso atleta, e di chi lo aveva visto in azione e in allenamento (forse pochissimi, sicuramente non i vertici tecnici federali) stava fornendo prove di una sua rinascita. Lo stesso Jacobs, alla vigilia dello Sprint Festival si era detto ottimista sulla possibilità di scendere sotto i dieci secondi.

AVVIO – Avvio da rivedere «Partenza pessima», come ha confessato ai microfoni di Sky Sport (apparsa come la TV federale per il minutaggio concesso al Presidente Mei. Dalle parti di via Flaminia Nuova stanno forse pensando di liquidare la RAI?), e fase lanciata non proprio irresistibile, anche se il protagonista per questa frazione si è dato sette.

«Bene la seconda parte, ma con una partenza che non è più quella di una volta (messa a fuoco con Camossi, NdR), non è facile far combaciare tutti i pezzi e mantenere un certo dinamismo. Ma stiamo lavorando su questo aspetto» ha poi concluso. Per quanto ci riguarda, un simile Jacobs, ad inizio stagione, non è sembrato molto diverso da quello visto quando ancora era in “cura” da tecnico goriziano. Ma diamogli tempo, il 10”07/+1,1 con una reazione non esaltante (0,176) è migliorabile.

Grande progresso e record personale per Matteo Melluzzo da Siracusa, classe 2002, allenato dal prof. Di Mulo e sgrezzato dal padre Gianni. Dopo il 10”21/+1,6 ottenuto in batteria a Savona (nuovo “personale”), si è portato a 10”13 ponendo una seria candidatura per un posto in staffetta. Avanti un altro … Ma l’abbondanza non è forse segno di salute? Patta? Segnali contrastanti. Dopo l’infortunio sulla pista della Fontanassa c’è chi lo da per recuperato altri sostengono il contrario. La FIDAL e il settore sanitario che dicono?

TORTU – Capitolo Filippo Tortu. Più che deludente e proprio nella gara scelta per la rinascita: quei 200 grazie ai quali punta ad una medaglia a Roma e un posto in finale a Parigi. Il non più giovane talento, che a questo punto pare abbia smarrito tutte le qualità del campione d’inizio carriera, dalla prova romana è uscito scornato, furioso e con una “cavagna" di dubbi che pesano assai. Ha vinto sì, ma con un crono (20.72/+0,7) decisamente insufficiente. Per “leggere” a referto un tempo peggiore di questo occorre andare al 2015, ancora allievo, dove a Chiari corse in 20.92. «Che cosa non ha funzionato? Penso tutto. L’uscita di curva è stata piuttosto complicata e, sinceramente, pensavo molto, molto meglio».

Non siamo dei tecnici, anche se qualcosina abbiamo studiato e sappiamo “leggere” classifiche e statistiche. Se non migliori hai una sola strada da percorrere: modificare totalmente i piani di allenamento. Sono passati sei anni dal famoso meno dieci (9.99) di Madrid e quel crono non è mai stato avvicinato. Anche l’avventura dei 200 non sembra offrire i frutti sperati. Evidentemente il soggiorno americano non è bastato per salire ai vertici e rimanerci. 

APPRENDISTI – In pista altri apprendisti campioni. Come Elisa Valensin, classe 2007 (1 gennaio), seguita dall’ex lunghista-ostacolista Fausto Frigerio (13”64 e 8.15 i suoi picchi di forma). Come doveroso, è ancora allieva, si spalancano le porte per una moltitudine di prove, spaziando dai 60 ostacoli ai 400 sempre con barriere, dai 50 ai 600, dall’alto al lungo. Ma è nel mezzo giro di pista che pare aver trovato la sua vera dimensione. Già a 23”63/+0,2 lo scorso anno a Gerusalemme, quindi un 23.72 indoor ad Anccona. Ulteriore miglioramento il 12 maggio a Bergamo con 23”49/-0,5 e poi e poi... il botto: 23”15/-0,4 cedendo solo 5 centesimi alla Dosso, e firmando così il record italiano under 18 e under 20. Una vera stakanovista, dato che una manciata di minuti prima aveva contribuito, con le compagne Castellani, Canova e Suppini, a demolire la miglior prestazione della 4x100 (44”99) under 18. «Sentivo di poter correre forte, la pista è bellissima, con tutto il contesto e poi correre a fianco di Zaynab...».

Zaynab, già. Un’uscita estemporanea la sua. Infatti non correva questa distanza dal 2018: 24”24 indoor ad Ancona. «Mi è servito come allenamento. Ma l’ho interpretata male. Partita troppo forte, senza pensare che dopo i primi cento ne avevo altrettanti da correre».

Primato personale per Arianna De Masi nei 100 (11”26/+1,1). Un’altra freccia nella faretra per la staffetta veloce.

Italia, piccola Giamaica del Mediterraneo? Vediamo di non allargarci troppo.

 

 

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