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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

I sentieri di Cimbricus / Siamo sicuri sia un affare di Stato?

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Martedì 2 Gennaio 2024

paperoni 


Che il nostro sia ormai il solo sport di Stato del pianeta è acclarato: non bastassero i soldi pubblici a far vivere Comitato Olimpico e Federazioni e finanziare una miriade di impianti. Il nostro sbrindellato Zio Paperone va oltre e si accolla anche alcune migliaia di atleti, …

Giorgio Cimbrico

Persino nelle vecchia DDR c’era posto per chi non era soldato o guardia confinaria, i temuti Vopos: Marita Koch gareggiava per l’Empor Rostock, un gruppo di velociste per il Karl Zeiss Jena. Un supermercato socialista e un’industria ottica di fama mondiale.Qui da noi, un altro livello, sino a una nuova fase: il mercato delle stellette e delle mostrine.

E una tendenza chiara: da finanzieri si diventa poliziotti (prima Gianmarco Tamberi, ora Larissa Iapichino) diventati sempre più dominanti, una squadra senza confini: uno dei capitani è attualmente domiciliato a Jacksonville, Florida.

Nota che andrebbe piazzata a piè di pagina: la pratica delle passaggio da un club militare all’altro ebbe tra le sue prime interpreti, se non la prima, Silvia Salis, oggi VV, vicepresidente vicario del CONI: da forestale divenne fiamma azzurra.

Quella che un tempo era una sistemazione provvisoria, riservata solo agli atleti bravi e molto bravi (scartabellando si ritrovano immagini di Livio Berruti in maglia FFOO, Beppe Gentile aviere, Eddy Ottoz soldato che poterono così vivere una naja migliore) è diventata una dimensione definitiva che ne investe alcune migliaia. Prendono un modesto stipendio, continuano ad allenarsi dove e come facevano prima, in molti casi hanno l’opportunità di valutare quanto possa essere conveniente abbracciare per sempre questa vita transitando in reparti operativi: Alessandro Andrei è stato campione olimpico, primatista del mondo, ispettore.

Le società militari hanno allargato il loro raggio d’azione, hanno finito per prendere il posto di quelle civili e tradizionali. Per fortuna l’atletica è dura a morire e specie in provincia è ancora viva e vitale: basta pensare a Bergamo, a Vicenza, ovviamente a Rieti.

Non è chiaro e non è noto il motivo per certi passaggi da una trincea all’altra. Magari c’entrano la politica e certi venti elettorali che nello sport italiano spirano costanti e forti come le brezzo spazzano le coste bretoni. Da escludere gli ingaggi: in ballo, qui, non ci sono società di calcio, ma istituzioni dello Stato.

Un’annotazione che qualcuno potrà accusare di moralismo riguarda i pezzi grossi e grossissimi dell’atletica italiana (ma non solo dell’atletica) che hanno un ricco accordo con la federazione e il CONI, hanno sponsor di un certo peso, rientrano nel giro dei meeting che elargiscono premi e bonus. Ecco, quello stipendio può far comodo a chi intende fare sul serio il carabiniere, il poliziotto, il soldato.

Una modesta proposta: chi grazie al lavoro, al talento è giunto a livello assoluti, anche sotto l’introito economico, può rinunciare, oltre alla busta paga, a quel paio di comparsate annuali in divisa, per la festa dell’Arma o per la visita nella casa del Presidente della Repubblica.

Stiamo parlando di una piccolo minoranza, molto nota. Tutti gli altri possono tranquillamente andare avanti in quella che, secondo un’antica etichetta risalente al mondo diviso in due blocchi, è la loro esistenza di dilettanti di Stato.

 
Un volta tanto parliamo di biglietti …

“E’ importante, è vitale che gli stadi non presentino posti vuoti. Ma devo notare che i prezzi dei biglietti dell’atletica hanno prezzi alti, molto alti. Non è stato così ai Mondiali di Budapest dove esistevano tariffe abbordabili che hanno permesso di avere il tutto esaurito per l’intero svolgimento della rassegna. Stadi pieni: è il requisito fondamentale: il contrario sarebbe inaccettabile”. L’intervento deciso è di Sebastian Coe, Lord di tutta l’atletica, di fronte ai prezzi fissati dal comitato organizzatore di Parigi 2024 per i dieci giorni dell’atletica allo Stade de France, 80.000 di capienza.

La tabella prevede una First Category a 990 euro e, dalla A alla D, scalando tribune e curve sempre più in alto, 690, 385, 195 e 85. A una media di 400 pro capite ogni sessione potrebbe valere più di tre milioni.

Non è la prima volta che i prezzi salati per i Giochi, che tornano a Parigi cent’anni dopo un’edizione memorabile, salgono in superficie. Qualche mese fa l’eptathleta belga Nafi Thiam aveva confessato di aver consigliato i genitori a rassegnarsi a entrare nella categoria dei telespettatori, rinunciando alla condizione di testimoni diretti.

E qualche lamentela è emersa anche dalle arti marziali che possono essere un buon terreno di caccia per i francesi che in questo momento non hanno frecce acuminate in atletica e nuoto. Amandine Buchard, judoka: “Non è il caso che i miei aprano un mutuo in banco per comprare i biglietti”.

La Francia è reduce da un successo di incassi alla Coppa del Mondo di rugby, con una media di 50.000 spettatori a partita e con un ricavato che deve ancora essere quantificato e che, a palmi, può essere nell’ordine dei 25 milioni. Ma l’Olimpiade ha l’aspetto e la consistenza di un affare più grosso.

 
In lode della compagnia dei granatieri

Quella di Paolo Dal Soglio, direzione Stellenbosch, si è allargata: Zane Weir, 22.44, Leonardo Fabbri, 22.34, sono stati raggiunti da Marcus Thomsen, norvegese, 21.09, e da Kyle Blignaut, sudafricano, 21.21. A chi isola a Tamberi, Jacobs e Iapichino i soli soggetti di cui vale la pena occuparsi è il caso di ricordare che i punteggi raccolti da Zane, 1267, e Leo, 1261, li pongono al vertice dei risultati centrati quest’anno da atleti azzurri. Tamberi è a 1233.Weir è 15° e Fabbri 18° All time. A 36 anni di distanza dal triplo exploit viareggino – e a poche ore dal 65° compleanno (Auguri!) – Alessandro Andrei resiste al quinto posto, la più alta posizione occupata da un azzurro. Quel 22.91 è il prossimo punto di riferimento.  

 

 

 

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