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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Duribanchi / Il nostro "pagellone" di fine anno 2023 ...

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Martedì 2 Gennaio 2024

 

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… redatto nella Biblioteca di forma ottogonale dell'Abbazia “di cui è pietoso e saggio tacere anche il nome“. Forse da Guglielmo di Baskerville, forse da Umberto Eco, forse da Milo Manara (che mirabilmente ha messo le mani con la sua matita su “Il nome della rosa“). Non credo da Jean Jacques Annaud.

Andrea Bosco

SINNER Yannik: voto 10 (cum laude)Un master-mille, la Coppa Davis, le vittorie su Alcaraz e sul demonio serbo Nole. Grande stagione. Il futuro è suo. Panatta l'ha presa bene. Pietrangeli meno. Questione di carattere. Nicola e Adriano sono stati i più grandi. Yannik, quasi certamente, lo sarà più di loro.

BUFFA Federico: voto 10Nessuno sa narrare per immagini come lui. Molti ci provano e ci hanno provato Bravi, ma Buffa è di un'altra categoria. Come il 14 dell'Ajax inventò un altro modo di giocare al calcio, così Buffa ha saputo creare un genere nello sport che affonda le radici nel modo di raccontare del grande Zavoli. Racconto documentato e rigoroso con concessioni al linguaggio colloquiale. Per farlo devi aver letto Huck Finn, l'Ernest de “il giovane Nick“, e quell'Holden Caulfield che si chiede “dove vadano a finire d'inverno le anatre di Central Park“. Altrimenti ti manca la “metrica“. Ascoltare il radiocronista di Quella sporca ultima meta. Poi ascoltare Buffa: per capire.

UMANA REYER donne: voto 10 – Venti gare disputate tra Italia ed Europa e venti vittorie con percorso netto. Il coach Mazzon sta trasformando Matilde Villa in una leader. Meno punti a referto e più assist. La ragazzina deve lavorare sul tiro da tre punti. Fanciulle in missione: chi conosce Mazzon afferma che le ha trasformate in tante soldatesse.

INTER: voto 9 – Una finale di Champion's persa immeritatamente contro il City di mago Pep. La Coppa Italia. Un 2023 chiuso a 45 punti. La “beneamata“ sogna la seconda stella che coincide con la vittoria in campionato. Bravo Inzaghi: sarebbe ora di non chiamarlo più Inzaghino.

JUVENTUS: voto 8 – Un terzo posto in campionato e la qualificazione in Champion's vanificati dalla penalizzazione di 10 punti inflitta dalla Procura Federale. Un secondo posto a due punti dall'Inter attuale capo-classifica giocando con la nursery che si è fatta le ossa nella Next Generation. Yildiz diamante grezzo ma purissimo. Juve che assomiglia a quella di Heriberto Herrera che vinse lo scudetto nel 1967 all'ultima giornata sull'Inter dei fenomeni Suarez, Corso, Mazzola, Facchetti. Stessa granitica difesa, stesso “corto muso“. Ad Allegri manca un Luis Del Sol, l'ex “postino di Di Stefano “che incantò anche a Torino”. Allegri predica “quarto posto“. I giocatori sognano lo scudetto. Come afferma il protagonista di Frankestein Junior: “Si può fare“.

BRIGNONE Federica: voto 7 La sfiga di gareggiare (vale anche per Sofia Goggia) nell'era dominata dall'aliena Mikaela Shiffrin. Capita di essere Gimondi e di dover correre nell'era di Merckx. Federica doveva ritirarsi, ma a 34 anni sta dimostrando tutto il suo immenso valore. La bionda USA “non fa prigionieri“, la belva bergamasca annota e cova rivincite. Una è fisicamente dirompente, l'altra va oltre i propri limiti rischiando ai “confini della realtà“. Ma Federica Brignone, stilisticamente, è inarrivabile: non la più forte. Certamente è la più “bella“ in pista.

EGONU Paola: voto 6Si può dare di più. Meno polemiche, pochi ripensamenti. Prenda la bandiera italiana e voli sopra alla rete come sa fare lei. Nessuna è come lei. Ogni tanto lo dimentica, distratta da troppe cose che non sono il volley.

ARMANI OLIMPIA Milano: voto 5 – Vedi Egonu. Il prode Ettorre (Messina) uno e bino lascia perplessi. La squadra ha talento, ma non tutti si chiamano Nick Melli, disponibili a sbucciarsi le ginocchia sul parquet. Messina è un gran allenatore. Ma forse non sa scegliere al meglio i giocatori. Difetto ricorrente nelle squadre di basket come in quelle di calcio. Nell'Olimpia tutti sono individualmente bravi. Ma questo non ne fa una squadra. Si accende uno, si spegne il vicino di banco. E così via.

FERRARI: voto 4 “Parole, parole, parole“. Da anni il refrain è proiettato al futuro: cambieremo, faremo, stupiremo. Poi la pista dice Red Bull. E soprattutto Max Verstappen. Quindi: cercasi Ferrari, disperatamente. Il Drake di Maranello, che già si sta rivoltando nella tomba per il film che gli hanno cucito addosso, si immagina abbia gli zebedei fumanti per una situazione che si è incancrenita.

FIGC: voto 3 – Fuori dal Mondiale per due volte di fila. Italia qualificata all'Europeo per il rotto della cuffia. Federazione presa a pesci in faccia per la cancellazione del “decreto crescita“. Dice che cresceranno i “vivai italici“. Per crescere ci vogliono investimenti e di quattrini il calcio nostrano non ne ha. Ha debiti: troppi. Ma il signor presidente federale non se ne accorge. O forse non vuole accorgersene. Ammaliato dal presidente UEFA Ceferin (una vicepresidenza val bene una cecità) non vede la voragine che il sistema ha prodotto. Non si accorge che il precipizio è ormai vicino. Non fa le riforme, Gravina. Non riduce il numero delle partecipanti ai campionati (son voti e anche lui “tiene famiglia“), non controlla i bilanci delle società. Gli è bastato lo scalpo della Juventus: come se le plusvalenze una società possa farsele da sola, senza altrui   complicità. Non ha messo in piedi un programma che snellisca la burocrazia e invogli i privati a realizzare impianti più moderni. Quelli che, oggi, solo Juventus ed Udinese possono vantare. I “gattopardi“ sono così: fingono di voler cambiare tutto, affinché nulla cambi.

SALA Beppe: voto 2 Qui non si contestano le mille (contestabili) cose che sindaco di Milano ha fatto e sta facendo. Qui si contesta la vicenda Meazza che lo ha visto prima “Pilato“ (anche Sala tiene famiglia e nella sua giunta ci sono i Verdi ostili alla demolizione dello storico impianto e alla costruzione di nuovi in zona San Siro), poi duro oppositore del “vincolo“ messo dalla Soprintendenza con tanto di ricorso al TAR. Ma contemporaneamente contrario ai referendum che consentirebbero ai cittadini di esprimersi, “perché esiste un vincolo“. Insomma: “Chi vola è pazzo, chi è pazzo può essere esonerato dalla missioni di volo, chi chiede di essere esonerato dalle missioni di volo: non è pazzo“. Comma 22. Regolamento dell'Aeronautica Militare Statunitense durante la Seconda Guerra Mondiale. L'autore di chiama Joseph Heller. Il romanzo è reperibile su Amazon.

PISTA DI BOB per Milano-Cortina 2026: voto 1– A tutti. Ai sindaci, ai presidenti di Regione, al CONI, al governo. Chicchere tante, fatti zero. Ipotesi: a Cortina, a Torino, in Svizzera, in Austria, in Germania, addirittura negli Stati Uniti. Il tempo passa, la figura di “palta“ fatta, finora, dall'Italia è stata sbattuta in prima pagina su tutti i giornali del pianeta. E ancora chiosa Salvini che ministro competente non è. Ma quello, pettinatissimo, dello Sport, che competente dovrebbe essere, si astiene e brilla per il silenzio. Del resto, come fa dire Don Lisander al pavido “Don“ della sua storia: “se uno il coraggio non ce l'ha, mica se lo può dare …“.

VAR: voto 0 – Scempio domenicale. Il regolamento dovrebbe essere uno solo. Ma il protocollo VAR viene “interpretato“. C'è chi “ vede “ e chi trova clamorosi momenti di cecità. Secondo il designatore, Rocchi, ex eccellente arbitro, il VAR valuta “l'intensità degli interventi“. Insomma: arbitra il VAR, a volte. Altre non lo fa. Morale: i casini che accadevano prima dell'introduzione del VAR erano nulla rispetto agli odierni. Prima c'era il sospetto che gli arbitri soffrissero (come coniò il designatore di allora, Bertotto, dopo uno scandaloso Venezia-Inter arbitrato dal signor Sbardella di Roma, finito inseguito in barca per i canali della città) di “sudditanza psicologica“. Oggi appare evidente che al VAR ci siano arbitri impreparati al mezzo. Le castronerie confezionate consiglierebbero l'impiego di tecnici informatici.

 

 

 

 

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