Fatti&Misfatti / Servono un mago e un ciabattino
Martedì 5 Febbraio 2019
Per i suoi 75 anni Valerio Bianchini, l’unico allenatore, con Recalcati, che ha vinto tre scudetti in tre città diverse, ci fa sapere che siamo alla deriva e che il tiro da tre è populismo per chi in palestra lavora poco. Lui, come al solito, esagera e vorrebbe alzare il canestro oltre i 3,05 visto che non si possono ingrandire i campi.
Oscar Eleni
Davanti alla bottega di Donato Romano il ciabattino di Bormio che ci fece conoscere il balivo Pini quando il Valtellina circuit era amore. Servono scarponi nuovi per affrontare questa terra di maghi che non prevedono mai burrasche finanziarie anche se poi sono in pochi a pagare, un po’ quello che dice Matteo Mammi, l’uomo che governava i cieli di SKY, il compagno invidiato della Leotta, anche se denunciando la pirateria che rende schiave le tv private si dimentica di far sapere che agli abbonati del pacchetto intero non è stato condonato un euro anche se ci sono tre partite di calcio in meno, se il basket è solo farfugliamento NBA, per non parlare di tutto il resto abbandonato per stare dietro ai motori.
Abbiamo bisogno di maghi che spieghino meglio dove stiamo andando e confessiamo di dover chiedere scusa a Mauro Berruto, ex citti della pallavolo, perché non eravamo davvero suoi estimatori ai tempi in cui epurava la nazionale dai lavativi, che non erano poi soltanto santi bevitori. Ci sembrava un po’ troppo rigido e saccente, abbiamo persino temuto che il CONI lo mandasse all’atletica malata dopo averlo messo in quarantena come cittì del tiro con l’arco. Insomma non ci aveva rubato il cuore e la mente almeno fino a quando non è stato intervistato da Salvatore Merlo per il Foglio. Bell’intervento, una schiacciata nel punto giusto, chiedendo agli sportivi di schierarsi adesso che l’unica opposizione è quella della Chiesa, difendendo il sacro scuso delle tre esse, sport, scuola, salute: “Non possiamo farci travolgere dalla paura irrazionale degli altri, pensare di restare chiusi. Studiare serve e il mondo dello sport non è un cda della RAI da lottizzare”.
Sembra aver bisogno di un mago anche il basket che si prepara al suo febbraio di fuoco, finali di Coppa Italia, qualificazione mondiale contro l’Ungheria in una partita da vincere nella speranza che gli azzurri sentano un brivido caldo e quello giusto attraversando il corridoio della gloria dove si ricorda l’età dell’oro della grande armata giallo blu. Il Merlino della situazione si è materializzato sulla Repubblica in una sostanziosa intervista fatta da Emanuela Audisio per i 75 anni di Valerio Bianchini, l’unico allenatore, con Recalcati, che ha vinto tre scudetti in tre città diverse. Il Vate ci fa sapere che siamo alla deriva e che il tiro da tre è populismo per chi in palestra lavora poco. Lui, come al solito, esagera e vorrebbe alzare il canestro oltre i 3,05 visto che non si possono ingrandire i campi soprattutto da noi dove i palazzetti sono ingestibili, piccoli, spesso sporchi e poco accoglienti, quasi mai funzionanti per quello che serve e infatti nel capitolo multe ogni settimana c’è una doccia gelata, un cronometro che non funziona e l’acustica deve essere pessima se in A2 l’americano di Cassino Mike Hall denuncia arbitri che gli chiedono di star calmo mentre dalle tribune arriva di tutto e non soltanto insulti, stanco di vivere nel disprezzo dei pezzenti che sfogano le loro frustrazioni dalle tribune.
Si rassegni come tutti. Abbiamo visto come ha reagito la curva interista dopo la squalifica. Striscioni contro tutto e tutti, persino la società che adesso vive due bufere nell’anno del maiale: la squadra tremebonda sbaglia anche le cose più facili, la gestione tecnica diventa un problema, quella esterna sembra irrisolvibile se la reazione è quella vista a San Siro mentre il Bologna soffiava via la nuvola nera sopra una città che ha ritrovato anche la migliore Virtus dell’anno contro le cicale di Avellino.
Basket degli invidiosi che non riesce a guardare oltre la siepe, che non impara nulla da chi sa fare davvero meglio come la pallavolo e la finale di Coppa Italia femminile a Verona, con la bambina che canta l’inno, la marcia dell’Aida, meriterebbe di essere copiata da questi che ci servono il surgelato televisivo ed insistono per una finale ad otto che non ha davvero senso se non per la loro vetrinetta.
San Valentino a Firenze e la Virtus vista contro Avellino garantirà un bel pubblico per la sfida “impossibile” a Milano come ha confessato il portierone Pagliuca fedelissimo del basket dopo aver tanto sognato, sofferto e vinto con il calcio. Meglio per tutti, forse non per Milano che si trova senza Gudaitis il suo centro di gravità che qui spostava tante cose come del resto in Eurolega. Certo che l’Armani ha le armi, gli uomini e il mago per superare i giorni della merla, quelli dove il fisico cede alle troppe partite, ma di sicuro sarà più impresa riconquistare la Coppa Italia, vinta due volte da Repesa, che vincere ai supplementari sul campo di Gran Canaria, 15ª nel campionato spagnolo, ne ha presi 100 in casa da Vitoria, penultima di eurolega con 3 sole vittorie anche se una la più incredibile fu ottenuta al Forum dove le magie erano state abolite. Nel cerchio magico di Milano adesso c’è Nunnally che già aveva incantato Avellino ed è diventato campione con il Fenerbahce prima di tentare con la NBA dove non ha trovato posto, ma lassù, come direbbero i vocalist di SKY, essere arruolati non è mai facile, chiedete a Teodosic che fa il malato milionario ai Clippers, chiedete anche al genietto Doncic che non manderanno in campo nella partita delle “stelle” che da sempre è cosa loro, un affare per miliardari che ti portano alla fiera delle vanità tirando a tutti i piccioni che ci credono. Qui fa ancora la differenza direbbero a Gran Canaria. Probabile. Vedremo.
Ai voti, ai voti …
... gridano quelli che non sanno più dove andarli a cercare come il Piddi dei litigiosi, come cantano ad Abu Simbel fra vecchie mummie, ricordi sacri.
10 A SPISSU e PAJOLA due giovani a cui Sassari e Virtus Bologna si affidano spesso. Eravamo scettici. L’ultima uscita ci ha detto che possiamo credere in gente che almeno ha coraggio.
9 A Nicola BRIENZA se davvero gli ottusi regolamenti nel Paese che chiede sempre più spazio per gli italiani, anche quelli che giocano male e speculano sull’aiutino, allenandosi poco perché devono stare molto in sala tatuaggio, gli hanno consentito di guidare la sua Cantù in una partita sola. Lo ha fatto benissimo. Lasciatelo continuare anche se non riuscite a fare niente per liberare il Cantuki dall’acciaio andato a male.
8 A Frank VITUCCI che sta facendo strage nel pollaio dei faraoni che non davano credito alla sua Brindisi. Sta giocando bene, sta andando bene. A Firenze ci dirà se ha ancora armi per stupire. Al momento lui e la sua società sono i personaggi dell’anno. Complimenti a Marino che quando guidava la Lega non ci sembrava così lucido.
7 A TORINO per averci tolto l’angoscia di poter perdere una città davvero importante per il movimento. Magari non saranno play off, però sapere che c’ è un futuro in società porta sollievo, speriamo lo capiscano anche i giocatori.
6 A Nico MANNION non solo per i suoi 57 punti in una partita e Davide MORETTI che gioca a Texas Tech perché nelle riserve indiane del grande basket americano saranno preparati bene per servire la causa di san Petrucci e di Azzurra Fremebonda, quando sarà il momento.
5 A FROSINI che merita nove quando dice che a Reggio Emilia nessuno è esente da colpe, ma non può salvarsi se non trova una soluzione per salvare una società che soltanto ieri ha giocato due finali scudetto.
4 Alla CREMONA frullata sul campo di Desio da una Cantù appena tradita ed abbandonata dal suo allenatore che incautamente avevamo considerato “eroico” come il Sodini dell’anno scorso. Una bestemmia, oltre alla maledizione per il fuggitivo, ma certo la Vanoli non può essere quella vista domenica.
3 Agli ARBITRI che stanno troppo davanti al video, che si preoccupano se la maglia non è nei pantaloncini, ma poi fingono di non sentire quello che arriva dalle tribune come denuncia Mike Hall, come succede troppo spesso sui campi diciamo sportivi, anche per gare minori. Siamo davanti alla demenza che ci vorrebbe pure governare.
2 A Valerio BIANCHINI perché nella sua bella intervista a Repubblica ha fatto venire una crisi di nervi a questi nuovi sacerdoti del basket un altro sport dicendo chiaro che “siamo al circo, il pivot non ha più un ruolo, buttala dentro come puoi, ecco il linguaggio svilito e semplificato”.
1 Al “crudele” BRAMOS che ha ridato colore alla Reyer sotto di 21 a Pesaro facendo capire qual’ è la vera differenza fra società in un campionato dove fra ricchi e poveri c’è abisso. La differenza del denaro più che delle competenze, come direbbe quella bausciona che ai bambini insegna il peggio “i soldi sono tutto”. Un Bramos da otto dirà il sindaco e patron Brugnaro per aver evitato la super incazzatura dopo la sconfitta delle reyerine nella partita persa in casa contro Schio che ora led ha raggiunte in testa al povero basket femminile tradito da Napoli e non soltanto da dirigenti senza coperture economiche.
0 Al californiano James NUNNALLY, nuova stella dell’Armani, perché ha tolto uno dei veli dietro cui si nascondono spesso i maghi della panchina: come può uno arrivato da tre giorni essere il migliore in campo senza aver passato il battesimo degli allenamenti, della vita in palestra con chi trasforma l’acqua in vino?
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