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Doping / Gli atleti russi esclusi dal TAS. Ora tocca al CIO ...

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Venerdì 22 Luglio 2016

isinbaeva

Causa (presunto) peccato di doping, l'atletica russa non verrà ammessa ai Giochi di Rio. Questo il responso del TAS (il Tribunale Arbitrale dello Sport) che ha respinto il ricorso di 68 atleti russi contro il bando della IAAF (la federazione internazionale presieduta da Lord Seb Coe, gran capo di Londra 2012) emesso lo scorso 17 giugno. Si tratta di una decisione storica che certo farà giurisprudenza e che, se mai ce ne fosse stato bisogno, ribadisce la difficile convivenza tra giustizia sportiva e giustizia secolare. Non per nulla, la più titolata tra gli esclusi - la primatista mondiale dell'asta Yelena Isinbayeva (nella foto) che, col suo recente 4.90, si proponeva per un nuovo titolo olimpico - amareggiata, ha annunciato di volersi rivolgere a un tribunale per i diritti dell'uomo. "Io, pulita, non sarò a Rio, dove invece gareggerà gente condannata per doping a due o quattro anni". (E' il caso del nostro siepista Jemal Chatbi).

In ogni caso, non una bella pagina, perchè la IAAF - che pure aveva inviato in Russia una propria commissione d'indagine, a differenza della WADA, affidatasi ad un indagine esterna - non ha fatto distinzione alcuna, sparando un po' nel mucchio, buttando il bambino con l'acqua sporca. Doping di Stato eretto a sistema, sarebbe la sua convinzione prevalente e come tale da punire senza riguardo o distinguo.

Secondo quanto si apprende, rinviando le motivazioni della sentenza sul ricorso, il TAS ha sottolineato che gli atleti "non sono eleggibili" per i Giochi in quanto la IAAF ha escluso l'intera federazione. Tuttavia, "qualora alcuni atleti dimostrassero di aver rispettato a pieno le norme stabilite dalla IAAF", il CIO dovrebbe (potrebbe?) ammetterli ai Giochi, ma sotto la sua bandiera. Una limitazione che nessun atleta, non solo russo, si sentirebbe di accettare.

La decisione del TAS dà ora semaforo verde al CIO che aveva congelato l'intera questione in attesa della sentenza, sperando forse in un esito diverso. "Ora studieremo e analizzeremo la decisione del TAS", ha fatto  sapere un portavoce del Comitato Olimpico Internazionale che ha fissato per domenica 24 luglio la sua decisione  finale se escludere o meno da Rio tutto lo sport russo. (Proprio ieri è stata annunciata la composizione della squadra russa per i Giochi, forte di 387 unità).

A questo punto appare irrilevante l'intenzione di voler approfondere "il rapporto tra responsabilità soggettiva e oggettiva". Non ce ne sarebbe il tempo. Occorreva pensarci prima. La patata bollente è ora nelle mani di Thomas Bach, il Sor Tentenna dello sport mondiale, che si è spinto troppo in avanti negli annunci e non  ha saputo gestire razionalmente l'intera faccenda (e con quel senso pratico che gli dovevano suggerire i numerosi contratti pubblicitari già firmati). Tanto più che sullo sfondo di profilano centinaia di ricorsi con la richiesta di indennizzi milionari.

Come era prevedibile, lo scontro si è subito trasferito sul piano politico, aprendo un altro capitolo della nuova guerra fredda in atto tra Stati Uniti e Russia. Il Cremlino, definendo inaccettabile la sentenza, ha affidato al portavoce di Putin,  Dmitri Peskov, la sua reazione. "Il tema della responsabilità collettiva - ha dichiarato Peskov - dal nostro punto di vista difficilmente può essere accettabile. Si tratta di atleti che si stavano preparando alle Olimpiadi e che non hanno a che fare con il doping; per di più i loro test venivano prelevati regolarmente dalle agenzie antidoping straniere."

Non è stata la sola presa di posizione delle autorità sportive russe che stanno anche valutando il ricorso alla Commissione Etica della IAAF. "E' ora di rivolgersi ai tribunali civili", ha dichiarato il chiacchierato ministro dello sport,  Vitali Mutko che ritiene la sentenza influenzata dal rapporto McLaren e dalle pressioni americane.

Tra le tante dichiarazioni, quella del presidente Coe, in linea con la sentenza del TAS. "Non e' il giorno delle dichiarazioni trionfalistiche, ma la IAAF ha le sue regole antidoping, e oggi il TAS ha confermato che sono valide e vanno rispettate. E io sono molto grato per questo". A domenica la prossima puntata. Ma intanto, a Rio, stanno già ammainando la bandiera russa. La battaglia si sposterà su altri fronti, ci si può scommettere.  

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