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Roma 2024 / Considerazioni a confronto con le realta' del CIO

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Venerdì 27 Febbraio 2015

LUCIANO BARRA

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Appena possibile, sarà utile fare un paragone tra le diverse città che hanno annunciato di volersi candidare per i Giochi del 2024. Per alcune si hanno dati molto dettagliati, mentre per altre (vedi Roma) siamo solo alle buone intenzioni. Il CIO spera di avere tante candidature, ma personalmente dubito che ciò potrà avvenire, per motivi diversi. E, soprattutto, per la difficoltà di convincere le differenti "opinioni pubbliche". Boston ha sicuramente più difficoltà di Roma e di Parigi, ma ha adottato una politica intelligente ed ha programmato 9 incontri con la cittadinanza. Ma resta un dato: tutte sono "sotto schiaffo" qualora fosse indetto un referendum. Cortina lo ha lanciato in vista di una possibile candidatura per i Mondiali di Sci alpino. Sarà molto interessante vedere il risultato. Per quanto riguarda, invece, Roma 2024 si stanno completando le operazioni necessarie per presentarsi preparati alla corsa finale. E' stato importante che gli attori principali del Comitato Promotore si siano presentanti al CIO, non solo dal punto di vista formale, ma anche per capire quanto da farsi per il futuro.

Mi ha stupito invece che il Comune di Roma e il suo Sindaco non abbiano fatto parte di quella squadra. Di recente ho anche letto sul Corriere della Sera la seguente frase: "A Marino, infatti, avevano rappresentato una realtà diversa: come se lui, in questa fase, avesse dovuto avere un ruolo più 'attivo'. O mettere la sua firma, ad esempio, sulla candidatura. Gli è stato spiegato, però, che quelle sono le vecchie regole del CIO, cambiate di recente. E che il suo apporto sarà impotante più avanti."

Avendo fatto parte di una delle Commissioni del CIO che hanno proposto i cambiamenti dell'Agenda 20+20, mi sono sorti dei dubbi su questa interpretazione (di comodo). Non mi risulta che il ruolo della Città ospitante sia cambiato rispetto al passato. Infatti, la Raccomandazione 1/9 dice testualmente:

"The IOC to accept other signatories to the HCC than the gost city and the NOC, in line with the local contest". Letteralmente: "Il CIO accetta altre firme per l'Host City Contract (HCC) oltre la Città e il Comitato Olimpico, in linea con il contesto locale."

Ciò sta a significare non solo che non sono cambiate le regole, tranne il fatto che è possibile aggiungere un'altra Istituzione (Regione e/o Provincia) nella firma del contratto della Città Ospitante. Questo testo conferma che il Comitato deve essere formato dalla Città congiuntamente con il CONI. Qualcuno dovrebbe spiegare al Sindaco di Roma, e al suo Consiglio, che il Comitato della Città Ospitante è un documento di qualche centinaio di pagine, con una serie di impegni importantissimi e che necessitano di tutta una serie di delibere comunali che vanno prese al momento della presentazione della Candidatura.

Credo che sia un errore nascondere la verità all'attore principale della Candidatura. Infatti, la città rimane il soggetto principale assieme al Governo. Il CONI rimane importante come garante del rispetto delle norme del CIO, ma non può certo sostituirsi al Comune nel fornire le garanzie. Va ricordato che, nonostante il pesante debito del Comune, il bilancio comunale è almeno 30 volte superiore a quello del CONI.

Ma più che questi aspetti, credo che vada sfruttato il grande cambiamento che il CIO ha inserito nell'Agendda 20+20. Che non è quello dell'utilizzo di impianti al di fuori della Città Ospitante, male interpretato in un primo momento ed ora riportato nel suo giusto alveo. E' un altro.

Fino al 2020, infatti, il CIO chiedeva innanzitutto il "perchè" si intendeva candidarsi. E la risposta non doveva essere quella di soddisfare le proprie esigenze, ma di cosa la Città poteva offrire al Movimento Oimpico. Ora questa teoria è stata ribaltata ed il CIO chiede: "Diteci perchè volete i Giochi e cosa i Giochi possono fare per la vostra Città." A me pare un invito a nozze per Roma che ha disperatamente bisogno di essere modernizzata, forse anche "civilizzata". In un precedente articolo mi ero dilungato sulle opere urbanistiche di cui Roma avrebbe bisogno per giustificare una candidatura olimpica, con il Giubileo 2025 che segue. Purtroppo, di tutto ciò non si parla e soprattutto non ne parla il Comune di Roma, primo beneficiario di tutto. Il motivo? Il timore (terrore?) che si possano ricordare scempi del passato e del presente.

Comunque, la candidatura si sta sviluppando. Se vogliamo fare un parallelo con la Formula 1, vista la tipologia della Presidenza del C.P., possiamo dire che esistono i due piloti e sono di grande rilievo (i due Luca); va prendendo forma la carrozzeria (i partner della candidatura e quindi del Comitato che andrà legalmente costituito); va ora montato il motore (la candidaura vera e propria, che - a differenza di Boston e di Parigi - non è mai stata annunciata); va contrattata la benzina (le risorse per far "camminare" la macchina); e poi scegliere le giuste gomme (chi sarà a dover cercare i voti favorevoli): purtroppo, pare che quest'ultima attività sia già in corso. Il Presidente del Comitato è un esperto in materia e quindi c'è da prevedere che la nostra "rossa" funzionerà.

Personalmentem poi - come ha già scritto Gianfranco Colasante - non sono convinto che i riferimenti a Roma '60 siano giusti. I motivi sono i seguenti:

a) solo uno o due dei Membri del CIO che voterà nel 2017 era presente nel 1960 ai Giochi di Roma;

b) utilizzare impianti di Roma 1960 è giusto, come altri luoghi "icona" della storia di Roma, ma non vanno sottovalutate l'avidità e l'ingordigia delle Federazioni Internazionali, sulle quali il CIO spesso può poco. Non dimentichiamo che le risorse che il CIO distribuisce dopo i Giochi (e sono tante, circa mezzo miliardo di dollari) vengono distribuite secondo parametri precisi. Fra loro c'è anche il dato relativo agli spettatori durante le gare.

c) infine la considerazione più importante. Roma 1960 è stato il completamento di un progetto culturale e sportivo voluto da Onesti e Zauli per far sì che l'Italia, nel pieno boom economico, anche nello Sport facesse un salto di qualità. Quei Giochi furono il coronamento di una serie di avvenimenti che non possono essere dimenticati: l'accordo per lo Sport nella Scuola, la costruzione da parte del CONI dei Campi Scuola, delle Palestre e delle Piscine in ogni angolo d'Italia e, soprattutto, il conseguimento di grandi risultati sportivi, secondo un preciso progetto, che portarono l'Italia al terzo posto nel medagliere finale. 

Esistono oggi questi progetti e, quindi, questi presupposti? Dubito. Quello che cercherei di evitare, è proprio di usare la parola "vintage" che ricorda più le sciarpe di Bertinotti che la cultura sportiva (di cui abbiamo tutti un disperato bisogno).  

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