- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Opinioni / Rugby e Calcio: credibilita', infortuni, manipolazione

PDFPrintE-mail

Mercoledì 11 Febbraio 2015



GIACOMO MAZZOCCHI




rugby

 

Assistito ad Italia-Irlanda del “Sei Nazioni” allo Stadio Olimpico dove lunedì 9 febbraio si è giocata la partita Lazio-Genoa di calcio spostata per cedere l’impianto al rugby. L'evento suggerisce tre considerazioni rilevanti. L'Olimpico era gremitissimo in ogni ordine di posti. Mancavano solo i bloccati dalla neve sull'Autostrada del Sole! Comunque, non si notava. Lunedì per il match di calcio di Serie A fra due squadre in lotta per entrare in Champion’ League si attendevano poco più di 20.000 spettatori, abbonati e ragazzi inclusi, nonostante Lotito avesse abbassato i prezzo della curva di 1 euro! In tutti gli altri stadi italiani è la stessa assenza di grande pubblico, San Siro compreso. Solo il nuovo stadio torinese di proprietà della Juventus si aggira sui 40.000 spettatori. Per trovare spettatori sopra le 70.000 unità, anche a San Siro e all’Olimpico di Roma, bisogna attendere il Rugby. Neanche la Nazionale di calcio riesce più a richiamare il pubblico delle grandi occasioni.


Come mai? Io ho una mia teoria. Mi piacerebbe confrontarle con altre. Per me il discorso è quasi elementare: il rugby è quello che deve essere, uno sport, cioè leale, senza trucchi e dove vince chi se lo merita. Nel calcio la sensazione è che non sia così. Mettiamo il caso di Roma-Empoli di Coppa Italia dello scorso 20 gennaio. I toscani, magnifici, con la loro squadretta di ragazzini in massima parte fatti in casa, meritavano il successo pieno e conducevano 2-0. Con qualche fortuna la Roma, dominata, riesce a fatica a difendere il pareggio sperando di passare il turno ai calci di rigore . E' il massimo che si meriti. Invece, appena iniziata la ripresa, l'arbitro Di Bello (molto poco:...) fischia a favore della Roma un rigore fra i più clamorosi della storia del calcio, roba che i penalty concessi alla Juve fanno ridere. De Rossi realizza, la Roma va ai quarti di finale.

Il furto è così umiliante per tutti gli spettatori, anche i giallorossi, che la Roma esce dal campo tra i fischi e al grido: COME LA JUVE! Invece di festeggiare lo scampato pericolo, i tifosi della Roma hanno protestato a lungo e fischiato alla fine per un regalo vergognoso e antisportivo. Lo stesso Corriere dello Sport, quotidiano della Capitale, dimenticando gli interessi editoriali, ha intercettato gli umori della folla e in prima pagina ha denunciato il non edificante dono. Sportivi i tifosi, sportivo il direttore napoletano del Corriere dello Sport Paolo Di Paola, conscio che se il calcio continua a perdere credibilità il suo giornale, prima o dopo, non lo leggerà nessuno. Ma a fare compagnia all'arbitro Di Bello è stato soltanto l'allenatore della Roma, Garcia che ha preso una grande occasione di dimostrare che è uomo di sport. Invece di scusarsi con l'Empoli, magari retoricamente, offrendosi di rigiocare la partita falsata, per paura di lasciare il monopolio dei regali alla Juventus (vedi il gol in fuori gioco di Tevez sabato sera contro il povero Milan di Berlusconi!) ha sostenuto che, per lui, il fantomatico rigore ci stava.

Senza la cornice di credibilità, la voglia di sport va a farsi benedire. Nel rugby la credibilità c'è. Nel calcio siamo alla canna del gas e lo dimostrano gli spalti vuoti. D'altronde attorno al calcio esiste una vera e propria cortina di connivenza ed omertà che soffoca e manipola tutto. In questo senso al primo posto vengono proprio i media asserviti ai poteri forti calcistici. Non tutti hanno il coraggio di Di Paola, specie in ambito televisivo. Il fuori gioco di Tevez era netto. Le riprese Tv in corso di cronaca lo hanno mostrato chiaramente. Idem per il pubblico e per qualche media libero, ma per gli ineffabili telecronisti era dubitativo: forse, di pochi centimetri , eccetera. Solitamente in casi analoghi il fatto andrebbe mostrato e rimostrato fino alla nausea. Sabato, niente. Perchè? Perchè le riprese in casa Juve vengono effettuate dalla Juventus, unica società cui si offre questa opportunità. Lo ha rivelagto a caldo lo stesso Amministratore Delegato Galliani, su tutte le furie.

Insomma, continua tranquillamente ad imperversare quello che è stato chiamato Il Sistema Moggi: bravissimo sul campo e sul mercato, ma anche a manipolare arbitri, media e opinione pubblica. Perchè nel calcio la palla è rotonda ed è meglio sistemare bene le cose dentro e fuori il prato verde per evitare brutte sorprese! Perchè far vedere a tutti troppo bene un errore arbitrale che ha favorito la Juventus e creare un clima non favorevole? C'è sempre qualche amico pronto a farti un favore.

E a proposito di manipolazione dell'opinione pubblica, fra domenica e lunedì si è aggiunto un nuovo gioiello da parte di Sky che ha mandato in onda un lungo comunicato con cui rigetta ogni accusa, sostenendo che la posizione delle telecamere e della regia sono stabilite dalla Lega ad inizio di stagione. Nulla dice che la produzione solo nel caso della Juve è competenza della società della FIAT e niente dice che ciò che viene trasmesso dipende dalla scelta personale, fatta al momento dalla regia. La quale, nel caso specifico, si è ben guardata da ripetere il replay della posizione del fuori gioco di Tevez, giacchè dalla posizione delle relecamere risultatava inconfutabilmente tale. Il filmato, excusatio non petita mostrato da Sky, presenta, infatti, l'azione extrapolando una serie di dati sofisticati per correggere il parallelismo falsato dalla posizione della telecamera. Un processo su cui Sky ha impiegato due giorni ed il regista un istante per non offrire allo telespettatore una immagine erronea. Solo in questo caso, però. Un trattemento tutto per la Juventus, con la produzione televisiva casalinga, e non in tutti gli altri casi di moviola, mostrati e ripetuti a piè sospinto.

Gli amici della Juventus hanno, dunque, aggiunto un altro tassello alla loro opera. Sfruttando l'occasione della polemica in corso per elaborare una dimostrazione che per la telecamera prefissata, elaborando elaborando, la posizione di Tevez era millemetricamente corretta, alla faccia della moviola. Quindi il gol poteva ritenersi valido e perciò nessun regalo alla Juventus che ne uscirebbe davvero trionfante.

Ma il punto non è questo. E' un altro. Il regalo alla Juventus non è consistito nel ratificare la rete di Tevez, ma nell'aver evitato alla Juve un trattamento da gogna evitando di rivedere, subito, e subito dopo, il replay dell'azione che mostragva un netto fuorigioco. Ed ora anche con la nuova documentazione tirata fuori dal cilindro. Un trattamento concesso, si dà il caso soltanto ai bianconeri. Una vera e propria vittoria del Sistema Moggi che ha consentito alla Juve di prendere due piccioni con una fava: la legittimazione del gol irregolare e la possibilità di gridare ai quattro venti: “siamo perseguitati perchè siamo i migliori” e continuare a prendere regali alla faccia della credibilità. Lo stesso Sistema che la Roma sta cercando di realizzare.

L'unico dato resta, in tutto questo, che gli italiani la foglia l'hanno mangiata tutta. Si sono allontananti dagli stadi minori (anche a Milano) e presto, a cercare il pallone rotondo, si andrà solo a Torino e Roma, gli altri a cercare aria nei pressi della palla bislunga.

E con questo torniamo, dunque, al Rugby ed alla seconda considerazione scaturita da Italia-Irlanda. E' stata una partita molto aspra quella fra i due paesi con la bandiera bianco rosso e verde. Ha vinto, come era prevedibile, l'Irlanda, campione del Sei Nazioni che a novembre ha battuto sia l'Australia che il Sud Africa, e messo in crisi anche gli All Blacks. E' stata una battaglia autentica. Gli azzurri hanno fatto 230 placcaggi contro 84 dei verdi. Ogni tanto qualcuno metteva un ginocchio a terra. Mentre il masseur gli faceva un impacco d'acqua, la partita continuava.

In quello stesso Stadio Olimpico un giocatore della Lazio, l'attaccante Georgevich, un paio di settimane fa si è rotto un malleolo incciampando sul pallone, mentre il nuovo acquisto della Roma dal Cagliari, il bravo Ibarbo, nessuno sa quando e perchè, si è infortunato muscolarmente e dovrà stare fermo per mesi.

Su quello stesso prato verde e in altri prati verdi di tutta Italia dove si gioca il calcio ai massimi livelli, non c'è giornata che non registri vittime. E' vero, molti si rotolano come morti al primo contatto per rialzarsi più vivi di prima dopo essere usciti dal recinto di gioco. Si sa, sono sceneggiate, note e risapute, che rovinano la festa dello sport. Ma in realtà poi alla fine le infermerie delle squadre di calcio sono davvero piene di vittime come testimoniano, in questi giorni, tutte le formazioni più importanti, vedi Milan, Roma, Lazio, Inter, eccetera eccetera. Per condurre in porto una stagione di vertice, ci vuole una rosa con cui si potrebbero fare tre squadre.

Come mai i calciatori si fanno più male dei rugbysti che di botte ne prendono molte di più? Fino a prima che il rugby finisse in televisione, e la gente cominciasse veramente ad entrarci dentro, era convinzione comune che il rugby fosse un gioco molto violento e pericoloso per l’incolumità. Le mamme tenevano lontano i figli dalla palla ovale per paura che si fecessero del male. Poi si è scoperto che il male più frequente per il rugbysta sono sbucciatore, bernoccoli, ecchimosi, ematomi superficiali. Cose che si aggiustano rapidamente e la domenica dopo non impediscono di scendere in campo. I calciatori rotolano come morti se gli viene appoggiato un dito sul collo, però al primo urto vero con un avversario finiscono in ospedale per mesi.

La fragilità del calcaitore è veramente disarmante. Cosa capiterebbe ad un di loro se si trovassero a giocare una partita di rugby? Una bella domanda. Io una risposta la ho mi piacerebbe conoscerne altre.

Sicuramente all'origine di tutto è che la palla si gioca con i piedi e con le scarpe e i tacchetti. Armi micidiale di offesa nelle arti marziali. In secondo luogo, mentre nel rugby il giocatore vede e sente l'avversario ed è in grado di prepararsi all'urto al momento, e tramite una preparazione tecnica e fisica accurata. Nel calcio, troppo spesso, il contatto, l'urto, è vigliacco, ovvero arriva improvviso. Micidiali le entrate da dietro. Si ricordi una per tutte l'entrata che fece schizzare fuori un osso della gamba di Totti sullo stesso terreno di gioco dove Italia ed Irlanda si sono battute come guerrieri antichi.   Sono cose criminali. Dovrebbero essere sanzionate drasticamente. Invece sono tollerate attraverso una stupida trafila: primo avviso, secondo avviso, cartellino giallo. Espulsione solo successiva.

Il problema della fragilità dei calciatori si acuisce poi per la presenza di staff medici inadeguati, tradizionali ed asserviti alla volontà del tecnico non disposto a rinuziare ad un giocatore per sole ragioni precauzionali. Ed ancora, i troppi impegni, il poco tempo per una preparazione muscolare adeguata. Inoltre, poca attenzione ai segnali di intossicazione muscolare forniti da mezzi tecnici pure a disposizione. Si usano, ma non sono tenuti in considerazione nella necessità immediata.

Terzo tema. Nell'ultima azione di Italia-Irlanda, finalmente l'Italia va in meta con il suo capitano. Sergio Parisse. L'arbitro chiede l'ausilio del video referee (alla moviola) e tutti sul maxi schermo possono vedere un pallone alto che ricade nell'area di meta irlandese oltre un grappolo di giocatori che cerca di afferrarlo. Nessuno ci riesce e così l'azzurro-maoro Haimona realizza la meta della consolazione: sconfitta per 26-10. Ma l'arbitro francese, Pascal Gaezere, vuole vederci chiaro e fa il con le bracia il segno del televisore, cioè chiede l'intervento del video-referee. Le immagini, ripetute per una decina di volte e rallentate sui maxi schermi dell'Olimpico, mostrano la palla che non subisce alcun percettibile cambiamento di rotta dall'ipotetico intervento della mano del capitano azzurro Sergio Parisse, che tenta di afferrarlo al volo. E invece, contraddicendo tutti, il video-refere decreta che ha toccato il pallone in avanti. Nessun dramma. nonostante la decisione sia assurda ed inopportuna. Stiamo discutendo non di centimetri di spostamento, ma di millimnmitri o micron. Assurdo non concedere la meta, anche perchè priva di significato ai fini di un risultato già conseguito a tempo scaduto. La meta sarebbe servita solo ad addolcire una sconfitta ed essere applaudita dalla folla festante.

Si tratta di un raro caso dove la moviola non è in grado di dare certezza. Sfiorare impercettibilmente è la stessa cosa che toccare? Non si può affermare proprio. Ed allora viva il giudizio salomonico. Sarebbe stato il caso, ma anche nel rugby ci sono giudici “pierini”.

Rimane comunque il fatto che il giudizio, da parte anche degli azzurri, è stato accettato serenamente, senza sceneggiate ed anche rispettato non solo da parte dei giocatori, ma anche di 70.000 spettatori. Nessuno ha contestato il sacro valore della moviola. Questa volta, la moviola ha funzionato poco, ma in genere risolve tanti problemi e dà credibilità al giudizio, evitando ogni tipo di giochetto o sotterfugio. Nel calcio siamo ancora lontani da arrivarci. Forse quando i 20.000 spettatori di Lazio-Genoa saranno diventati 5.000, qualcuno farà qualcosa per dare credibilità al gioco, superando ogni qualsivoglia Sistema Moggi.
 

Cerca