Piste&Pedane (15) / Ripartire dopo Mosca: una strada tutta in salita.
Venerdì 30 agosto 2013
Sia stato o meno un flop, il bilancio dei Mondiali di Mosca pare aver riportato la federazione d’atletica ai nastri di partenza. Dai quali s’era mossa con una certa baldanza nei primi mesi del nuovo corso, almeno al più modesto livello giovanile. Il presidente Alfio Giomi e il DT Massimo Magnani (lasciati solo dai vertici del CONI, meno solleciti del solito: va bene che era ferragosto, ma resta pur sempre una brutta pagina) hanno fronteggiato alla meglio la situazione, anche con un certo realismo, ma senza poter indicare soluzioni miracolistiche. L’atletica – almeno quella di prima fascia – pare ancora all’anno zero. Ma non si può negare che i suoi vertici stiano lavorando con impegno: risalire la china non sarà né facile né rapido, almeno dopo quanto ha fatto la gestione precedente per disperdere quel che restava (anche in quegli anni, dov’era il CONI di Pagnozzi/Petrucci che, dopo l’intervento a piedi uniti su Gola, s’era portato il divagato Arese addirittura in Giunta?).
Magnani, al quale va riconosciuta una solida concretezza, è convinto di poter ripartire dal lavoro. Il suo modello tecnico (non nuovo in assoluto) prevede che tutto ritorni sul tavolo del DT, con la vecchia struttura tecnica nazionale ridotta a qualche collaboratore, e il tentativo di valorizzare il tecnico societario (ma qui c’è l’anomalia dei club militari e della loro natura, almeno finché dureranno). Può essere un passo in avanti, con un apparato più snello, ma decentrato, e quindi con riscontri più dilatati. Noi, per quel che può valere, siamo più in sintonia con Magnani che con Giomi.
Viene in mente che la federazione resta il club delle società: è nel suo diritto gestire in proprio quel poco che resta. Va bene l’apprezzamento e la fiducia per il lavoro dei tecnici societari. Ma alla fine, alle prove che contano, si presenta la federazione e non i club. Come se ne esce? In attesa che madre natura faccia la sua parte, come diceva Brera, si potrebbe cominciare col monitorare meglio quel poco che c’è in tavola (rinunciando alle bizzarre trovate tipo Chatbi o Rockwell) e scadenzare in maniera più rigida gli impegni e gli obiettivi. Si ha l’impressione che ancora più d’uno vada per conto suo. Ad esempio, in materia di staffette e dintorni, quel Marco Vistalli che lo scorso anno correva in 45”70, che fine ha fatto? Il suo tecnico societario ne sa qualcosa?
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