CONI / Il tempo delle riforme

Mercoledì 8 maggio 2013

Il primo atto di Josefa Idem da titolare del dicastero delle Pari opportunità (della gioventù e dello sport, due comparti intercomunicanti da far tremare i polsi) è stato dimettersi dal CN del CONI. Atto dovuto, si dirà. Al suo posto entra un rappresentante del cricket, sport non certo tra i più diffusi in Italia. Ma queste sono le regole. Sul piano più politico – in attesa delle promesse riforme che dovrebbero ridisegnare l’organizzazione sportiva nazionale – la neo-ministra avrà molto da fare con l’istituzione dell’annunciata task-force interministeriale per la protezione delle donne. E interrompere quella drammatica spirale che, solo nel 2012, ha visto l’uccisione di circa 150 donne. Un atroce “femminicidio” che va interrotto a tutti i costi. Buone intenzioni alle quale, crediamo, nessuno si potrà e dovrà sentire estraneo.

Detto questo, va ricordato anche il primo inciampo del ministero delle Pari opportunità con la rimozione del sottosegretario Micaela Biancofore, spostata ad altro incarico (ma non dovevano valere le competenze più che le poltrone?) per le pressioni delle associazioni gay. Una gaffe tira l’altra. Una tendenza che sembra diventata una costante del governo Letta. Il quale ultimo, per mettere ordine, ha convocato tutti i ministri in una abbazia toscana dell’anno Mille, in ritiro, ciascuno a proprie spese, per sottoscrivere le regole e fare, come si usa dire, “un po’ spogliatoio”.
Non per nulla, fuori dalle righe era andata anche la ministra all’Integrazione, Cecile Kyenge, che aveva annunciato una legge per la concessione dello “jus soli” per i bambini comunque nati in Italia. E quindi italiani dal primo vagito. Una norma, questa sì, che avrebbe un impatto notevole sullo sport. Ma, almeno per ora, come è stato chiarito, si trattava solo di una boutade personale. E lo sport? Sembra sia ancora presto per parlarne. Restiamo in attesa. Con la speranza che alle intenzioni e alle enunciazioni di principio seguano presto le azioni concrete. A iniziare dalla giustizia sportiva (un vero guazzabuglio, scaduto da sempre) per finire allo sport nella Scuola (che nell'ultimo mezzo secolo ha vissuto di promesse). E chi ne ha più ne metta. C'è, insomma, bisogno di mettersi alacremente al lavoro. Ma se non ora, quando?

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