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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Paralimpiadi / Il successo di Londra apre nuove strade

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Martedì 11 settembre 2012

zanardiPer sintetizzare il successo dei XIV Giochi Paralimpici si possono prendere a prestito le parole di chiusura di sir Sebastian Coe, deus ex-machina di tutta la celebrazione olimpica londinese. “D’ora in poi guarderemo alla disabilità in modo diverso”. Anche il premier Cameron, alla cerimonia di chiusura, presenti 80.000 spettatori, ha voluto dire la sua: “E’ stata un’estate magica”. Tutto bene. Ma proprio a Londra si è capito che sul movimento sportivo paralimpico (e sui suoi responsabili, a cominciare dal nostro Luca Pancalli che presiede, per ora, il CIP) gravi ora la responsabilità di continuare a rendere “normale” quanto fino ad oggi è stato guardato – pur nel rispetto delle diverse sensibilità di ognuno – come un “mondo a parte”. Ecco, da questo punto di vista, i Giochi – con il loro straordinario risalto mediatico (con solo televisivo) e l’incredibile afflusso di pubblico (superiore, nell’atletica, anche ai giorni di Bolt e compagni) – hanno segnato un punto di non ritorno. Pur se molti restano i nodi da sciogliere.

A cominciare da una competitività eccessiva, in diversi casi esasperata, capace di sovrapporsi (e, per fortuna, non annullare) a quel senso di liberazione e di crescita culturale che le gare hanno mostrato come una conquista irrinunciabile. Un generale passo in avanti del comune senso di umanità e di civiltà. Facciamo un esempio pratico. Tutti abbiamo esultato alle affermazioni di Alex Zanardi e al suo entusiasmo. Ma pochi hanno pensato alla bicicletta utilizzata, frutto certo di una coinvolgente passione, ma progettata dalla scuderia Dallara con studi d’aerodinamica d’ingegneria non comuni, affinata con ripetuti test nella galleria del vento del Politecnico di Milano. Un prototipo, una handbike a tre ruote che, come si sente dire, verrà ora prodotta in serie: speriamo, se sarà così, che lo sia a prezzi accessibili a tutti. Più che i risultati – che, come ha detto lo stesso Zanardi, “non vanno visti come un dovere assoluto” – preferiamo pensare a tale possibilità come a un vero valore aggiunto capace di andare oltre il podio e le medaglie.

Esistono poi altri ambiti, che sarà opportuno indagare. Tralasciando di tornare sulle pratiche doping indotte e non vietate, il famigerato boosting tanto per chiarirci, del quale abbiamo già parlato, i Giochi hanno dimostrato che le categorie delle varie disabilità non sono sempre omogenee e che anche i regolamenti attuali richiedono più di una riflessione. Il riferimento al pioniere Oscar Pistorius e alle polemiche sulle protesi non è affatto casuale. Forse anche le 503 gare del programma possono apparire troppe a occhi profani.

I numeri. E veniamo ai numeri della rassegna che, ripetiamo, ha fatto fare un salto in avanti alla stessa concezione delle sport, non solo paralimpico. Tanto più in un paese, come la Gran Bretagna, più sensibile di altri a problemi di tale portata e natura, che si innestato su una antica disponibilità verso il gesto atletico, ma anche su un radicato senso civico. Speriamo che anche le prossime edizioni dei Giochi Paralimpici, a cominciare da Rio, sappiano fare tesoro di questa esaltante esperienza. Sono stati 4280 gli atleti visti in azione, provenienti da 164 nazioni, seguiti dai quasi 200.000 spettatori che ogni giorno hanno animato il Parco Olimpico, per un totale di 2,7 milioni di biglietti venduti (il “sold-out” sui botteghini di ogni impianto è stato il cartello più visto). Per una decina di giorni i Giochi hanno anche rappresentato un richiamo televisivo con pochi precedenti, di certo nessuno per la disabilità, con 4 miliardi di telespettatori e i diritti di trasmissione acquistati da un centinaio di paesi.

L'Italia e il suo record. E ora l’Italia che ha toccato il suo apice, tradotto in soldoni, con 28 medaglie (lo stesso numero di quelle vinte ai Giochi). Noi pensiamo che il computo delle medaglie, nel settore paralimpico, sia il meno significativo – altri sono i bilanci, e le storie individuali, da conservare e valorizzare –, ma si possono accogliere come una nuova tappa, se non proprio un nuovo record, per la più ampia affermazione dello sport per i disabili. La squadra era composta da 96 atleti, 65 uomini e 31 donne. 

In termini di risultati, su tutti mettiamo la ventenne emiliana Cecilia Camellini, non vedente, che ha vinto due titoli ed è salita sul podio sei volte, spaziando dallo stile libero, al dorso, ai misti. Poi lo stesso Alex Zanardi – l’ex pilota di F1 (Jordan, Minardi, Lotus e Williams le sue monoposto, prima dell’incidente del settembre 2001 che gli è costata l’amputazione delle gambe) – che a 46 anni ha aperto un nuovo capitolo della sua nuova vita, tornando da Londra con due ori e un argento. E poi gli altri, da Oscar De Pellegrin, arciere d’oro dopo aver portato il tricolore nella cerimonia d’apertura, a Annalisa Minetti che dai successi di San Remo ha trovato la forza di inventarsi mezzofondista da podio. Tutti grandi, tutti campioni.

La scheda e le medaglie italiane ai XIV Giochi Paralimpici.

 

 

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