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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Storia / Paralimpiadi di Londra: un ritorno a casa

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Giovedì 30 agosto 2012

“Provate a guardare le stelle nel cielo e non solo la terra sotto i vostri piedi”. Con queste parole Stephen Hawking – il maggior astrofisico del nostro tempo, completamente paralizzato per una atrofia muscolare progressiva (riesce a muovere solo una palpebra), da oltre mezzo secolo su una sedia a rotelle, in grado di esprimersi solo grazie a un sintetizzatore vocale collegato ad un computer – ha dato ieri sera il via alla cerimonia d’apertura della XIV edizione dei Giochi Paralimpici di Londra, ospitati sugli stessi impianti che quindici giorni fa hanno visto gareggiare Bolt e Phelps. E dove da oggi gareggeranno Oscar Pistorius e gli altri 4200 atleti disabili provenienti da 166 nazioni. Questa sua condizione estrema non ha impedito a Hawking, dalla sua cattedra di fisica teorica a Cambridge, la stessa che è stata di Isaac Newton, di formulare la teoria definitiva del Big Bang e di dare una spiegazione al mistero dei “buchi neri” e dell’antimateria.

Con le sue parole metalliche Hawking ha sintetizzato il senso stesso della rassegna paralimpica londinese: “Questi Giochi possono aiutare a capire che siamo tutti diversi l’uno dagli altri, ma che facciamo tutti parte della stessa umanità”. E, quindi, in chiusura: “Per quanto la vita possa sembrare difficile, c’è sempre qualcosa in cui potete eccellere. Celebriamo quindi tutti assieme l’eccellenza, l’amicizia, il rispetto”. Valori universali dell’uomo che troppo spesso il nostro tempo tende a trascurare. Un viatico di grande significato morale quello che Hawking – vero filo conduttore della cerimonia d’apertura – ha lasciato in eredità, nella stessa città dove, nel 1948, questa rassegna dello sport disabile ha trovato la sua ragione d’essere.

I primi passi per introdurre la pratica sportiva come terapia per la disabilità vennero mossi, negli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, proprio nel centro sanitario di Stoke-Mandeville, non lontano da Londra, dove il neurochirurgo Ludwig Guttmann [1899-1980] dirigeva sin dal 1944 un reparto che assisteva i reduci affetti da lesioni al midollo spinale. Il dottor Guttman è stato uno di quegli uomini, sempre poco noti al grande pubblico, capaci di segnare un’epoca e far compiere un salto in avanti alle conoscenze dell’umanità. Con tutta probabilità questi Giochi che si aprono oggi, concorrono a realizzare un sogno cui è stata improntata e ispirata tutta la sua vita. Ebreo tedesco, nato a Toszek, una cittadina che oggi appartiene alla Polonia, aveva cercato di opporsi al nazismo aiutando molti suoi correligionari a sfuggire alle retate e ai campi di sterminio. Fino a risolversi, alla vigilia della guerra e con l’inasprimento delle persecuzioni razziali, di lasciare l’ospedale ebraico di Breslavia (oggi la polacca Wroclaw) per rifugiarsi in Inghilterra.

Guttmann – “uomo buono” in tedesco – si stabilì in un centro sanitario a Stoke-Mandeville aperto per curare i piloti inglesi feriti e mutilati nei combattimenti. Qui il medico tedesco studiò e sperimentò nuovi metodi di cura, soprattutto mentali, tesi al recupero sono solo fisico. In quel difficile percorso verso la riconquista di una piena dignità personale, se non di una impossibile integrità fisica, in breve l’attività sportiva divenne prevalente nei suoi programmi. Tanto che il 28 luglio 1948 (in concomitanza con la cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Londra) 16 disabili inglesi dettero vita ad una gara di tiro con l’arco: erano nati i Giochi per disabili di Stoke-Mandeville, da allora disputati annualmente. Nel 1952, con la partecipazione di una squadra di sportivi disabili olandesi, il movimento prese ad espandersi anche al di fuori dei nosocomi fino a che – nel 1956 – i Giochi Internazionali di Stoke-Mandeville vennero riconosciuti dal CIO. In segno di apprezzamento per la sua opera, a Guttmann è stato concesso il titolo di Sir dell’Impero Britannico.

Il passo definitivo fu compiuto nel 1960 in Italia con i primi “ufficiosi” Giochi Olimpici per disabili, pochi giorni dopo la conclusione delle Olimpiadi romane. La cerimonia d’inaugurazione, tenuta il 18 settembre 1960 all’Acquacetosa, davanti a 5000 spettatori, coronava anche gli sforzi del medico italiano Antonio Maglio [1912-1988], uno specialista in neuro-psichiatria che aveva affiancato sin dagli inizi gli sforzi di Guttmann. A quella prima edizione, in rappresentanza di 21 nazioni, presero parte circa 400 atleti disabili che vennero anche ricevuti in udienza da papa Giovanni XXIII. Da quel giorno parte quel viaggio nella normalità che oggi fa tappa di nuovo a Londra, dove tutto era cominciato sessantaquattro anni fa.

Сделав глубокий вдох, "На Север с отцом Иоанном Кронштадтским Очерки" я прогнал через палец "КВ Что такое хорошо и что такое плохо" часть моей демонской ци и почувствовал, "Искусство цветоводства Растения в пространстве дома" как палец оживает.

Гар без помех дошел до центра деревенской "Путеводитель Отдохнуть под Москвой" площади и тут "Асы над тундрой Воздушная война в Заполярье1941-1944" уловил какое-то движение слева.

Я посмотрел на Семипалого и покачал головой.

Если, "Прописи Для детей 6-7 л." конечно, ты "Заклинание для спецагента" вообще можешь обнаружить это.

И она на "Скажи Красная Шапочка" самом деле позволила Люку спокойно совершить несколько "Карта судьбы Бацзы" покушений на мою жизнь.

По-моему, я "Кельтская загадка" знаю другой способ заставить стража отступить но лучше оставить его на крайний случай.

 

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