Atletica / Immenso Bolt, ma grandissimo anche Fabrizio Donato
Giovedì 9 Agosto 2012
Settima giornata di Atletica. Usain Bolt fa quanto aveva stabilito: vince anche i 200, unico velocista capace di ripetere la doppietta 100/200 alle Olimpiadi. Ora lo aspetta il terzo oro nella staffetta (che ha però perso Powell, infortunatosi nella finale dei 100). Che Bolt sia il più grande atleta del nostro secolo lo sanno tutti, ma la nuova conferma (negli stessi giorni di quattro anni fa, quando a Pechino iniziò a dipanarsi la sua leggenda) ha sollevato entusiasmi un po’ esagerati. Come logica comandava, benché relegato in settima corsia, il giamaicano ha fatto passerella correndo in un “normale” 19”32, superando ancora Yohan Blake (19”44) e l’altro connazionale Warren Weir, capace di chiudere in 19”84. In sintesi con un vantaggio di 12/100 sul secondo, mentre a Pechino ne aveva accumulati 52 nei confronti di Churandy Martina (poi squalificato per invasione), stasera quinto in 20”00. Cosa se ne ricava?
Doverosamente detto di Bolt, la serata resta nella storia soprattutto per il più grande 800 di sempre. Con David Lekuta Rudisha che ha corso in 1’40”91, un record del mondo destinato a durare a lungo. Primato che assume un valenza particolare in quanto il keniano ha condotto sempre in testa, proprio per questo mancando di bucare la barriera dei 100 secondi. A frugare nella storia, per gli 800 si ricorda solo un precedente: quando nel giugno 1973 Marcello Fiasconaro demolì in 1’43”7 l’allora primato mondiale. Ma quella di Rudisha rimane impresa che si colloca al limite delle umane possibilità. Il suo ritmo infernale (49”3 a metà corsa) lo hanno tenuto solo due 18.enni, Nijel Amos (1’41”73) e Timothy Kitum (1’42”53) che maggiorenne lo diventerà addirittura a novembre, davanti alla coppia americana formata da Duane Solomon e Nick Symmonds, entrambi sotto 1’43”. Tutti elementi per riporre questa gara nella bacheca più esclusiva dell’atletica, non solo del mezzofondo veloce.
Ed eccoci agli sprazzi d’azzurro che hanno illuminato la pedana del triplo. Presentata come una sfida tra USA e Italia, la gara ha rispettato i pronostici esaltando al massimo i protagonisti. Nella lotta è emerso il carattere di Fabrizio Donato, grande combattente che, a 36 anni, ha saputo reagire da campione collaudato ai nuovi acciacchi fisici. Autore di una gara molto regolare giocata sul filo dei 17 metri e mezzo, valida per una medaglia di bronzo di grande valore, non solo perché eguaglia quella di Beppe Gentile, ma soprattutto perché restituisce vigore a tutto il nostro movimento atletico, colpito al cuore dalla vicenda Schwazer e che aveva assoluta necessità di una boccata d’aria pulita. Quasi sulla stessa linea di Donato, si è battuto Daniele Greco, quarto in 17.34, malgrado il consueto attacco di crampi. Un risultato straordinario tanto più in prospettiva, pensando ai 23 anni che il pugliese può gettare nella mischia.
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