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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Loi

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Duilio Loi [1929-2008]
Pugilato

  loi
  
  Duilio Loi (a destra) contro Carlos Ortiz.

              (gfc) La decisione di ritirarsi l’aveva affidata ad una lettera che volle leggere, con voce rotta, agli amici riuniti nel suo ristorante di via Volta, a Milano. Era il 24 gennaio del 1963 e Duilio Loi appendeva i guantoni al chiodo quand’era campione del mondo dei superleggeri. Aveva 34 anni. Era stato il secondo italiano, dopo Carnera, a conquistare la corona mondiale. In quelle poche righe aveva scritto: ”Non mi ritiro senza commozione. La prospettiva di altri guadagni non rientra nei miei calcoli”. Purtroppo, una profezia.

              Anche se di guadagni ne avrebbe messi assieme tanti nei diciotto anni di carriera, certamente come nessun altro pugile italiano. Forse non aveva l’eleganza di Benvenuti, ma possedeva grande talento e riflessi felini. Non lo assisteva un grande fisico, alto solo 1.64, tarchiato, compatto, molto robusto e faticava parecchio a stare nei 63,503 chili della sua categoria. Questo artista del ring, negli annali della boxe, è soprattutto ricordato per la grande velocità di gambe, l’ottima scelta di tempo, lo stile personalissimo, l’inesauribile vitalità dei suoi pugni, l’intelligente bagaglio di tattiche cui sapeva ricorrere senza cinismo. Anche per questo, forse, è stato uno dei pugili italiani più amati, ai tempi dei suoi trionfi circondato di incredibile popolarità.

             Nato a Trieste il 19 aprile 1929 da padre sardo (scomparso quando egli aveva 14 anni) e da madre triestina, ma genovese d’adozione, Loi si impadronì presto, poco più che ventenne, del titolo italiano dei leggeri. Tre anni più tardi, il 6 febbraio 1954, sempre a Milano, riuscì a strappare al danese Joergen Johansen la corona europea, sempre dei leggeri. Un primato difeso con successo otto volte in cinque anni, prima di abbandonarlo per dare la scalata al titolo mondiale.

             Loi detiene l’invidiabile record di 115 vittorie in 126 combattimenti, con tre sole sconfitte: queste ad opera dello stesso Johansen, di Carlos Ortiz e di Eddie Perkins. Agli inizi del 1955 anche lui si lasciò tentare dall’America, convinto da Aldo Spoldi che da tempo vi risiedeva. L’obiettivo dichiarato restava la conquista del mondiale dei leggeri al tempo detenuto da Wallace ”Bud” Smith. C’era stato anche un incontro preparatorio e propiziatorio a Miami Beach, una vittoria per verdetto su Glen Flanagan. Ma il progetto non ebbe seguito. Loi tornò negli Stati Uniti solo cinque anni più tardi, portatovi quella volta da Steve Klaus, per tentare l’assalto al mondiale del superleggeri, una corona che apparteneva al 23.enne portoricano Carlos Ortiz. Il match si tenne il 15 giugno 1960 a San Francisco e si risolse con la sconfitta ai punti del trentunenne italiano, con un verdetto fin troppo casalingo.

              La rivincita l’organizzò a Milano Vittorio Strumolo, teatro lo Stadio di San Siro: correva il 1° settembre 1960, proprio mentre a Roma si svolgevano le Olimpiadi. Loi si impossessò della cintura delle 140 libbre superando Ortiz con un verdetto che fece molto discutere. Ma la superiorità del triestino venne confermata, sempre a Milano, nel maggio successivo tanto che Ortiz per trovare altra gloria, preferì andarsela a cercare in un’altra categoria.

              Poi, sulla strada del triestino, si parò Eddie Perkins, uno scorbutico coloured che gli rese molto dura l’esistenza. Il primo scontro, il 10 ottobre 1961, vide il campione del mondo prevalere a fatica. Nella rivincita, concessa il 14 settembre 1962 al Vigorelli, l’americano riuscì ad ottenere un misurato ma chiaro verdetto a favore. Fu un brutto colpo per Loi. Aveva 33 anni e si sentiva saturo. Avrebbe vikuti smettere, poi valse di più la voglia di riscatto e finì col chiedere la bella. Il terzo incontro venne ospitato, il 15 dicembre di quello stesso anno, sul ring del Palazzo dello Sport milanese. Duilio fu commovente, malgrado l’evidente disparità di energie fisiche, tutte a vantaggio del venticinquenne Perkins e alla fine dei 15 round, sostanzialmente equilibrati, il titolo gli venne restituito. Ma il verdetto non ingannò, nè illuse, Loi che un mese più tardi annunciò il definitivo ritiro. Da campione del mondo.

                Gli ultimi anni della vita di Loi furono difficili, il declino segnato dalla lenta discesa verso il morbo di Alzheimer, ma complicato soprattutto da difficoltà economiche. Che poco valsero a lenire il vitalizio assegnatogli negli ultimi mesi, l’ingresso nella Hall of Fame concessagli all’inizio del 2005 e la presidenza del sindacato degli ex-pugili. All’indomani della sua scomparsa (avvenuta nella notte del 20 gennaio 2008), la figlia Bonaria, in una lettera all’Ansa idealmente indirizzata a quanti avevano creduto nel padre, scrisse: “Il male ha voluto violentare il tuo corpo e la tua volontà, ma tu sei stato e sei rimasto un gladiatore”.

(revisione: 23 Marzo 2012)

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