Fatti&Misfatti / Quaresima ambrosiana e Napoli milionaria
Lunedì 19 Febbraio 2024
Peccati gravi e peccati veniali, tutti castigati e puniti nel giorno in cui potevamo farci invitare a colazione da Giovanni Malagò per un’Italia fintamente sportiva, ma brava davvero su molti campi, che lascia sbalorditi.
Oscar Eleni
Alla ricerca del prato dei sogni nel regno di Nazareno Rocchetti, artista del fuoco, l’uomo che sapeva parlare ai muscoli e al cervello di grandi campioni, da Mennea alla Simeoni, da Gelindo Bordin alle campionesse delle scherma. Fuga dall’inquinamento della Milano avvelenata nel giorno peggiore della quaresima ambrosiana e non soltanto per farci consolare dall’artista che sa bene come trattare un malato e su questo poteva garantire Nebiolo che a Siviglia, durante il mondiale, stava in piedi e sentiva il mondo soltanto attraverso le mani di Nazareno.
A Cingoli e poi a Filottrano per sentire il suo messaggio contro il fuoco di Sant’Antonio con la sola tristezza di essere cavaliere della Repubblica e non aver avuto un riconoscimento dalla santa atletica che lui viveva con la stessa passione del suo prof preferito, una volta Vittori, un'altra Gigliotti: si vive dieci anni di più. Speremo de no avrebbe detto il paron Rocco se il mondo è questo che toglie la parola agli artisti sul palco e ci consegna nelle mani di chi vorrebbe imbavagliare quelli che la pensano non putinianamente, in maniera diversa o anche soltanto chi pensa.
Dicevamo della quaresima ambrosiana nella domenica di san Felice perché tre squadre dell’euro-inquinamento milanese hanno sbagliato strada. La Milano della pallavolo femminile nella finale di Coppa Italia contro la solita benedetta Conegliano che ha tolto al quinto set il sorriso ad una Egonu da oltre 30 punti. Il Milan caduto sul campo di Monza imitando l’Armani del suo tifoso Ettore Messina più o meno con lo stesso copione: inseguimento dopo un avvio balordo, pareggio al 90° e crollo nel finale proprio come l’Olimpia che con l’irriconoscibile Shields superava Napoli all’ultimo giro d’orologio facendosi poi infilzare dal georgiano dell’Illinois Pullen a 13” dal verdetto più giusto nell’arena torinese.
Peccati gravi e peccati veniali, tutti castigati e puniti nel giorno in cui potevamo farci invitare a colazione da Giovanni Malagò per un’Italia fintamente sportiva, ma brava davvero su molti campi, che lasciava sbalorditi. Dal tennis magico, non soltanto con Sinner, al nuoto delle 19 medaglie mondiali, dal biathlon con la Vitozzi al pattinaggio su ghiaccio, dal judo al bronzo europeo di Chimizo, dalle doppiette di Bassino e Federica Brignone nello sci dove anche gli uomini hanno fatto un bel supergigante con Paris terzo come Odermatt. Dai salti meravigliosi di Furlani diciannovenne che vola in lungo (8.34! capperi), nuova generazione come piacerebbe a chi chiede cosa sia la terra mia rischiando il bavaglio del troglodismo nazionale che avrà pure storto il naso per la sconfitta di Ceccarelli nei 60 contro il due metri Alì.
Colpa delle stelle, dello smog o, magari, soltanto della scarsa qualità di chi è stato portato in campo nel giorno in cui è andata bene soltanto al Milan femminile, ma non certo per l’Inter battuta nel derby femminile di calcio.
Consolato dal legno dolce e dal fuoco di Nazareno ci fermiamo alla finale del basket in Coppa Italia bocciando la Milano che sembrava aver ipnotizzato le sfidanti vista la figuraccia di Trento, spompata, e della Reyer paralizzata che ha fatto certo una figura peggiore della squadra femminile battuta in finale, sempre a Torino, dalla Schio che, come le pallavoliste di Conegliano, è abituata a rispettare il pronostico e a vincere.
Gloria alla Napoli ricostruita da Grassi, Dalla Salda e guidata benissimo in panchina dal croato Milicic che nello staff ha pure l’assistant senior Pancotto, il Ranieri del basket. Un messaggio meraviglioso nelle stesse giornate in cui la ditta calcistica del caro DDL si era incartata nuovamente facendo girare in città lo spettro del terzo allenatore nell’anno per una squadra che dopo lo scudetto aveva perso tutte le coordinate del sano vivere sul campo.
Pagelle per un basket che ora cercherà sollievo stando alla finestra con la Nazionale impegnata in qualificazioni europee quasi inutili presentando a Pesaro giovedì e poi domenica in Ungheria un gruppo che avrà certo bisogno della cura sorriso che Pozzecco propone come vitamina per giocatori che al momento sembrano quasi tutti in tilt, perché a parte il Petruccioli di una Brescia incantata da Napoli ai quarti, il Melli della finale maledetta dopo due partite fra i fantasmi, gli altri sono andati tutti a funghi avvelenati cominciando da Spissu e Tessitori, per non parlare dei giocatori della Virtus.
Ai voti e alla gogna chi se lo merita.
• 10 e lode – A GRASSI, presidente del Napoli, a DALLA SALDA manager della Gevi, generazione vincente che già aveva goduto per la straordinaria rimonta in semifinale sulla sua Reggio Emilia, a MILICIC ex giocatore che sa come si vive in panchina nelle partite calde, luce vera per una squadra non facile da gestire.
• 10 – Ai CAMPIONI del nostro basket che al centro del campo di Torino sono stati omaggiati dalla nuova generazione che, al momento, può soltanto invidiarli se non riuscisse a capirli.
• 9 – Al SOKOLOWSKI scelto come MVP della coppa, per il prezioso pareggio contro Reggio poi battuta ai supplementari, anche se nella finale il vero protagonista è stato Ennis che in semifinale si era visto soltanto al momento della verità, anche se il boia per due capolavori è stato il Pullen compagno di Shenghelia nella nazionale georgiana.
• 8 – A REGGIO EMILIA che ha sfiorato la clamorosa finale dopo la meravigliosa vittoria sulla Virtus ingolfata dalla presunzione. Bel lavoro di COLDEBELLA nel costruire la squadra e nel proteggere un condottiero vero come il greco Priftis.
• 7 – A CHILLO e Michele VITALI che stavano incartando la Napoli svegliatasi soltanto quando Reggio Emilia aveva perduto il FAYE che pur essendo cresciuto nella scuola italiana preferisce la nazionale senegalese all’azzurro dove avrebbe fatto molto comodo, magari come il Basile di Orzinuovi.
• 6 – A TORINO per aver regalato al basket, maschile, ma anche a quello femminile, giornate meravigliose in un’arena davvero moderna. Passione, entusiasmo tanti ospiti illustri cominciando dal ministro Abodi. Bello che anche nel 2025 si ripeta la stessa festa.
• 5 – A SAHIN arbitro di qualità che anche questa volta non è stato utilizzato e quindi non ha potuto sperimentare la REF-CAM l’elmetto mediatico che l’arbitro capo, nel caso della finale, di Lanzarini, portava facendo esplorare il gioco al telespettatore dalla sua visuale. Bella trovata di DAZN, ma restiamo sempre dell’opinione che le troppe soste truccano la partita già stravolta da questo tiro da tre rifugio per tutti i peccati.
• 4 – A BRESCIA capolista che per la seconda volta in stagione prende uno schiaffone nelle partite senza domani. Legnata in Supercoppa, stangata in Coppa Italia con CHRISTON brutto come quando deludeva a Tortona.
• 3 – A Shavon SHIELDS passato dall’altare dopo la semifinale record contro la Reyer alla partitaccia nella sfida decisiva contro Napoli. Colpa sua e di chi lo ha spremuto per un primato effimero anche se c’era da spodestare il Gallinari stordito dal flipper NBA e ora a Milwaukee dopo troppi ne dove ora speriamo non facciano la stessa cosa con Fontecchio.
• 2 – Alla VIRTUS Segafredo che è caduta nelle trappole di Reggio Emilia facendo lo stesso rumore della Vu nera di Scariolo battuta l’anno scorso in finale da Brescia. Non diteci che l’imperativo del patron Zanetti, andiamo per vincere, ha fatto diventare frolle gambe certamente stanche, anche se è sembrata la mente la più affaticata in casa Banchi.
• 1 – All’ARMANI che non ha giustificazioni per l’ennesimo fallimento dell’anno anche se la colpa è alla nascita di un gruppo senza un vero regista e chi ci ha raccontato del miglioramento dopo l’arrivo del Napier che già nel finale dell’anno scorso giocava per conto proprio è stato un imbonitore da fiera, ma ormai siamo abituati in mezzo a canestri che sputano e a prodezze che entusiasmano soltanto il prefetto dell’oratorio.
• 0 – Alla Coppa ITALIA, benedetta sia per sempre, perché quasi sempre fa cacciare dai bar della sapienza non soltanto sportiva, chi scommette. Anche questa volta avrà vinto il banco perché nessuno poteva prevedere Napoli in finale, Napoli con la coccarda.
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