Duribanchi / Mickey au camp de Gurs ovvero frammenti di vita
Martedì 23 Gennaio 2024
Nota di copertina per il “Giorno della Memoria”: pubblicato senza l'autorizzazione di Walt Disney. Un carnet di quindici fogli rilegati a mano con disegni a china e acquarello, accompagnati da un testo in francese e qualche “nuvoletta“.
Andrea Bosco
Il “campo“ è quello di Gurs, un villaggio a ridosso dei Pirenei francesi che, connivente il governo di Vichy, divenne uno dei più grande campi di internamento transalpini. Smantellato nel 1946, il campo di Gurs, anticamera (per ebrei, francesi dissidenti, omosessuali, zingari, antifascisti) delle camere a gas di Auschwitz, ebbe come “ospite“ anche la storica di origini ebraiche.
Hannah Arendt alla quale si deve il fondamentale saggio “Le origini del totalitarismo“ (Einaudi, 2009). Fuggita in modo rocambolesco dal campo, Arendt, percorrendo a piedi e in autostop oltre 300 chilometri, riesce a ricongiungersi con il marito a Lisbona. E successivamente con lui riparare negli Stati Uniti.
A Gurs finisce anche Horst Rosenthal: un bravo disegnatore. Ma è ebreo ed è socialista: per i nazisti è pericoloso. Ci arriva, Rosenthal, nel 1940: due anni dopo, il 25 agosto del ‘42, viene deportato ad Auschwitz. L'11 settembre dello stesso anno viene avviato alla camera a gas: una paralisi alla mano destra lo ha reso inabile al lavoro nel campo di sterminio.
A Gurs c'erano anche dei bambini. E Rosenthal in tre carnet di schizzi, illustra come, anche all'interno di quella mastodontica atrocità, sia riuscito ad offrire (alla maniera di Roberto Benigni in “La vita è bella“) frammenti di serenità. Sono tre i carnet di schizzi lasciati da Rosenthal, nei quali non rinuncia alla sua vena satirica. “La jurnée d'un hébergé“ (La giornata di un ospite) è uno spaccato di vita quotidiana nel campo. “Petit guide a travers le camp de Gurs“ (Piccola guida attraverso il campo di Gurs) spiega le sofferenze dell'internamento. Nel terzo compare Topolino: quello diventato famoso grazie a Floyd Gottfredson con i rossi calzoni corti ornati da due bottoni.
Gli schizzi reperibili online e in italiano grazie al lavoro delle tre classi del Liceo Linguistico “Leonardo da Vinci“ di Civitanova Marche (supervisionati dagli insegnanti Edith Orban, Rita Baldoni e Maurizio Bravetti) sono un documento eccezionale: l'unico “fumetto“ mai realizzato in un campo di concentramento. Quando i gendarmi gli chiedono i documenti, Mickey risponde: “Sono cittadino del mondo“. Ma quando gli chiedono se è ebreo non sa cosa replicare. Arrestato, internato, vive l'ostile burocrazia del campo, il cibo pessimo e scarsissimo, le baracche nelle quali piove dentro, il mercato nero.
Rosenthal anticipa Art Spiegelman e il suo capolavoro “Maus“ (premiato con il Pulitzer nel 1992) dove gli ebrei reclusi sono i topi. E i gatti e i maiali sono rispettivamente i nazisti e i polacchi che li aiutano. Un piccolo capolavoro, è anche quello di Rosenthal. Che chiude il suo carnet con un tocco geniale: Topolino si cancella con un colpo di gomma e torna negli Stati Uniti.
Una bella storia: specie se contrapposta alle volgarità che hanno preso vita un minuto dopo che erano scaduti i diritti della Walt Disney sul topo più celebre della storia. Tali Jamie Bailey e Simon Philips hanno pensato bene di trasformarlo in un serial killer. Peggio sta pensando di fare il regista di film horror Steven La Morte (nomen omen) che ha annunciato una versione di “Steamboat Willie“ (il primo cartone animato con protagonista Topolino) nel quale Mickey farà strage dei passeggeri dell'iconico traghetto.
Nel corso del prossimo decennio scadranno anche i diritti su Bambi, Paperino, Peter Pan, Pluto e Superman. Vengono i brividi al pensiero degli scempi che potranno essere, su di loro, fatti.
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