- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Lo sport sotto la dittatura del petrolio arabo

PDFPrintE-mail

Sabato 13 Gennaio 2024


arabi-stadi

 

“L'Islam è una idea di espansione che ha trovato solidi appigli nell'universalismo (e non potrebbe essere diversamente) che caratterizza lo sport. Ma lo sport è fatto da uomini. Che hanno desideri, miserie, tentazioni.”

Andrea Bosco

Sono uomini: con i difetti e i pregi di tutti. Ma la spropositata ricchezza alla quale possono attingere li rende dissimili dalla maggior parte dell'umanità. Dissimili anche per le ambigue e inaccettabili posizioni rispetto ai diritti umani. Le élites delle monarchie del Golfo vivono alla grandissima.
E alla grande fanno vivere i turisti, (queli che se lo possono permettere), che arrivano nelle loro hollywoodiane città.

Hanno, quelle monarchie, risorse inesauribili di petrolio. E con quelle risorse “comprano“ tutto. Anche l'omertà e il silenzio dell'Occidente, come dimostra il bestiale assassinio del giornalista del Washington Post di origine saudita, residente negli States, Jamal Khassogi, scannato e fatto a pezzi in Turchia, dopo essersi recato nella sua ambasciata a richiedere il rinnovo del passaporto.


Ferocemente critico nei confronti del principe ereditario Mohammad bin Salman, il giornalista era un uomo inviso. Ritenuto pericoloso per essersi opposto alla guerra dell'Arabia contro lo Yemen (la terra dei terroristi Houthi, legati a doppio filo con l'Iran sciita) Khassogi era un uomo da eliminare. E così è stato. Nel 2018 la CIA ha concluso che il mandante del brutale assassinio fosse bin Salman. Ma il presidente Biden pretese fosse messa, sulla vicenda, una pietra tombale. Ragion di Stato: l'Arabia è l'alleato più solido degli USA nello scacchiere mediorientale.


L'Islam è una idea di espansione che ha trovato solidi appigli nell'universalismo (e non potrebbe essere diversamente) che caratterizza lo sport. Ma lo sport è fatto da uomini. Che hanno desideri, miserie, tentazioni. Si chiamano Infantino, presidente della FIFA, si chiamano Bach, presidente del Comitato Olimpico, si chiamano Ceferin, presidente UEFA, si chiamano Dejan Bodiroga ex fantastico cestista (visto anche in Italia) presidente Eurolega, si chiamano Paulius Motiejunas, CEO in carica dell'Eurolega. Gli azionisti della quale hanno accettato dalla stagione 2024-25 di far entrare nel lotto dei privilegiati club ai quali appartengono i diritti della manifestazione, anche una squadra del Dubai.

A ciascuno dei 13 club “storici“ sarà versato un milione di euro l'anno. Investimenti previsti in cinque anni: 150 milioni di euro. Con inevitabile aumento dei costi degli ingaggi di allenatori e giocatori. E, presumibilmente, dell'indotto: tutto costerà di più. Anche i biglietti aerei, probabilmente: visto che lo storico marchio Turkish Airlines sarà sostituito da Emirates Airlines. Il problema nascerà col Maccabi: Israele gioca infatti – in tutti gli sport – da “europea“, essendosi sempre rifiutati i paesi arabi di affrontare i suoi club. Per il semplice motivo che dal 1948, data della sua nascita, il mondo arabo non ha mai riconosciuto l'esistenza di uno Stato ebraico. Alcuni di quei paesi, anzi, da decenni ne invocano la “cancellazione“.

L'Eurolega è solo uno dei fronti aperti dalle Monarchie del Golfo per impossessarsi dello sport mondiale. Hanno “convinto“ Infantino a sospendere i campionati nazionali affinché gli ultimi mondiali di calcio potessero essere disputati in Qatar, in pieno inverno. Nel 2034 si replicherà in Arabia Saudita: già deciso. Per il 2036 Ryad è in lizza per i Giochi Olimpici e viene da pensare che gli argomenti “adeguati“ per farseli assegnare, verranno trovati. Nel calcio la “bolla“ arabica sembra sgonfiarsi, nonostante i contratti faraonici elargiti ai Cr7 e ai Benzema. Era già accaduto in Cina. Ma gli arabi sono più solidi dei cinesi. Quindi la SuperCoppa iberica sarà da quelle parti: a seguire quella italiana.

Diritti? Tolleranza? Sono affari: non scherziamo. Il Real Madrid, la prima volta che andò a giocare tra i palmeti tolse dal suo stemma la croce che campeggia sulla maglia. Anche il “bullo“ Ceferin, facilmente, starà facendo le sue riflessioni. L'Alta Corte di Giustizia gli ha dato del monopolista: insomma di uno che ha “lucrato“ sull'organizzazione delle Coppe calcistiche Europee. E visto che la SuperCoppa potrebbe presto essere varata, quello è un business che agli emiri non può non far gola. Hanno già “assaggiato “ equitazione,   formula uno, golf, pugilato, tennis. Presto, pare, persino l'hockey su prato.

L'NBA la scorsa stagione fece da loro un tour promozionale. Quello che quest'anno ha replicato a Parigi. Il Gardian ha scritto che dal 2021 al 2022 l'Arabia Saudita ha investito negli eventi sportivi 6,3 miliardi dollari. Il quadruplo, rispetto ai sei precedenti anni. Una cifra pari al PIL delle Barbados e a quello del Montenegro. Niente alcol, da quelle parti, niente sesso extraconiugale, vade retro omosessuali, niente luoghi di culto “alieni“, solo palandrane e veli: e pene severe per chi sgarra. Per lenire la cosa, come viatico, un truck zeppo di dollari.

Sapete come ha risolto il “problema Israele“ la IIHF che poi sarebbe la Federazione internazionale di Hockey su ghiaccio? “Dopo attenta valutazione, il consiglio dell'IIHF ha deciso in ragione di preoccupazioni sulla sicurezza di tutti i partecipanti ai campionati, che Israele, per ora, non parteciperà alle competizioni IIHF“. Oriana Fallaci li avrebbe “distrutti“: ma lei era Oriana. Non si può pretendere che tutti abbiano il suo immenso coraggio.

Chiudo segnalando una discrasia tutta milanese (o quasi). Sesto San Giovanni si era offerta per ospitare il nuovo stadio del Milan (che dovrebbe aver optato per San Donato) stante il “casino“ in atto sul Meazza. Ma non ha trovato un'area per ospitare il nuovo Palazzetto del Geas Basket, targato Allianz: la società femminile italiana più blasonata con i suoi otto scudetti e una Coppa dei Campioni. Il Geas ha bisogno di un moderno impianto per poter competere. Campi di gioco e di allenamento, uffici. Visto che Sesto si è chiamata fuori dalla propria storia, il Geas andrà a Bresso, o a Cinisello, o a Cologno. Ci sarà anche Enrico Crespi, totem del basket femminile lombardo che con la Gbc sponsorizzò il Geas che vinceva su ogni campo. Inaugurazione per la stagione 2024-25. Con tanti saluti a Sesto San Giovanni dove il basket femminile non scalda, evidentemente, il cuore dell'amministrazione (di centro destra) guidata da Roberto Di Stefano.

 

Cerca