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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
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Duribanchi / "I secondi sono i primi tra i perdenti"

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Martedì 19 Dicembre 2023

 

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Federica Brignone e Sofia Goggia, regine dello sci italiano e notabili dello sci mondiale. Federica ha vinto in Val d' Isere e ora è a quota 24 trofei. Ma la belva bergamasca non si dirà paga fino a quando non avrà pareggiato i conti.

Andrea Bosco

Parliamo di donne. Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera (c'è anche chi cita le fonti, Aldo) ha intervistato per diverse ore Gino Paoli. Che ho avuto la ventura (per una decina di minuti) di intervistare anche io quando lavoravo alla RAI: se di “intervista“ si può parlare. Lo trovai uno dei quei liguri che non le “risparmiano“ neppure a se stessi. Un uomo politicamente di sinistra. E – per quello che conta il mio giudizio – una persona bella. Oscillante tra i propri eccessi e i propri ideali. Disilluso, magari, ma umano.

Come sanno essere quelli che sanno, senza ritegno, amare. Tra i tanti argomenti trattati, l'artista ha spiegato a Cazzullo che “una volta c'erano Mina e Ornella Vanoni con le loro impareggiabili voci e oggi, viceversa, vanno di moda le cantanti che mostrano il culo“. Benché non citata, la fascinosa Elodie, testimonial di Sky e   performer in grado di riempire impianti con migliaia fans, si è sentita tirata per gli slip. E ha risposto a muso duro: “Ci sono autori che hanno composto brani meravigliosi, ma che nella vita sono uomini di m ...“.

Il web, inquisitorio tribunale della modernità, si è diviso. Anzi si è proprio spaccato: chi con Paoli, chi con Elodie. Personalmente trovo Elodie bellissima e con una voce gradevole. Trovo la sua vicenda di ragazza con ascendenze creole, arrivata dalla periferia romana, una esemplare storia di emancipazione, nell' affermazione della propria identità. E trovo (pazienza se non risulterà politicamente corretto) il suo culo, fantastico.

Un celebre illustratore che aveva l'ossessione del “cubano“ ne avrebbe fatto una icona della sua arte. Elodie rappresenta il suo tempo. E il suo tempo è fatto anche di espressionismo corporeo: qualcuno direbbe “corporale“. Niente di nuovo: nella mia stagione adolescenziale, Elvis the Pelvis sconcertava i benpensanti ruotando sul palco il bacino. Little Richard, con chili di brillantina, si esibiva con etti di rimmel e tirabaci massacrando il pianoforte, in piedi e rotolandosi tra un accordo e un altro, a terra. Ascoltare il suo “Lucille“ per comprendere.

Con la scabrosa “Je t'aime, moi non plus“ Jane Birkin ci fece partecipare ad un orgasmo. Un brano famoso. Come le canzoni immortali di Paoli, “Il cielo in una stanza“, “La gatta“, “Sapore di sale“. Brani che hanno attraversato il tempo e sono diventati patrimonio sociale, oltre che artistico. Elodie è bella e anche brava. I giovani la adorano e il suo successo è cristallino. Ma non ce n'è uno dei suoi pezzi “impegnati“ e “aritmici“ che riesci a rammentare. E' il nuovo modo di cantare. Una sociologa statunitense è venuta in Italia a studiare il linguaggio dei rapper: la neo lingua diventata espressione politica. Elodie dovrebbe trovare un musicista (e con lui un paroliere come Mogol) in grado di scrivere per lei una canzone “importante“, ma capace di entrare nel cuore e nella memoria di tutti, non solo in quella dei giovani.

E' la discriminante tra l'essere di passaggio o saper entrare nella storia. Tra essere gli Animals o i Beatles. Ho conosciuto Mina che era una fanciulla: suo fratello Alfredo frequentava la mia stessa terza media nell'istituto nell'asolano dove i nostri rispettivi genitori ci avevano spediti per contenere la poca propensione allo passione studio e ribalderie varie. Alfredo nuotava a rana ed era un campione. Ma a calcio con i piedi a banana che si ritrovava era un disastro. Un fine settimana mi invitò a casa sua a Cremona: “Mia sorella fa la cantante“, spiegò. Anna Maria non era ancora Mina e stava per diventare Baby Gate. Andammo in un locale molto “Village“ (avrei scoperto che lo era solo qualche anno dopo, visto che da poco avevo abbandonato i calzoni corti ). C'erano tanti giovani, l'aria era intossicata dal fumo delle sigarette, le luci erano basse al pari del soffitto del locale. Mina cantava l'orologio di Bill Haley il brano che aveva cambiato la storia delle musica leggera. Un suo amico Rick Rolando si esibiva ne “Il cadavere spaziale“, testo delirante che recitava “Due pallottole nel cuore/un coltello nel cervello/sette chiodi in una mano/conficcati col martello“: roba così.

Mina era un sogno. Era bella, aveva una voce incredibile, era “femmina“. Ma non diventò Mina esibendo la balconata o scuotendo le chiappe. Ci sono canzoni che non tramontano. Come “Nel blu, dipinto di blu“ di Domenico Modugno, o come il suo malinconico “L'uomo in frac“ che narra la storia di un suicida. Veda, Elodie, cosa vuole fare del suo futuro. E' affascinante, brava, talentuosa, Ma tra le sue “grazie“ non c'è un fondo schiena di Shakira. Quanto agli insulti che ha preso Paoli, reo di aver descritto un amplesso con una prostituta, una volta si veniva iniziati al sesso così. Io non ho fatto a tempo ad andare al bordello: li chiusero che avevo dieci anni. Ma anche il soffitto della mia “prima volta“ era colorato: di un rosso cardinalizio. Certi “colori“ difficilmente li dimentichi.

DONNE-1 – Come l'avvocato Antonella Cuccureddu che difende uno degli imputati del caso Grillo Jr: quattro giovani accusati da una coetanea di stupro. Il processo che si sta tenendo a Tempio Pausania è la dimostrazione di quanto la giustizia italiana abbia tempi insopportabili. Aperto, sospeso, un giudice trasferito a processo in corso, un altro impossibilitato a presenziare (ragioni personali) ad un udienza, il processo sta continuando a sputtanare i (presunti) colpevoli, al pari della vittima, finita sulla graticola dell'avvocato Cuccureddu.

Un avvocato difensore fa del suo meglio affinché il proprio assistito o venga assolto o a lui venga inflitto il minimo della pena. Ma da quanto ne hanno riferito i giornali, Cuccureddu (parente del più celebre Antonello, grande calciatore con la maglia della Juventus) sarebbe andata oltre. Tallonando la (presunta?) vittima con domande al limite dell'osceno: “Era lubrificata?“. E ancora: “Come hanno fatto a toglierle gli slip se aveva le gambe a 90 gradi?“. La peggiore è stata: “Come mai non ha morsicato?“. Perché esiste un video nel quale i quattro amici dopo aver “consumato “, si sono ripresi – arnesi al vento – sopra la preda (che Cuccureddu conta di dimostrare consenziente) che ubriaca li aveva seguiti a casa di Grillo Jr.

Visto che non tutte le (presunte?) vittime sono come Lorena Bobbitt che nel 1993 tagliò parte del battacchio a John Wayne Bobbitt, porzione che, in modo boccaccesco fu poi recuperata dalla polizia e riattaccata grazie ad un intervento chirurgico, la domanda è apparsa (ai più) come vessatoria. Non al presidente del tribunale e non al PM, con evidenza, visto che Cuccureddu ha continuato ad incalzare la (presunta?) vittima per quasi un'ora. Il vero problema è che per la barbara giustizia, la signorina che ha denunciato dovrà ora ripetere la sua versione e rivivere la poco piacevole serata per altre tre volte, almeno. Hanno spiegato che questa è la legge italiana e che questo la legge consente. Comunque si evolveranno le cose nel processo di Tempio Pausania, questa legge appare infame. Una legge che non rispetta la dignità delle donne. E se la legge non la rispetta, sono inutili, e ipocrite, le manifestazioni a sostegno di questa o quella vittima di violenza. Visto che è la legge, per prima, ad essere violenta.

Serve una decenza che ormai anche nelle aule dei tribunali viene calpestata. Anche da chi dovrebbe avere della decenza una idea “alta“. Con chiunque: innocente o colpevole alla fine si riveli. Scriveva Heinrich Heine nei sui “Quadri di viaggio“: “Gli avvocati, questi girarrosti delle leggi che, a forza di girarle e rigirarle, finiscono per cavarne un arrosto per loro“. Nota bene; Heine era stato anche in Italia, a Lucca, a Genova e in altre località. Non risulta sia stato in Sardegna.

DONNE-2 – Come Chiara Valerio, intellettuale, salottiera di “sinistra-sinistra“ per parafrasare Lilly Gruber. Scrive Valerio sui giornali, scrive libri, tiene conferenze, anima dibattiti, ospite itinerante tra radio, televisione e università varie, giurata in premi letterari. Ha un'ossessione: Tolkien. Per lei gli elfi del “Signore degli anelli“ sono elfi ”fascisti“. Carta carbone del Murgia pensiero. E fin qui, niente da dire: tutti hanno diritto alle proprie opinioni.

Però: “Valerio-pensiero“ ascoltato da Corrado Formigli a “Piazza Pulita“ su La7 (testuale): “Io non penso che ci siano le poltrone che fanno le persone, penso che ci siano le persone che fanno le poltrone, quindi diciamo, diamo alle persone che fanno le poltrone, se non diamo alle persone che fanno le poltrone, ma partiamo dalla poltrona, secondo me, diciamo, non è una cosa culturale né soprattutto divertente“. Strepitosa supercazzola. Chiosa del conte Mascetti: “Come se fosse antani: con lo scappellamento a destra“. Sperando che dietro l'angolo non sia appostata Lorena Bobbitt.

DONNE-3 – Come Federica Brignone e Sofia Goggia, regine dello sci italiano e notabili dello sci mondiale. Federica ha vinto in Val d' Isere e ora è arrivata a quota 24 trofei in carriera. Prima in Italia. Sciando divinamente. Tecnicamente forse Shiffrin è la più forte. Ma Brignone ha una eleganza impareggiabile mentre ondeggia tra le “porte“. Sembrava dovesse ritirarsi, invece sta disputando una stagione sontuosa. Ora la “belva” bergamasca Sofia è a quota 23. E anche se assieme (Brignone prima, Sofia terza) hanno cantato a squarciagola l'inno nazionale, Goggia certamente non si dirà paga fino a quando non avrà pareggiato i conti.

Le due ragazze hanno smorzato le polemiche (innescate in passato dal cuore di mamma Brignone) ma sono due vincenti. E la loro rivalità sportiva fa bene allo sci italiano.

Vedi Goggia “scendere“ e ti sembra di vedere gli Apache di Geronimo in “Ombre rosse“ (mi si perdoni il paragone ma sto finendo un libro sull'argomento). Goggia è feroce, una scheggia che calpesta i propri limiti . Ha gareggiato influenzata ma è sempre stata lì, tra le prime. Chi la conosce ti spiega che per lei la parola “seconda“ non esiste. Non per spocchia o superbia. Ma perrrchè (non è un errore di battuta) come direbbe lei: “i secondi sono i primi tra i perdenti “. Federica e Sofia. E poi Marta Bassino. Che non è e mai, probabilmente sarà, un personaggio. Ma scia divinamente. A volte persino meglio delle due “regine“.

CATTIVI MAESTRI – E' morto a 90 anni Toni Negri. Alle sue lezioni a Padova, benché non fossi iscritto al suo corso, ci andavo anche io. Potrei raccontare diverse cose di quella stagione. Non lo faccio, non per l'inevitabile pietas che si deve a chi è morto. Ma perché aprirei un vaso di Pandora che sarebbe inutile dopo tanti anni, scoperchiare.

Era colto e affascinante. Diceva e scriveva cose complicate e a volte deliranti. Come fanno i massimalisti che si innamorano della violenza. Fu condannato a 12 anni di galera per banda armata. Ma l'elezione nel partito radicale gli consentì di scappare in Francia dove i terroristi venivano (e ancora vengono) protetti dalla dottrina Mitterand. Lui è stato il più noto tra “i cattivi maestri“. Ma non è stato il solo. Qualcuno di loro a Padova, all'Università, l'ho conosciuto. Quando, malamente, sprecavo il mio tempo nelle utopie.

GENIALI MAESTRI – E' morto anche un uomo gentile, geniale, sofisticato: il sarto delle spose. Lo chiamavano così perché chiudeva ogni sua sfilata con degli abiti da sposa. Lorenzo Riva era un'eccellenza italiana. Amico di pittori come Baj, Rotella, Fontana, realizzava abiti “per bene“. Monzese, vestiva la camicia bianca come un tifoso indossa allo stadio la maglietta della squadra del cuore. E' morto ad 85 anni. Aveva iniziato a lavorare a 18: la madre e le sorelle gli facevano da modelle. Nel corso della carriera aveva disegnato abiti per Penelope Cruz, Isabella Rossellini, Whitney Houston, Chiara Mastroianni, Ivana Trump.

Elegante con la barba sempre curata, detestava la volgarità. Nel 2015 era stato ospite fisso di un programma di Piero Chiambretti dove si destreggiava con classe e ironia. Me lo portò una sera a cena a Saint Tropez (quando lavoravo e potevo permettermi di mantenere una casa in Costa Azzurra) una amica che era una sua cliente. Incontro gradevole con un uomo che aveva sensibilità sciamaniche. Quella sera scioccò i miei ospiti rivelando che cento anni prima sulla terra dove era stata costruita la mia casa si era consumato un delitto. Immagino non fosse vero, ma lui lo “sentiva“ e nessuno osò contestargli la rivelazione.

Ho tenuto quella casa a Ramatuelle per venti anni, poi sono stato costretto a venderla essendo diventata (per le mie finanze) troppo onerosa. Ma per una quindicina d'anni, ogni stagione, nel giro delle “cene“ provenzali, a quella a casa mia, lui partecipava. Amicizia sarebbe una parola grossa, ma conoscenza e rispetto, quello sì. Caro “arbiter elegantiarum“ (il paragone con Petronio, lui che era stato direttore artistico di Balenciaga, gli piaceva da matti) buona passerella. Là dove sei andato. E dove tutti, siamo destinati a sfilare.

 

 

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