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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Una parola che non ha cloni

Mercoledì 8 Novembre 2023

 

gol 

Storie nobili e meno nobili di una settimana piena di angoscia e appena un filo di speranza. Dai novelli Stranamore agli orrori dei conflitti, per non dimenticare la “bottega” calcio dove si vendono interessi spacciandoli per primizie.

Andrea Bosco  

Ha detto un ministro israeliano (prontamente congedato) che a suo parere “servirebbe tirare una bomba atomica su Gaza“. L'enormità dell'affermazione ha suscitato indignazione e preoccupazione nel mondo. Ma l'esternazione del ministro oltranzista sottintende un interrogativo. Benché abbia sempre negato di possederne, Israele, ha nel suo arsenale testate nucleari? Alcuni analisti reputano ne abbia.

ORRORE – Nel 1962 chiese John Fitzgerald Kennedy al primo ministro israeliano di allora di fargli un quadro della situazione in Palestina. E la risposta non fu “non possediamo bombe atomiche“. La risposta fu “non saremo noi i primi ad introdurle sul territorio“. Anche la meno potente delle attuali bombe nucleari si reputa abbia una capacità distruttiva superiore a quelle sganciate dai bombardieri statunitensi su Hiroshima e Nagasaki. Se davvero ne fosse in possesso, Israele potrebbe disporsi ad un atto estremo? Chi possiede un minimo di buon senso deve augurarsi che questo mai accada. Ma chi possiede buon senso deve anche augurarsi che l'Iran non trucchi il mazzo. Visto che l'Iran, di Israele, auspica la distruzione.

Per ora non si vedono soluzioni per uscire dalla guerra. L'orrore descritto da Edith Bruck, con gli integralisti di Hamas che giocano a palla con la testa dei decapitati bambini israeliani, è simmetrico a quello che provocano (fonti di Hamas, a Gaza la stampa non può entrare) i 10.000 morti palestinesi provocati dai bombardamenti israeliani. La propaganda è una brutta bestia: poche ore fa il vice-capo di Hamas ha negato che i palestinesi abbiano compiuto le atrocità che ripetutamente sono state documentate. Ci si chiede, comunque, come sia stato possibile che lo Stato più sicuro del mondo, con tre servizi segreti e con l'eccellenza del Mossad, non sia stato in grado di prevedere un attacco devastante dentro ai propri confini.

Né si capisce come un governo israeliano, sia pure di destra, abbia potuto continuare con gli insediamenti in Cisgiordania senza prevedere che ci sarebbe stata una devastante reazione. Non si vedono soluzioni: Abu Mazen è un leader vecchio e malato. L'autorità palestinese è screditata. L'ONU un organismo obsoleto. Organismo che dovrebbe però meditare sulle proprie “risoluzioni“. Perché anche quelle risoluzioni stanno producendo antisemitismo. Che sta dilagando nel mondo. E che potrebbe innescare la collera (economica) di Israele: le lobby più potenti del pianeta sono ebraiche. Ma deve stare attento anche Bibi Nethanyahu al quale alla fine della guerra, gli israeliani presenteranno il conto. Specie se i suoi servizi segreti non riusciranno a riportare a casa in vita i 240 ostaggi che Hamas ancora detiene nel suo quartier generale sotterraneo: sotto ad ospedali, scuole e luoghi di culto.

AUSCHWITZ – Qualcuno ha mai letto Oriana Fallaci? E' stata una grande giornalista. Conosceva l'Islam e aveva previsto quanto sarebbe accaduto e sta accadendo.

Il ministro Crosetto ha spiegato che non siamo di fronte ad una “guerra di religione e a una nuova Lepanto“. Speriamo, ministro, speriamo. Perché all'orizzonte non si vede un Sebastiano Venier, senza il quale, oggi, l'Europa non sarebbe quella che conosciamo. Venier a Lepanto aveva 75 anni. Era un omone di 1.95 che soffriva di gotta e sulla tolda della sua “Capitana“ calzava un paio di babbucce. Uccise personalmente durante lo scontro a colpi di balestra numerosi turchi. Una freccia lo ferì al piede e se la strappò da solo. Giovanni d'Austria che mal lo sopportava ne chiese la destituzione. Venezia lo fece affiancare dal procuratore della Dalmazia. Ma tanto per far capire come girasse “il fumo“, quando Venier tornò a Venezia lo elessero doge: l'ottantaseiesimo della storia della Serenissima.

Prima o dopo la mattanza finirà. Un consiglio mi sento di darlo a tutti. Andate ad Auschwitz. Uscirete da quel luogo cambiati: inorriditi, se siete esseri umani. Sul tema, qualcuno, secoli or sono, ha espresso qualche dubbio. “L'uomo fu creato avido, impaziente nella sventura, ingeneroso nella prosperità“. Sta scritto nel “Corano“. Il Corano a dire il vero scrive anche altre cose. E non sono (come peraltro accade anche in altri testi sacri) parole di “pace“.

SPERANZA – In Inghilterra una neonata di otto mesi affetta da una rarissima malattia degenerativa che impedisce la crescita dei suoi muscoli è stata dichiarata dalla sanità del suo paese “incurabile“. Per cercare di salvare la piccola morisse, su sollecitazione dell'ospedale Bambin Gesù di Roma, con procedura d'urgenza il governo italiano le ha dato la cittadinanza. La piccola dovrebbe poter venire in Italia a curarsi. Ora i genitori di Indi Gregory sperano nel “miracolo“. Qualche volta in Italia accade: come dimostra l'intervento (riuscito) a cuore aperto di un neonato a Torino. Facciamo il tifo per Indi. Tutti, tranne un parlamentare (non importa di quale partito, il tipo è spregevole e il partito non c'entra) secondo il quale trasferire la piccola in Italia rappresenterebbe una crudeltà.

Fosse stata anche una mossa propagandistica del governo, un tentativo per cercare di salvare Indi va fatto. Fossi suo padre muoverei il mondo pur di avere una speranza. La vera crudeltà è quella imposta ai cittadini italiani, costretti (dai sensali di partito) a vedere catapultati in Parlamento soggetti inqualificabili.

BOTTEGA “CALCIO” – Dopo l'esemplare articolo di Cimbricus sulla manipolazione dello sport da parte della tecnologia c'è poco da aggiungere. Ci sarebbe da indagare ancora una cosa: perché si è voluto massacrare lo sport con una “esattezza“ che mai potrà risultare tale? Perché mai affidarsi all'algida “verità“ di una macchina? Perché togliere l'imprevedibilità di un gesto spesso inarrivabile? Mi viene in mente il gol annullato a Platini nell'Intercontinentale contro gli argentini. Il francese aveva fatto un capolavoro balistico, cancellato da una decisione arbitrale. Platini si distese sul prato con l'espressione di chi dice: “ma cosa devo fare ?“.

La macchina ancora non c'era. Con la macchina, forse, le cose sarebbero andate diversamente. Ma la “sostanza“ non sarebbe cambiata. Ci sarebbe stata, probabilmente, la consueta corsetta al monitor, il solito conciliabolo, la solita sosta di una decina di minuti prima di poter ottenere una sentenza. Sarebbe stata, comunque, “strozzata“ l'essenza del calcio: il grido liberatorio all'interno di quella ordalia che è una partita di pallone. Il grido costituito da tre lettere: “Gol”. Anzi da più lettere: “Gooooool”. La parola che ti fa abbracciare allo stadio chi non conosci. Parola che non ha cloni. Mica puoi dire “canestro!“ dopo un tiro da tre punti sulla sirena. Difficilmente dici “meta!“ se l'ovale varca la fatale linea. E neppure dici “punto!“ se la pallina picchiata col rovescio si infila all'incrocio delle righe.

Gol è una parola straordinaria. E almeno una volta nella vita, ognuno di noi l'ha tirata fuori dalla gola e dalle viscere, come quel telecronista che per l'incredibile rete di Maradona ai mondiali non finiva più di declinarla: come un pellegrino in marcia sul lungo cammino di Santiago di Compostela. Questo, la macchina, ha tolto a chi ama il calcio. La spontaneità di un grido.

Il calcio: dove gli interessi di bottega impediscono di sospendere una partita come quella di Firenze, nonostante una intera regione finita a mollo piangesse una decina di morti. “Rinviare“ è ormai impossibile: ci sono le Coppe. C'è la Nazionale. E c'è il calcio “panino“ che va in onda in tv dal giovedì al lunedì, senza sosta. Yannik Sinner finalista ATP a Torino (tra i primi otto del mondo) si è rifiutato di continuare a giocare al torneo di Parigi. Avendo terminato il suo match alle due e mezza del mattino e dovendo tornare in campo alle 17,30 dello stesso giorno, ha detto “no“. E ha fatto bene. Tutti dovrebbero fare come lui. In tutti gli sport.

LA “HELP” DI BOBBY – Ne ha scritto Flavio Vanetti sul Corriere della Sera. Ne ha accennato l'Orso sul suo “Fatti&Misfatti“. Quindi per la morte di The General Robert, Montgomery, “Bobby“ Knight leggenda degli Hoosiers, visto che non potrei (né saprei) fare di meglio, mi limiterò ad un ricordo personale. Al ginnasio la mia classe che era calcisticamente dotata, nel basket non lo era. Ma avevamo un allenatore che possedeva un quadernetto zeppo di appunti. Non saprei dire da quale “bibbia“ li avesse trascritti. Ma rammento quello che disse al primo allenamento: “Il canestro lo vedete poco, ma avete buone gambe: il nostro schema difensivo sarà una 'zona a tutto campo'“. Che era una difesa con molti “aiuti“ che cominciava da quando il portatore di palla avversario iniziava l'azione. Era una difesa massacrante, ma sul campo ci fece ottenere qualche successo.

Anni dopo, quando nel 1970 vidi in televisione la Nazionale di Giancarlo Primo (quella con i Bariviera, Bisson, Flaborea, Meneghin, Recalcati) arrivare quarta al Mondiale vinto dalla Iugoslavia, mi dissi: “quella difesa la conosco“. Era (quasi) la “mia“ difesa. Un anno dopo cominciai a lavorare a Milano, seguendo anche il basket. Ho scoperto allora (me lo spiegò Aldo Giordani) che la “Help“ l'aveva inventata Bobby Knight. Che nel 1962 era già vice allenatore alla Cuyahoga Falls HS: non è detto che gli appunti del mio allenatore coincidessero con gli schemi di Bobby Knight, l'uomo che portò Indiana nell' Olimpo NCAA. Ma mi piace pensare che quel “ prof “ , li avesse copiati proprio da quelli del “ Generale “ .

 

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