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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Mi si nota di piu' se vado o se non vado?

Mercoledì 1° Novembre 2023

 

hugo-pratt 


“La violenza è un metodo di lotta inferiore, brutale, illusorio, soprattutto, figlio di debolezza, fonte di debolezza, malgrado, anzi in ragione dei suoi effimeri trionfi“. Parole pronunciate in Parlamento il 24 giugno del 1921 da Filippo Turati.

Andrea Bosco

Zerocalcare, il più noto fumettista italiano, ha deciso di disertare il Festival di Lucca, al quale era stato invitato, per protestare contro i bombardamenti israeliani a Gaza. Zerocalcare ha spiegato di non poter partecipare ad una manifestazione che era stata sponsorizzata dall'ambasciata israeliana in Italia. Si chiedeva Nanni Moretti: “Mi si nota di più se ci vado, o se non ci vado?“.  Al posto di Zerocalcare ci sarei andato. Avrei evitato di parlare, ma avrei disegnato, come sa fare lui.

Avrei disegnato condannando l'occupazione dei territori da parte dei coloni israeliani. Avrei disegnato condannando i bombardamenti a Gaza che hanno ucciso, finora, 8000 civili. Ma avrei disegnato per condannare anche la bestiale ferocia degli scherani di Hamas che hanno sgozzato e stuprato. E avrei disegnato per condannare il rapimento di 239 inermi.

Avrei disegnato e condannato l'esplosione di antisemitismo nel mondo. Avrei disegnato e condannato l'estremismo degli ebrei integralisti, intolleranti e pericolosi. Avrei disegnato e condannato la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, gli stati islamici del Medio Oriente che poco hanno fatto in 80 anni per la realizzazione di uno stato di Palestina. E avrei disegnato e denunciato la teocrazia che risponde al nome di Iran che uccide le donne perché non indossano il velo e che persegue la “distruzione di Israele“. Cosa che porterebbe, inevitabilmente, alla Terza Guerra Mondiale.

Questo avrei fatto. Ma io, purtroppo, disegno malissimo.

“La violenza è un metodo di lotta inferiore, brutale, illusorio, soprattutto, figlio di debolezza, fonte di debolezza, malgrado, anzi in ragione dei suoi effimeri trionfi“. Parole pronunciate in Parlamento il 24 giugno del 1921 da Filippo Turati. Mi impose di leggerle mio padre quando avevo 14 anni. Quando, ogni giorno, facevo a botte.

La violenza della guerra è una degenerazione bestiale. Ma l'uomo non riesce ad imparare. Neppure dopo due guerre mondiali. Ignorando la profezia di Einstein sulle armi con le quali l'umanità si misurerebbe in una ipotetica “Quarta“ guerra: i bastoni e le pietre.

PENSIERI – Riesco ancora (inutilmente) ad indignarmi con la mia categoria che convocata da France Football ha assegnato al trentaseienne Lionel Messi l'ottavo pallone d'oro della sua carriera, in un susseguirsi di ammiccamenti agli sponsor che hanno privato Erling Haaland (vincitore morale) dell'ambito trofeo.

La mia carta di identità è ingiallita. Sono acciaccato e inorridito da un mondo che sembra galoppare con voluttà verso l'Apocalisse.

Visto che sono vecchio segnalo volentieri il lavoro del collega Sergio Calabrese, compagno, con la sua telecamera, di cento avventure quando lavoravamo alla RAI. Titolo: “Quello che i vecchi non dicono“ [P&V Edizioni]. Il ricavato del volume sarà devoluto alla Associazione Pavese Parkinsoniani. Chi ha la pazienza di leggermi su questo sito sa che mi piacciono gli sberleffi. E allora citando l'Alcesti di Euripide (che mi aveva fatto “soffrire“ al liceo e che anche recentemente si è rivelato una rogna) prendo in giro me stesso. “Dio, questi vecchi! Come invocano la morte! Come trovano pesante questa vita che ogni giorno si trascina lenta! Eppure quando la morte si avvicina, non ne troverai uno che si drizzi e la segua. Non uno per il quale gli anni rappresentino un peso“.

L'Orso, hemingwayano cantore del parquet, mi ha inviato “Il Domenicale“ di Basket Vision inventato nella fucina di Enrico Campana: il Conte di Peyrac, che riesce a trasformare il piombo in oro. Lettura da “terza pagina“ con Dino Meneghin in primo piano. Se Enrico mai vorrà indagare qualche storia reyerina, potrei provare a tirar fuori, non dico oro, ma almeno ottone.

Cimbricus ama gli Springboks (neo campioni del mondo), io le maglie dei sudafricani che, a mio parere, sono le più eleganti del circuito. Di rugby capisco poco. Ma conosco le due squadre più famose: All Blacks e Springboks. Gli All Blaks hanno una perfezione palladiana. Perfino quando perdono. Gli Springboks, per quel poco che capisco io, la michelangiolesca imperfezione della Pietà Rondanini. Sono “non finiti“. Ma difensivamente sono esaltanti: gente che fa diventare possibile, l'impossibile.

Cimbricus spazia da Kipling a Nadine Gordimer in un racconto godibile anche per gli incompetenti della disciplina. Da veneziano, imperdibile per me, il riferimento all'esclamazione del tenente Koinsky eroe di Hugo Pratt: “Hail the Springboks“. Hugo era un genio. L'uomo che (con Oreste Del Buono e Fulvia Serra) riuscì a “sdoganare“ i fumetti portandoli sul podio della “letteratura disegnata“. Per dirla con Cimbricus: “Hail the Champions“.



 

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