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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / In diretta dagli Invalides

Venerdì 27 Ottobre 2023

 

waterloo 


Per l’ultima battaglia di Coppa, intervistiamo il migliore degli analisti: Napoleone Bonaparte, l’Imperatore. Dialogo neppure tanto immaginario sul rugby e le sue casuali origini: il movimento resta la chiave dell vittoria.

Giorgio Cimbrico


– Andrà alla finale, Maestà?

“Sono trattenuto qui e devo dirle che tutto sommato la sistemazione è confortevole- Ho un sacco di ricordi con cui trascorrere il tempo e se ho voglia di chiacchierare posso contare su Foch e Vauban che abitano proprio sopra di me. Tento di tenermi informato e così se ha qualche domanda…”

– Direi che, usando termini che lo sono famigliari, ci troviamo di fronte a chi predilige il movimento e chi preferisce la posizione…

“Veda, la posizione era la prerogativa di quel tipo che alla fine ha avuto la meglio su di me. Sceglieva un posto e si attestava: lo aveva fatto in Spagna, a Badajoz e in qualche altra occasione. Avrei dovuto immaginare avrebbe fatto lo stesso anche quando alla fine ci trovammo a contatto di cannocchiale”.

– Naturalmente sta parlando di Waterloo…

“Sì, certo, Waterloo dove ho saputo muovere a dovere gli uomini”.

– Il movimento è la chiave della vittoria…

“Il movimento, ovvio, preceduto da un bel fuoco dei cannoni. Da giovane ero artigliere, sa?”

– Palle alte, a tempestare l’avversario, prima dell’assalto…

“Senza dimenticare le intuizioni, le variazioni improvvise. Ad Austerlitz li sorpresi con una manovra aggirante, a Jena con la carica guidata da quel fagiano di Murat”.

– Cosa le è mancato quel giorno?

“La panchina. Pardon, la riserva. Se quel cretino di Grouchy non si fosse perso…”

– Per chi farà il tifo? Scusi, per chi parteggerà?

“Direi per nessuno. Nel Sudafrica ci sono olandesi, come nell’esercito-mosaico di Wellington, e tedeschi, proprio come quelli che mi hanno tradito a Lipsia. Dall’altra parte, i pronipoti di quegli scozzesi e irlandesi che hanno dato filo da torcere ai miei grognard, i brontoloni. Mi hanno anche informato che l’una e l’altra hanno un forte contingente di truppe indigene. Io avevo solo qualche mamelucco”.

– Sa che, in modo del tutto fortuito, lei potrebbe essere considerato se non il padre fondatore del rugby l’uomo che ha contribuito spargere i primi semi?

“Si spieghi meglio”.

– Se il capitano dei dragoni Webb Ellis non fosse morto alla battaglia di Albuera, nella guerra peninsulare, la sua giovane vedova e i due figli – uno era William – non si sarebbero trasferiti a Rugby, dove la frequenza della scuola era gratuita se il proprio domicilio era dentro le dieci miglia dalla torre dell’orologio.

“Ho scritto il codice napoleonico, ho fondato quello che oggi è il Grand Louvre, ho sistemato la famiglia sui troni di mezza Europa, ma questa non la sapevo. Mi spinge a coniare una delle massime che costellano la mia corrispondenza: il rugby è la continuazione della guerra con altri mezzi”.

– Maestà, questa non è farina del suo sacco…

“A 254 anni qualche errore è ammesso”.

 

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