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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Duribanchi / Che fine fara' lo stadio Meazza?

Martedì 24 Ottobre 2023

 

san siro 


Abbattere il Meazza significherebbe creare nella zona un drammatico problema ambientale per lo smaltimento, oltre agli incombenti problemi pratici e di traffico. Sullo sfondo anche Olimpiadi ’26 ed Europei ‘32.

Andrea Bosco

STAINO – A 83 anni se n' è andato Sergio Staino, una delle matite più auto-ironiche del panorama nazionale. Laureato in architettura trovò la sua mission nel “fumetto“. Esordì con il suo personaggio Bobo su Linus, tanto per cambiare, convocato da Oreste del Buono. Da “Tango“ alla direzione dell'Unità, vignettista per Tv Sorrisi e canzoni, per La Stampa, per Avvenire e per Il Riformista. Staino è stato un artista garbato, mai volgare.

Disse Umberto Eco che uno studioso del futuro, ignaro delle vicende italiane, avrebbe trovato nelle strisce di Bobo “ un'ottima fonte per comprendere i cambiamenti avvenuti nella società a partire dagli anni Ottanta“. Il fatto è che Bobo con la sua folta barba e gli occhiali rotondi sembra il sosia dell'autore de “Il nome della rosa“. A chi glielo faceva notare, Staino replicava che Bobo era una sintesi tra lui e un suo antico compagno di sezione. Ma forse non era così, visto che le sue pungenti strisce, erano indifferentemente indirizzate sia alla burocrazia del partito (Pd) che agli intellettuali che lo fiancheggiavano.

Ha pubblicato, ricordandolo, Il Corriere delle Sera, una vignetta recente che sintetizza la classe di Staino: dice Bobo alla figlia Ilaria (personaggio di contorno assieme alla moglie Bibi, all'altro figlio Michele e al perennemente incazzato Molotov): “Mi ricordo quando da giovane lottavo con la Cambogia contro l'imperialismo americano“. Replica di Ilaria: “Ecco: adesso per farti perdonare dovresti lottare con la Cambogia contro il cambiamento climatico“.

Aveva perso la vista. E continuava a disegnare grazie all'aiuto di un computer. Ho conosciuto Staino. L'ho incontrato a eventi e mostre. L'ho intervistato e l'ho fatto disegnare a favore di telecamera. Mi regalò una vignetta. E per me, collezionista di bozzetti e strisce, fu un graditissimo dono. Il ricordo che ne ho è quello di un uomo educato, misurato nelle critiche, dotato di pacato umorismo. Militante di sinistra, ateo, apprezzava il mondo cattolico. Persuaso che Gesù fosse stato “il primo socialista“ della storia, Staino era rimasto fedele ai suoi sogni giovanili. Uno di quei “vecchi comunisti“ che si concepivano al servizio della collettività .  

ABODI – “Spero si possa trovare un modo per unire la storia, il presente e il futuro“ ha detto il ministro dello Sport Andrea Abodi, schierandosi sulla vicenda Meazza, con il sindaco di Milano, Beppe Sala. “All'estero – ha continuato Abodi – ci sono famosi impianti abbattuti e ricostruiti“. Primatista delle dichiarazioni del “giorno dopo“ Abodi ha dato uno scossone alla Soprintendenza che si era espressa a favore del non abbattimento dell'impianto. E contro la cui decisione il sindaco Sala (nelle peste al pensiero che il Milan emigri a San Donato e l'Inter a Rozzano ritrovandosi sul gobbo un impianto di difficile riconversione   per altre attività) ha deciso di ricorrere al TAR. Manzonianamente Abodi ha concluso di essere dell'idea che l'opportunità di abbattere il Meazza per farlo rinascere più bello e moderno non debba essere messa in discussione a priori: “Poi c'è il sindaco che è garante di tutta la comunità e ci sono le varie sensibilità“.

Il calligrafico Abodi, ha evitato di entrare nel merito della questione. Senza scrivere l'enciclopedia britannica, il vulnus non è solo sentimentale per un impianto che rappresenta la storia del calcio internazionale. Il problema è la speculazione edilizia che con qualche ragione le società esigono di poter fare per “rientrare“ nei propri investimenti. Alcuni “addendi“ sono necessari, parte integrante di qualsiasi moderno impianto sportivo. Altri sono legati alla valorizzazione (al metro quadro) di immobili, che dopo la riqualificazione dell'intera area schizzerebbero alle stelle. Come è accaduto a Porta Nuova e come è accaduto a City Life. Facile che se l'iniziale progetto dovesse tornare di attualità con Milan e Inter comproprietarie dell'eventuale nuova struttura, gli “addendi” di cui sopra verrebbero certamente monitorati da chi non ha problemi di liquidità. Un terzo di Porta Nuova (compreso il celebre Bosco Verticale firmato da Stefano Boeri) è stato acquistato dal Qatar.

MEAZZA – Lasciamo da parte il fatto che le Olimpiadi Invernali 2026 verranno inaugurate in un Meazza che un minimo di ristrutturazione la dovrà subire, considerato che gli attuali servizi igienici fanno veramente schifo. Lasciamo da parte il fatto che le gare di bob verranno disputate fuori dall'Italia considerato che i quattrini (dello Stato) per mettere mano alla distrutta pista di Cortina non ci sono e che la proposta del ministro degli esteri Tajani di “andare a Torino“ (anche in questo caso una certa manutenzione dovrebbe essere ipotizzata, …) è stata bocciata da Sala che ha avvertito “puzza di politica“.

Francamente non so come si metterà Gravina che ha brindato per l'assegnazione degli Europei in condominio con la Turchia (del democraticissimo presidente Erdogan) senza peraltro segnalare quali stadi italiani saranno destinati alle incombenze di gioco.

Torniamo al Meazza di Milano. Abbatterlo significherebbe creare nella zona un drammatico problema ambientale per lo smaltimento della struttura. Secondo: il progetto originario della “Cattedrale“ prevedeva una distanza non superiore ai cento metri tra lo stadio e le case di alcuni residenti. Evito, nel merito, ulteriori ovvie considerazioni. Infine il traffico. E' vero che il progetto prevede anche una variazione della linea metropolitana che consentirebbe di arrivare ai tifosi direttamente dentro allo stadio. Ma non tutti i tifosi sono milanesi. E quelli che non lo sono magari vorrebbero arrivarci con la propria auto. Ma la zona ha dei percorsi obbligati: il pericolo di intasamento del traffico sarebbe reale. Con una difficoltà in più: dalla metà del 2024, Beppe Sala ha annunciato di voler escludere le automobili da tutte le zone della città. Non è chiaro ancora se “tutte le automobili“. Ma fa poca differenza: le auto elettriche e ibride che circolano a Milano sono una minoranza. Ammesso che pure loro non diventino, prossimamente, “fuorilegge“.

Dice Sala: “Gli atti appaiono illegittimi in quanto il parere della Commissione regionale risulta del tutto privo di motivazione, mentre il parere della Soprintendenza Archeologica si risolve in una mera enunciazione di elementi architettonici avulsa dal contesto, fortemente modificato dalla costruzione del terzo anello che interferisce con il secondo, vanificando la percezione degli elementi compositivi e ponendosi come elemento identitario dello stadio“. Come diceva il Marchese del Grillo? Ecco: appunto.

Il meglio di Sala viene alla fine: “Tutti i pareri, compreso quello della Soprintendenza archivistica bibliografica appaiono affetti da carenza istruttoria e da eccesso di potere”. Proprio così: “eccesso di potere“. Come si usa dire? Da che pulpito, mi pare.

REFERENDUM – In ogni caso: Verdi sul piede di guerra. Il capogruppo in consiglio comunale a Milano, Carlo Monguzzi ha spiegato che “l'abbattimento di uno stadio pienamente funzionale e ristrutturabile andrebbe a vanificare gli importanti sforzi per ridurre il traffico e le emissioni“. A latere ci sarebbe da considerare lo sperpero di denaro del Comune tra commissioni, studi et similia nel cosiddetto “dibattito pubblico“. Stendo un “velo“. Anche se rimane ancora insoluta la nomina di un nuovo membro della Commissione dei Garanti che dovrà decidere dei due referendum sul destino di San Siro. Perché, anche se Sala evita di ricordarlo, i referendum ci sono. E non si sa quale esito possano avere.

Mettiamola così: se il Meazza verrà abbattuto avranno vinto gli immobiliaristi e Sala si salverà. Ma se il Meazza resterà in piedi, magari con il sottosegretario Vittorio Sgarbi (contrario alla demolizione) incatenato a uno dei cancelli dello stadio, allora la poltrona di Sala potrebbe vacillare. Visto che il Meazza diventerebbe (con la conseguente fuga di Milan e Inter), un peso insostenibile per il Comune.

                                                          



 

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