- reset +

Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





Fatti&Misfatti / Mai fidarsi delle apparenze

Lunedì 16 Ottobre 2023

 

basket-ball-22 

“Per fortuna la palla corre lo stesso su molti campi e lo sport, dopo pagina trenta, trova anche feste costruttive come quella di Trento, feste fasulle come quella di Trento, ma come lode e attacco, beh siamo nel regno del qui lo dico e qui lo nego”.

Oscar Eleni

In fuga dal mondo dove la crudeltà alimenta le sale da gioco, le ideologie che esaltano fanatici senza umanità, le vere bestie. Abbiamo cercato un deserto per meditare nella contea di San Diego dove l'aquila dorata ci fa conoscere il cervo mulo, la volpe pigmentata e il diavolo rosa, un serpente non più cattivo di quelli che sgozzano il mondo ovunque prevalga il fanatismo nel nome di una religione che dovrebbe invece aiutare convivenza, pace e compassione e, come diceva al suo Creatore il dottor Patch Adams, nella stupenda interpretazione di Robin Williams, il settimo giorno non avrebbe dovuto riposare spiegando che anche la compassione è importante per convivere.

Aspettando che il calcio italiano si riprenda dopo la confessione dei ludopatici, stupiti che le denunce pubbliche siano arrivate dalla voce del carcere, temendo quello che tutti sapevano, le infiltrazioni malavitose dove girano tanti soldi. Certo non deve essere facile bonificare un territorio dove l'allenatore che fa lasciare i telefonini in una cesta fuori dal campo e dallo spogliatoio sarà presto abbandonato anche se lavora bene e, magari, vince. Succederà come in tante scuole dove la rivolta dei genitori, contro presidi che non lasciano entrare in classe alunni con la bestia appiccicata all'orecchio, porterà presto ad una ispezione vista la caratura ministeriale, farà scoppiare una rivolta, insomma l'avranno vinta gli stessi che poi spenderanno molto dallo psicologo e non soltanto per la ludopatia del caro figliolo.

Nessuno dimentica come venne trattato Spalletti prima del capolavoro Napoli, prima dell'investitura come guru della nazionale che aveva perduto, per "motivi personali", diciamo pure personalissimi, il Mancini che ancora oggi ci appare in pubblicità progresso. Spalletti santo fino alla prima sconfitta? Quasi sicuro.

Per fortuna la palla corre lo stesso su molti campi e lo sport, dopo pagina trenta, trova anche feste costruttive come quella di Trento, feste fasulle come quella di Trento, ma come lode e attacco, beh siamo nel regno del qui lo dico e qui lo nego.

Per fortuna ci sono campioni bravi nello studio e straordinari nello sport che hanno scelto come la trentaseienne romana Vittoria Bussi, che le sue equazioni, da brava matematica, le ha risolte tutte ai duemila metri di Aguascalientes percorrendo con la bicicletta oltre 50 chilometri in un'ora, facendo diventare magica quella pista, straordinaria l'impresa per l'abbattimento di un muro che si pensava insuperabile per le donne. Uno dei tanti abbattuti dalle campionesse in vari sport, nell'atletica, nella ginnastica, nel nuoto, negli sport invernali, nelle maratone di ogni tipo.

Artisti che hanno scoperto in tempo come il talento sia nulla senza lavoro. Senza insegnanti che sappiano capire il disagio e scoprire la malattia prima che diventi cancrena, ludopatia, azzardo, caduta verticale nelle mani del "diabbolo" diabolico che attira il campione, anche la mezza pippa, nel suo inferno. Amici, agenti, parenti, allenatori, ne se ne accorgono sempre dopo aver sentito arrivare la volante. Coi calciatori, poi, si presentano in forze, ricordiamo il teatrino prima che il mondiale a Berlino purificasse l'aria, forse non così bene come si sperava l'Italia pallonara se ora siamo quasi allo stesso punto perché la furbizia di chi comanda il gioco prima o poi venderà ai migliori offerenti chi potrebbe far aumentare tirature ormai al collasso, far diventare famosi gli araldi della morale un tanto al pezzo.

In questo fango speriamo che se la cavino bene nel 2024 olimpico i neodivorziati dello sport, i molti campioni, donne e uomini, che hanno cambiato tecnico con la stessa formula di commiato ipocrita dei tanti club che pur non avendo gente di qualità mette alla gogna quasi sempre l'allenatore, la guida, per salvare squadre, rapporti con le aziende, con manager golosi e invidiosi.

Nella tempesta che ci avvolge, sapendo che il vento della malvagità non si romperà le gote soffiando su questo mondo vicino al collasso, ci siamo distratti con il grande rugby mondiale dove soltanto l'Inghilterra cercherà di salvare l'onore delle sei nazioni che hanno sempre confessato di tenersi l'Italia anche se forse non se lo merita e in Francia si è visto contro i tutti neri e contro i galletti spennati ai quarti dal furore sudafricano.

Guarda e passa, non curiamoci di chi insiste dicendo che il nostro sport di alto livello appena si avvicina ai grandi avvenimenti si brucia anche se Marcel Jacobs –, presente a Brescia con il cantante Blanco e calciatori di Monza o Cagliari –, ha confessato che vedere il basket, una partita aspra e difficile come Brescia che ha fermato Napoli alla fine, era il passatempo che gli mancava prima di trasferirsi in Florida con i suoi sogni.

Potrebbero dirvelo quelli del basket anche se in settimana la Virtus Segafredo ha stravinto sul campo di Montecarlo dove gli unici felici, al momento sono quelli che incassano bei premi, lauti stipendi e depositano, esentasse, nel Principato.

Vedremo nel doppio impegno di Eurobasket in questa settimana se Banchi ha davvero trovato nella nuova Virtus quel potenziale che invece faceva dubitare Scariolo, convinti che a Milano, se hanno tollerato il primo quarto contro Reggio Emilia, 9 a 18, meno punti delle palle perse (10), sapranno capire e applaudire questa Armani impegnata nel durissimo confronto casalingo con l'Olympiakos Atene, anche se la squadra di Bartzoskas è appena caduta in casa contro il Barcellona, e poi saprà difendersi dal furore Real nella trasferta di Madrid. Sono le due finaliste dell'ultima eurolega, insomma asticella che sembra troppo alta per l'Armani giustamente arroccata nella difesa dei suoi giocatori, da Pangos allo Shields svanito nelle ultime settimane, anche se le cose non vanno davvero bene. Diciamo che il sogni play off europei al momento sembra più logico per la Virtus, ma a Milano esiste l'antropologia dove certi sogni, se condivisi e resi manifesti, possono davvero portare oltre la terza stella. Vedremo.

Giornata del basket che vede imbattute come la Virtus squadre non proprio in salute perché vince ma sembra ancora intontita dalla supercoppa Brescia e Venezia in eurocup ne ha già prese abbastanza. Certo gli araldi del nulla, quelli che vorrebbero vendere la serie A come super campionato, fanno fatica a giustificare gli scivoloni fuori dalla dogana. Nessuna novità, nazionalismo di bottega che fa ridere come quello ammorbante che sta distruggendo tante parti del mondo e ci fa vivere con la minaccia del bottone rosso schiacciato dagli Stranamore di questo secolo ancora prima che Milano abbia la sua centrale nucleare da costruire vicino alla casa di chi la desidera tanto da proporla come offerta elettorale.

Meglio perdersi nelle pagelle che piacciono all'iguana di Anza Borrego, deserto californiano:

• 10 Alla VIRTUS BOLOGNA che ha dedicato la vittoria in eurolega a Montecarlo a POLONARA appena dimesso dall'ospedale dopo una delicata operazione per un tumore ai testicoli scoperto nel controllo antidoping fatto dopo la supercoppa da un medico coscienzioso che non cerca soltanto la frode, ma si preoccupa di avvisare l'atleta dell'anomalia.

• 9 Al professor LOGAN con l'applauso di tutti, con l'invidia dei vecchi che hanno lasciato prima dei suoi 41 anni, età che non sembrava avere nella prima vittoria di Scafati in campionato, 29 punti in 29 minuti. Fenomeno.

• 8 A Miro BILAN, altro veterano che illumina il gioco di Brescia, un centro che sa distribuire palloni d'oro, che esalta il gioco di squadra, un campione che non salta troppo, ma fa saltare spesso sulla sedia chi lo guarda.

• 7 Al WEEMS che Tortona cercava dai giorni della supercoppa. Il canestro a Varese a 5 secondi dal gong ha reso meno pesante l'aria intorno a Ramondino perchè puoi essere stato anche l'allenatore dell'anno ma qui si ragiona coi piedi anche se il basket si gioca con le mani.

• 6 A DATOME, premiato dai giornalisti sportivi per la sua carriera, se riuscirà a trasmettere alla nuova ARMANI qualcosa che aveva dentro anche nei giorni degli infortuni, della luna secca, della mano fredda. Come dirigente potrebbe iniziare curando una malata che al momento ha bisogno del grande risultato per credere a tutto quello si è scritto quando è arrivato Mirotic a Milano.

• 5 A MAGRO e SPAHIJA se non diranno ai loro giocatori di Brescia e Venezia che il primo posto potrebbe essere soltanto un'illusione se i registi serviranno più la gente in platea che i compagni sul campo.

• 4 A BRINDISI dove la rivoluzione d'estate sta scaricando tutto sulle spalle del povero Corbani, con l'incubo che anche le fatiche europee fiacchino una squadra con poco talento davvero.

• 3 A TONUT, tornato finalmente ad essere un uomo importante nella Milano dove gli italiani hanno sempre l'obbligo di fare qualcosa in più, se dovesse tornare nell'ombra come nelle finali scudetto. La rabbia che tiene dentro la scarichi sul campo e la trasmetta ai compagni, cominciando dal giovane CARUSO che non trova spazio.

• 2 A BUSCAGLIA, finalmente vittorioso con la sua PESARO, se gli venisse voglia di andare alla palla di Pomodoro per protestare contro le lingue velenose che già lo tormentavano. Si fidi della coppia COSTA-MAGNIFICO e se dovesse sentirsi solo vada a suonare alla casa di Valter SCAVOLINI.

• 1 Ad Awudu ABASS che sul campo di Trento ha voluto contraddirci mentre dicevamo che forse aveva perso lo slancio dopo il faticoso lavoro per tornare sul campo. Ci piacciono i campioni dispettosi.

• 0 Alle GRAFICHE TELEVISIVE che appaiono e scompaiono in un baleno, alle cronache ridondanti, ai COMUNI che ancora fanno giocare le loro squadre professionistiche in arene dove ci sta la metà della gente che vorrebbe vedere le partite. Giusto che la Lega e il suo presidente denuncino la cosa, ma poi serve l'azione e lo si suggerisce da Milano dove ogni giorno di campionato di va a portare un fiore ed una lacrima sul palazzo di San Siro caduto per neve e mai ricostruito nonostante le promesse, le stesse che si fanno per le buche di città, per i risarcimenti ai terremotati.

• 10+ per riconoscenza a Frankie DETTORI re dei fantini che ha corso per l'ultima volta nella desolazione di san Siro perché ci ricorda una gioventù professionale dove intervistarlo vicino ai suoi cavalli dava una fortissima emozione.



 

Cerca