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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Italian Graffiti / Non e' solo questione di centesimi

Giovedì 12 Ottobre 2023

 

dosso-23


L’affollamento ai vertici della velocità ripropone l’opportunità di estendere, almeno per i record, il cronometraggio dai centesimi ai millesimi. Ma a quanto pare la WA – sempre sensibile ad aumentare le poste – non pare interessata.

Gianfranco Colasante

Forse lo hanno notato in pochi, ma resta l’unica ad aver firmato tre record nazionali ai recenti mondiali di Budapest. Sto parlando di Zaynab Dosso, 24 anni da un mese, che – col contorno di due eccellenti limiti in staffetta – ha eguagliato il primato sui 100 che Manuela Levorato aveva stabilito con 11”14 al meeting di Losanna del Luglio 2001. Lo stesso crono che Zaynab ha ottenuto in una batteria dei mondiali affiancando in tabella la velocista veneta. Ma siamo sicuri che le cose stiano proprio così?

Tra le tante rivoluzioni che hanno scandito il progresso dell’atletica, l’adozione nel 1977 del cronometraggio “automatico” è un vero e proprio spartiacque, per lo meno alla pari con l’abbandono delle piste in terra per quelle in conglomerati e fondi coerenti che l’aveva preceduto di pochi anni. Dai primi incerti responsi (ricorderete l’utilizzo dei cosiddetti “fattori di correzione”) il progresso tecnologico degli apparati di rilevamento è stato dirompente, spedendo nei musei gli affascinanti cronometri “manuali” e soprattutto cancellando l’influenza, il calore e la variabilità del “fattore umano” (tanto per dire, un 10”3 a Praga o a Varsavia equivaleva ad un 10”5 fatto a Roma o a Milano).

O almeno così si ritiene. Chi oggi segue l’atletica è abituato a credere che i responsi cronometrici forniti in tempo reale sugli schermi televisivi – disponibili pochi attimi dopo la conclusione delle gare – siano delle verità assolute e dogmatiche, dimenticando che le stesse apparecchiature elettroniche sono soggette a variazioni ambientali se non ai rischi di una “taratura” che nessuno può garantire esente da errori o assicurare paritetica a tutte le latitudini o temperature. Ma tant’è, questo è lo scenario universalmente accettato.

Il dato più significativo del rilevamento “automatico” resta la possibilità di “apprezzare” le letture cronometriche addirittura fino a 1/10.000, anche se resta giurisprudenza consolidata limitarsi alle due cifre centesimali. Un esempio? Capitò in occasione del record mondiale – col primo 9”77 della storia – di Asafa Powell al GP Tsiklitiria di Atene. Quel giorno – era il 14 Giugno del 2005 – la lettura del fotofinish decretò per il giamaicano un siderale 9”7629!

Raccontano le cronache che Powell – mai troppo fortunato in sede olimpica – nell’estate seguente si intestardisse contro quel limite senza riuscire ad abbatterlo, ma eguagliandolo nominalmente altre due volte (sia pure con 1/1000 di differenza a vantaggio del secondo tentativo). Nel dettaglio:

- 11 Giugno 2006, Gateshead (IAAF-GP) – (w +1,5) 9”763 [9”77]
- 18 Agosto 2006, Zurigo (WK) – (w +1,0) 9”762 [9”77]

Per la IAAF quel triplice 9”77 restò in vigore fino al 9 Settembre del 2007 quando fu lo stesso Powell a stabilire quale fosse il “vero” record dei 100 correndo al Guidobaldi di Rieti in 9”74 (9”735 il crono millesimale). Senza addentrarsi nelle valutazioni che questi numeri suggerivano, all’epoca non furono in pochi ad auspicare che la federazione internazionale – almeno limitandosi alle corse in dirittura – adottasse per i record il rilevamento al millesimo di secondo. L’irruzione di lì a poco del connazionale Usain Bolt – con i suoi distacchi abissali e le sue mimiche – rinviò ogni decisione in merito. Ma senza che mai fosse proposta una soluzione alternativa.

Tornando alla Dosso, se a libro rimane il suo 11”14 “eguagliato”, va però ricordato che la lettura al millesimo di secondo aveva decretato per lei un 11”133 sufficiente ad attribuirle in solitario l’autentico primato nazionale. Dico dovrebbe, dal momento che si ignora analogo responso per Manuela. Pur nella convinzione che accostare riscontri tecnici ottenuti in epoche (e circostanze) diverse rischia di tradursi spesso (se non sempre) in una sterile esercitazione priva di contenuti. Proprio la negazione di quanto volevasi dimostrare.

Un caso non dissimile riguarda ancora il primato nazionale degli 800 in bilico tra l’1’43”7 mondiale e “manuale” di March Fiasconaro e l’1’43”74 “automatico” di Andrea Longo d’un quarto di secolo successivo. La FIDAL li accetta entrambi anche se la regola 261 della WA limiterebbe l’omologazione dei record sugli 800 ai soli tempi “automatici”.  

Dato alla Dosso quanto le compete, la questione si ripropone come una delle tante non affrontate da parte della federazione internazionale. Per restare all’atletica femminile, cito due esempi di scuola in materia di regolamenti che si ritengono da tempo superati: aumentare a 0,91 l’altezza degli ostacoli dei 100H e portare il Disco da 1 a 1,5 chilogrammi.

Ci sarebbero poi altre riflessioni, ma a quanto pare da quest’orecchio Lord Coe – che dopo Parigi ’24 lascerà Montecarlo per Losanna – non ci sente. Molto più sensibile alla dilatazione pantagruelica e sospetta dei programmi, come sta a dimostrare la recentissima introduzione dei Mondiali su strada per Miglio, 5000 e Mezza maratona (questo, un rientro). Una novità che certo non sarà dispiaciuta alle grandi firme del Running, già molto attive in pista con le super-scarpe da 600/700 dollari in su, e ai Network a quel mondo collegati. Milioni di praticanti o di utenti o di clienti, fate voi. Il futuro ha già imboccato la sua direzione.



 

 

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