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I sentieri di Cimbricus / A quando la terza impresa di Camossi?

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Martedì 10 Ottobre 2023

 

camossi-jacobs 


La stagione si è chiusa all’insegna di clamorosi divorzi e spericolati nuovi inizi. Si sa, ai giorni nostri il mondo va avanti molto velocemente e la cronaca fa presto a diventare fuffa senza per questo dover passare per la storia.

Giorgio Cimbrico

Nato in Texas, emigrato in Florida: com’è noto Marcell Jacobs vola, con corte e famiglia al seguito, in Florida, a Jacksonville. Chissà se qualcuno gli ha detto che è il luogo natale di Bob Hayes, campione olimpico a Tokyo, trent’anni prima che MJ vedesse la luce a El Paso. “Nella vita bisogna cambiare”, ha detto Marcell. E così lui ha cambiato.

L’obiettivo dichiarato è tornare più in alto possibile ai Giochi che segnano il centenario della vittoria di Harold Abrahams, plasmato da Sam Mussabini. Altri tempi, altra atletica. Nel 1924 non c’erano le grandi aziende ad alitare sul collo.

L’allenatore scelto è ora Rana Reider, californiano classe 1970, in passato attivo in gran Bretagna e nei Paesi Bassi, dove ha seguito Dafne Schippers. Ora dispensa la sua conoscenza in Florida e tra i discepoli figurano Trayvon Bromell, Marvin Bfacy, Andre de Grasse. In passato, anche uno dei più grandi triplisti della storia, Christian Taylor, fregato dallo spezzarsi del tendine d’Achille.

L’anno scorso, ai Mondiali di Eugene, Reider ebbe il suo momento sotto i riflettori: allontanato dallo stadio, dalla polizia, poco prima della finale dei 100 perché da tempo seguito da “SafeSport”, un’associazione che indaga su comportamenti poco corretti. Nel suo caso, una vecchia relazione con una giovane velocista britannica.

Tutto questo segna la fine di una lunga stagione di divorzi: sarebbe stato bene sentire Liz Taylor o Zsa Zsa Gabor che sull’argomento avevano una certa esperienza ma – un vero peccato –, né l’una né l’altra hanno avuto libera uscita dal paese delle ombre.

La serie era cominciata quasi un anno fa, con la fine del rapporto tra Gian Marco Tamberi e suo padre Marco, sostituito da Giulio Ciotti, gemello riminese del Nicola che nel 2005, sotto la pioggia di Helsinki, stava per fare il colpo della vita.

A cinque stelle, la separazione tra Marcell Jacobs e Paolo Camossi; a tre stelle (stiamo pur sempre parlando di un bronzo mondiale) quella tra Elena Vallortigara e Stefano Giardi. Elena, reduce da una pessima annata che ha accentuato la sua espressione sospesa tra il malinconico e il dolente, ha deciso in fretta: si affiderà all’unica altra italiana che ha saltato più in alto di lei, Antonietta Di Martino, che, malgrado anni buttati per infortuni, è sempre stata il contrario: effervescente, con un pizzico di fatalismo campano.

Su Jacobs, per alcuni giorni era caduto un caleidoscopio di ipotesi: Florida, Giamaica, Padova, sino a uno scioglimento piuttosto rapido: Parigi dista una decina di mesi e non c’è tempo da perdere dopo un bilancio di sconfitte e un ondeggiare tra 10”21 e 10”05, a un paio di metri abbondanti dal volo di Tokyo. Per il campione in carica non esiste la wild card e il minimo (mi esprimo all’antica) è 10”00, anche se poi si può rientrare con il Ranking o con i punti fedeltà. Lo sport è sempre più stretto e costretto in vincoli, regolamenti, calcoli, algoritmi.

E’ curioso osservare che l’affaire, che ha imperversato per giorni, ha avuto sull’organo federale uno spazio piuttosto risicato. In substantia, alla Gazzetta dello Sport Jacobs aveva dichiarato che Camossi non era più il suo allenatore. E poco altro. E anche il momento dell’annuncio sul futuro prossimo venturo si è risolto con le parole social dell’interessato.

Senza voler tornare indietro, secondo la vecchia scuola – giornalismo, comunicazione, opportunità, fate voi –, la notizia andava trattata in un altro modo: una dichiarazione del presidente, una del direttore tecnico, una dell’atleta, una dell’allenatore. Ma, si sa, i tempi cambiano e i canali dell’informazione sono più numerosi di quelli disegnati sulla superficie di Marte e più tentacolari del calamaro gigante.

Posso comprendere: c’è sempre molto da fare, specie quando compiti e impegni si aggrovigliano, e tutto sommato è meglio parlare del sol dell’avvenire piuttosto che rimuginare su quello che ormai è passato. Cosa fatta, capo ha, diceva Buondelmonte Buondelmonti da non confondere con Groppone da Figulle.

Postilla (per ora). Ho provato a telefonare a Camossi, non per un’intervista (posso capire che non sia dell’umore giusto) ma per fargli una di quelle domande che contengono una vita e quel che verrà: dopo aver battuto Jonathan Edwards e aver portato un atleta a vincere l’oro olimpico dei 100, quale sarà la terza impresa della tua esistenza?

C’era la segreteria, riproverò. Magari mi risponderà – se mi risponderà – che si dedicherà alla contemplazione o diventerà un vignaiolo. Ipotesi vertiginosa: potrebbe allenare Andrew Howe che a 38 anni compiuti è tornato in pista, pardon in pedana, e punta agli Europei di Roma 2024 che cascano diciotto anni dopo il successo di Göteborg. Potrebbe essere un’idea affascinante, spericolata.

 

 

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