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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / La ragazza che ha sconfitto la mediocrita'

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Domenica 24 Settembre 2023

 

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Il più incisivo miglioramento dal tempo di Grete Waitz, da quando parve normale constatare che, in termini di resistenza, la differenza tra uomo e donna non è così profonda come lo è a livello di struttura muscolare.

Giorgio Cimbrico

Tigist Assefa ha Berlino nel cuore, nella testa: quando ancora correva in pista, 1’59”23 negli 800 in un meeting ISTAF, all’Olympiastadion. Era il 2014 e Tigist aveva vent’anni. Ora, sul percorso veloce che ha messo in fila tredici record mondiali (nove maschili e quattro femminili), l’etiope, non all’osso come certe colleghe, ha realizzato qualcosa di fuori dall’ordinario: 2h11’53” – record mondiale – è una prestazione ambita da molti uomini che corrono molto seriamente i 42 km.

Non è il caso di andare molto indietro nel tempo: nel 1996, ad Atlanta, Josia Thugwane diede una scarica di gioia a Nelson Mandela vincendo l’oro olimpico in 2h12’36”.

Assefa, 29 anni, ha un singolare percorso: comincia con i 400 e gli 800, passa alla corsa su strada ma è solo nel marzo dell’anno scorso che lascia i primi segni da maratoneta: un mediocrissimo 2h34’01”. Ma il luogo è Riyadh, Arabia Saudita, non il più fresco della terra. E infatti, qualche mese dopo, a Berlino, scrolla via più di 18 minuti: vince in 2h18’37”, record d’Etiopia. Nel frattempo le verrà sottratto da Amane Beriso, 2h14’58” su altre strade che permettono violenti progressi, quelle di Valencia.

Ora, due minuti e 11 secondi di progresso sul 2h14’04” di Brigd Kosgei, quattro anni fa a Chicago. Merito delle “superscarpe”, si disse allora. Merito delle “superscarpe”, si dice adesso, Ma è un fatto che ad azionarle sono sempre due piedi e due gambe. E’ il più incisivo miglioramento dal tempo di Grete Waitz, quando la maratona era ancora agli albori ed era normale constatare che, in termini di resistenza, la differenza tra uomo e donna non è così profonda come lo è a livello di struttura muscolare.

Tigist ha capito che la giornata era perfetta, come lo sono le scorrevoli strade berlinesi: al 17° chilometro è andata via con un parziale da 2’50” e a metà gara, passata, in 1h06’20” la sua protezione era già da record intorno alle 2h12’40”. Non contenta, ha offerto un’altra sparata da 2’48” e a quel punto ha preso sempre più forma una seconda parte più veloce della prima: 1h05’33”.

Distacchi come non se ne vedono più nel ciclismo: Sheila Chepkirui, 2h17’49”, a quasi sei minuti, e Magdalena Shaun, 2h18’41” e record della Tanzania, a quasi sette. Sheila e Magdalena sono andate forte, come le altre cinque finite sotto i 2h20’. Tigist è di un’altra dimensione.

L’exploit di Assefa eclissa il quinto successo di Eliud Kipchoge che si sbarazza della compagnia di Haile Gebrselassie. E vince in 2h02:42, il suo quinto tempo. Il vecchio Eliud, 39 anni a novembre, dimostra di aver assorbito il ko primaverile sulle balze di Boston (sesto, ad oltre tre minuti da Evans Chebet) e di aver sempre illimitate ambizioni: 28’27” ai 10 km, 1h00’22” a mezza via, in compagnia dell’etiope Kindle. Nella seconda parte il compagno di avventura cede, Eliud rimane solo dopo il 30°, riduce il ritmo e tiene a bada la muta in rimonta: Vincent Kipkemboi 2h03’13” e l’etiope dal nome illustre, Takele Bikila, 2h03’24”. Nove sotto le 2h05”, quindici sotto le 2h06” e tempi di valore per il tedesco Abamal Petros, 2h04’58”, e per lo svizzero Tadesse Abraham, 2h05’10”, l’uno e l’altro, eritrei rifugiati di guerra.

Se era una prima prova generale per il terzo oro olimpico, Kipchoge, che a Berlino si sente a casa, è molto soddisfatto.

 

 

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