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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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I sentieri di Cimbricus / C'era una Vuelta ..., come nella favola

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Domenica 17 Settembre 2023

 

kuss-vuelta 


Ma non è una fiaba, è cronaca pura ed è una bella storia, la storia del gregario che vince un grande giro, il Tour de France, aiutato dai capitani che ha servito: Jonas Vingegaard danese e Primoz Roglic sloveno. Se non una fiaba, molto le somiglia.

Giorgio Cimbrico

Quando era vecchio, Andrea Carrea, che tutti chiamavano Sandrino e che aveva uno strano naso, amava ricordare quel giorno: lui era andato in fuga, Fausto aveva controllato il gruppo e all’arrivo di Losanna Sandrino si ritrovò con la maglia gialla addosso. Era il 3 luglio 1952. Il giorno dopo si arrivava all’Alpe d’Huez: Coppi attaccò, tolse la maglia al fedele gregario e la portò sino al Parco dei Principi.

Sandrino ne parlava spesso e raccontava che a volta, di notte, sognava Fausto che gli ricordava quel giorno, quella maglia. Era un fantasma cordiale, sorridente e con quel gesto si era assicurato una riconoscenza eterna. Quando raccontava, Sandrino spremeva qualche lacrima sincera.

Settant’anni dopo, la maglia rossa di Sepp Kuss non è durata un giorno solo: con quella arriverà sino a Madrid. Se è una fiaba, può cominciare con c’era una Vuelta. Ma non è una fiaba, è cronaca pura ed è una bella storia, la storia del gregario che vincerà un grande giro, aiutato dai capitani che ha servito: Jonas Vingegaard danese e Primoz Roglic sloveno.

“E’ bello ricambiare il lavoro che ha fatto per me”, dice Vingegaard, vincitore dei due ultimi Tour de France, capitano, con Roglic, della Jumbo Visma, squadra olandese che ha scelto i colori delle vespe e che quest’anno ha raccolto una montagna di successi.

Sepp Kuss (traduzione dal tedesco: Beppe Bacio) è di Durango, Colorado, è arrivato tre giorni fa ai 29 anni ed è uno scanditore di ritmo come ce ne sono pochi in circolazione. La parola gregario, giustamente, sta passando di moda: Sepp è un luogotenente, un aiutante di campo, un portaspada, uno a cui affidarsi a occhi chiusi. Al Tour è stato eccezionale fiaccando gli altri, aprendo la strada agli attacchi del piccolo Vingegaard dalle labbra sottili, che viene da un paese senza montagne e in salita non risparmia nessuno.

Mercoledì, la giornata del terribile Angliru sembrava che la sorte di Sepp fosse scritta: Vingegaard lascia vincere Roglic, Kuss arranca dietro e salva la maglia per 8 secondi. Il giorno dopo, giovedì, si arriva ancora in quota, a Cruz de Linares e il mondo si rovescia: i capitani diventano aiutanti e nel finale si rialzano. Vingegaard prende anche qualche secondo di distacco. Kuss è in rosso, con 17 secondi sul danese e un minuto su Roglic. Il successo della squadra è grande come quel Jumbo che è scritto sulla maglia: primo, secondo e terzo.

Sepp è andato forte, come al solito, ma ha trovato due che hanno organizzato una “combine”. A suo vantaggio. Chi conosce bene quel mondo sostiene che in realtà la storia non sia così esemplare o commovente. Vingegaard e Roglic non si amano e qualcuno, dal ponte di comando, ha suggerito questa soluzione.

 A Sepp manca solo il su e giù intorno a Madrid e poi sarà fatta. E potrà tornare al lavoro di sempre, l’uomo che fa il ritmo e scrosta il gruppo, sino a renderlo un drappello sempre più piccolo prima dell’allungo di uno dei suoi capitani.

 

 

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