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I sentieri di Cimbricus / L'ultima sfida di Shericka

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Giovedì 14 Settembre 2023

 

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Tra i motivi di maggiore interesse della finale della DL di Eugene, la caccia al mondiale dei 200 da parte della Jackson che l’ha corteggiato tutto l’anno. Basterà per contendere a Faith Kipyegon la corona di Atleta dell’Anno?

Giorgio Cimbrico

Sull’attribuzione del titolo di “Atleta dell’Anno” rimane un interrogativo: Shericka Jackson ha la chance di avere la meglio sulla stagione perfetta e magnifica della coetanea Faith Kipyegon se a Eugene – finali della Diamond League tra domani e domenica – batterà il record mondiale dei 200, in mano da 35 anni a quella buonanima di Florence Griffith-Joyner. La pista di Hayward’s Field è veloce il giusto per l’impresa e un vento entro la norma sarebbe una delle chiavi per aprire quella vecchia serratura.

Un anno fa, ai Mondiali di Eugene, Shericka corse in 21”55 in semifinale e in 21”45 in finale, a undici centesimi dal 21”34 che FloJo firmò nella finale olimpica di Seul, dopo il 21”56 della semifinale, anche quello record, cento minuti prima: era il 29 settembre 1988. Il quadruplo 21”71 di Marita Koch e Heike Drechsler era stato spazzato via e qualcuno azzardò che quel 21”34 avesse un valore anche maggiore del 10”49 di Indianapolis sul quale, 35 anni dopo, continuano ad aleggiare dubbi e sospetti sull’intensità del vento di coda. In entrambi i casi ebbe un buon aiuto: +1,7 e +1,3.

Nel suo cammino di avvicinamento, Shericka è diventata campionessa del mondo bis a Budapest in 21”41, riducendo a sette i centesimi che la dividono da colei che venne chiamata la donna bionica. Il gran calore che gravava sul nuovo stadio lungo il Danubio l’ha privata dell’aiuto della brezza. E al “Re Baldovino” di Bruxelles la 29enne di St Anne ha mostrato di non aver perduto un’unghia della forma e ha chiuso in 21”48, non nascondendo un’espressione delusa: anche in quel caso le condizioni non le hanno concesso una spinta in più. Due volate a vento nullo: il caso ha tramato contro di lei. In ogni caso le cifre dicono che ora è padrona di quattro delle prime dieci prestazioni di sempre. Flo Jo ha le due realizzate in quegli storici 100 minuti.

Chi ama fare i conti con la storia, ricorda che esistono record anche più vecchi di quello dei 200: i 100 della stessa Florence, i 400 di Marita Koch, gli 800 di Jarmila Kratochvilova (toccati e superati i 40 anni), il salto in alto di Stefka Kostadinova, il lungo di Galina Chistyakova, il peso di Natalya Lisovskaya, il disco di Gabriele Reinsch e, per cinque giorni, l’eptathlon della cognata di Flo Jo, Jackie Joyner Kersee. Bob Kersee è ancora sulla breccia e allena Sydney McLaughlin, la grande assente di Budapest.

Shericka non ha il volto eternamente sorridente di Shelly Ann Fraser, non ha neppure quello di Elaine Thompson che pare disegnato da Hugo Pratt: una maga, una stregona delle isole come Bocca Dorata, grande amica di Corto Maltese. E’ molto normale e molto forte: allenata da uno dei grandi guru dell’atletica giamaicana, Stephen Francis, ha compiuto la metamorfosi da quattrocentista (49”47 il vertice) a velocista pura (quest’anno 10”65) per trovare nei 200 la distanza e il terreno ideali. Nella sua proteiforne carriera, cinque volte sul podio olimpico e undici volte su quello mondiale.

L’altra pretendente, in questo momento in vantaggio, è Faith Kipyegon: tre record del mondo (1500 sotto i 3’50”, Miglio e 5000) in cinquanta giorni già placcati di eternità, la prima doppietta al femminile su 1500 e 5000 in un evento globale, l’intenzione di non fermarsi: sarà a Eugene, con il suo crescendo spezzacuore e il suo nome è nelle liste di partenza della novità di World Athletics, i Mondiali su Strada, 3 ottobre in Lettonia. Nel Miglio su asfalto la piccola Faith le vuole mettere tutte… in Riga.

 

 

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