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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Budapest 23 (9) / Se quattro medaglie vi sembran poche ...

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Lunedì 28 Agosto 2023

 

chopra-23 


Può più che bastare, c’è chi ha fatto peggio. Per l’Italia resta la conferma nella Top Ten in una rassegna iridata di buon livello e ancor meglio organizzata dalla sapienza sportiva magiara. Per tutti, arrivederci a Tokyo ’25 (transitando per Parigi '24).

Daniele Perboni

Nel dopo bufera, aiutando la vicina a liberare casa da un albero accomodatosi in sala senza essere invitato, ci prepariamo all’ultima serata di questi diciannovesimi Campionati mondiali. Solo finali, sette, oltre alla maratona maschile, partita alle sette e terminata poco oltre le dieci. Confessiamo un tremendo segreto: non è che ci interessasse molto e poi eravamo ancora impegnati come “protezione civile” casalinga nello sgombero di garage e pulizia tombini. Rientrati in casa tutto (da Budapest) era già finito.

Poco male, è bastato accendere il fido compagno per sapere al volo chi ha vinto, o perso. Chi si è ritirato o ha finito la benzina e senza l’ibrido di supporto, oggi non vai da nessuna parte. Tutto funzionante. Vedremo che cosa succederà nel clou delle gare serali. Il sito di World Athletics, infatti, proprio quando ti deve soccorrere si blocca inesorabilmente. Nei casi più disperati anche per alcune ore. Mai visto simili disfunzioni tecniche. Tranqulli, ci penserà Lord Seb Coe, per le inefficienze naturalmente.

JAKOB Nei 5000 tutti in gruppo allegramente. Sembra una scampagnata. Nessuno ha intenzione di andare a prendersi il vento in faccia. A due giri dal termine due etiopi davanti a saggiare le intenzioni. Ingebrigtsen, che ha deciso di prendere il via all’indomani della sconfitta patita dallo scozzese Kerr nei 1.500, è tranquillo sul fondo, come d’abitudine. Però è attento e quando lo spagnolo Katir, che gli ha soffiato il record europeo della distanza (12’45”01) lo scorso luglio, si riporta immediatamente nelle prime posizioni.

Alla campana l’iberico parte, con il norvegese che gli sta letteralmente incollato alle caviglie ma non sembra l’invincibile finisseur di sempre. Però, mai dire mai con quel diavolo di un nordico dal viso inespressivo. Ci prova, viene rintuzzato. Pare abbandonare ogni velleità ma eccolo che una scossa lo mette in moto. Piano, piano ma inesorabilmente mette il naso davanti, poi una spalla poi taglia il traguardo per primo con il personale stagionale di 13’11”30. La vendetta è servita. Pur ringraziando pubblico, fidanzata, team che lo segue non nasconde la delusione lasciandosi sfuggire: «Non nego che è stato un mondiale agrodolce». Così sia.

DERBY Altra gara interessante il giavellotto, con un quasi derby fra India, presente con tre atleti, e Pakistan. La spunta l’indiano campione olimpico a Tokyo Nera Chopra, con un lancio, il secondo, a 88.17. Secondo il pakistano Arshad Nadeem, fermatosi a 36 centimetri (87.82). Terzo il ceko Jakub Vadlejc con l’identico risultato che gli diete l’argento ai Giochi del 2021: 86.67. 

STAFFETTE Dominio statunitense, ma va?, fra gli uomini che se ne vanno per conto loro già con il primo frazionista Hall (44”54). Poi una sequenza di passaggi in solitaria con Norwood (44”01), Robinson (44”74) e Benjamin (44”02) per concludere in 2’57”31, miglior prestazione mondiale dell’anno. In questa prova la Francia placa un poco le polemiche portando a casa l’unica medaglia della manifestazione, l’argento con Vailant, Biron, Sombe, Andant (2’58”45, record nazionale).

Azzurri (Scotti, Meli, Benati, Re), orfani di Sibili tenuto precauzionalmente a riposo, ottavi (3’01”23), poi promossi al settimo posto grazie alla squalifica del Botswana. Identico piazzamento per le ragazze (3’24”98), pure loro senza la guerriera Folorunso e sostituita dalla Polinari. Femke Bol si riscatta alla grande per l’oro perso nel giorno d’apertura nella staffetta mista, salendo sul primo gradino del podio superando negli ultimissimi metri la giamaicana Williams.

UCRAINA PER FINIRE – Ha conquistato l'argento nel 2019 e nel 2022, ma ora Yaroslava Mahuchikh ha finalmente vinto un titolo mondiale all’aperto. La saltatrice in alto ucraina è stata quasi impeccabile. Ha superato 1.94, alla seconda prova e alla prima 1.97 e 1.99, prendendo il comando della gara. Unica a superare i 2.02, concludendo con tre “doverosi” tentativi a 2.07. La coppia australiana Eleanor Patterson, campionessa uscente, e Nicola Olyslagers, ha occupato gli altri posti del podio, con l’argento alla Patterson, entrambe con 1.99.

MARATONA La corsa dei secondi, mancando tutti i migliori maratoneti, molto più interessati alle Majors. Come spiegato in apertura non abbiamo visto e sentito nulla riguardo la maratona, quindi cari lettori beccatevi quanto prodotto dall’ufficio stampa federale: “Nella maratona maschile, in apertura dell’ultima giornata ai Mondiali di Budapest, il migliore degli italiani è Daniele Meucci al decimo posto con 2h11’06” dopo aver rimontato tre posizioni negli ultimi due chilometri. Alle sue spalle chiude undicesimo l’altro azzurro Yohanes Chiappinelli (2h11’12”) che era ottavo fino a poche centinaia di metri dal termine. Ritirato invece Eyob Faniel al 29esimo chilometro. Vince l’Uganda con Victor Kiplangat in 2h08’53”, argento per l’israeliano Maru Teferi (2h09’12”) che era stato secondo anche agli Europei dell’anno scorso e bronzo all’etiope Leul Gebresilase (2h09’19”). Al traguardo i due azzurri sono rispettivamente terzo e quarto tra gli atleti europei, dietro al francese Hassan Chahdi che finisce settimo in 2h10’45”. Per la terza volta in carriera Meucci raggiunge un piazzamento nella top ten dei Mondiali, dopo essere stato ottavo nel 2015 e sesto nel 2017”.

MEDAGLIE E PUNTII due piazzamenti tra i primi otto delle staffetta del miglio consegnano all’Italia una prestazione complessiva di squadra che mancava dall’edizione di Siviglia 1999. Gli azzurri chiudono con 13 finalisti, pareggiando il risultato di 24 anni fa, e un totale di 51 punti che nella Placing Table vale l’ottavo posto, ex-aequo con Australia e Olanda (che però ha due ori). Tredicesimo posto come numero di medaglie (a Eugene '22 erano state la metà).

 

 

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