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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Budapest 23 (8) / Un argento che molto ricorda l'oro

Domenica 27 Agosto 2023

 

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Sembrava di essere tornati ai giorni magici di Tokyo, per tre/quarti gli stessi uomini, amalgama perfetto concluso da un’altra volata devastante di Pippo Tortu. E poi le ragazze, quarte. Sia lode al prof. Di Mulo, Archimede delle staffette.

Daniele Perboni

Ci sentiamo un po’ come Ludo quando confessava di sentirsi “un poco stanchina”. Eppure in tutti questi giorni non abbiamo corso neppure tre chilometri. A piedi. Ma è un sabato d’agosto, che caldo fa. Ancora poche ore, sentenziano i metereologici, e poi e poi e poi caleranno le temperature. Ma davvero? No, non ci crediamo. E invece ecco che il vaso di Pandora viene aperto e si scatena l’inferno. Tranquilli, Massimo Decimo Meridio non c’entra nulla. Riprendiamo il filo del discorso.

Che cosa vi aspettavate da quella banda di quattro velocisti amalgamata mirabilmente da un mago delle staffette? Minimo che dal cilindro riuscissero a cavar fuori il classico coniglio. O la colomba di Pasqua, una fila di bandierine colorate. E invece no. Dopo una recita infinita, una tira e molla sui chi degli otto predestinati dovessero essere gli eletti, il prof. Filippo Di Mulo ha decretato che sì, meglio andare sul sicuro e ripresentare motori già collaudati, dalla centralina settata nei minimi particolari.

Se la semifinale era servita come warm-up ora non poteva che pigiare pesantemente sull’acceleratore cercando la massima velocità nella totale sicurezza. Perché, signori, questa è la staffetta veloce. Devi viaggiare anzi, far viaggiare il bastoncino da una mano all’altra, nel minor tempo possibile ma rispettando regole ferree e precise al millimetro. Così è stato.

In quinta corsia, al centro della pista, in virtù del miglior crono realizzato nei turni eliminatori (37”65), lo start ancora una volta è stato affidato a Roberto Rigali, partito come un razzo senza addormentarsi sui blocchi (0,148 il tempo di reazione). I restanti cambi, Rigali/Jacobs, Jacobs/Patta, Patta/Tortu non potevano essere migliori. Probabilmente solo il prof Di Mulo potrebbe trovare qualche pelo nell’uovo. Pensiamo, però, che non troverà il coraggio di esprimere queste sue perplessità.

Alla fine è arrivato un argento pesantissimo (37”62, tre centesimi meglio delle batterie) che ha siglato la superiorità azzurra sull’Europa, 40 anni dopo l’argento di Helsinki ’83 ai primi Campionati mondiali. Allora in pista c’erano Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea. Da non dimenticare anche bronzo di Goteborg ’95 con Puggioni, Madonia, Cipolloni e Floris. Imbattibili gli Stati Uniti (37”38), con un quartetto comprendente Colemann, Kerley, Carnes e Lyles. Terza la Giamaica (Blake, Seville, Forde, Watson) in 37”76.

Eccezionale l’ultima frazione di Filippo. Un altro velocista rispetto a quello visto nella gara individuale. Una proposta a Lord Seb Coe: fra le tante innovazioni, alcune anche bislacche e demenziali, che state presentando andando alla ricerca di una maggiore spettacolarizzazione dell’atletica perché non copiate dal ciclismo? Sulle due ruote esistono prova lanciate e da fermo. Spettacolari, sempre seguitissime. Si potrebbe provare anche con i 200: dai blocchi e quelli lanciati. E qui il nostro Pippo pensiamo avrebbe pochissimi rivali.

MICROFONO – Jacobs: «Sapevamo a priori che potevamo vincere una medaglia, siamo sempre i campioni olimpici non dimentichiamolo. Ci siamo divertiti, fidandoci uno dell’altro. Oggi ho fatto molta fatica ma non potevo mollare. Ero con questi meravigliosi ragazzi». Patta: «Siamo più di una squadra, siamo fratelli. Volevamo vincerla questa medaglia e, per quanto mi riguarda, vale di più di quella di Tokyo». Rigali: «Devo chiedere scusa. Quando gareggio arrivo sempre secondo e anche questa volta è andata così. Però è stato bello, siamo grandi».

Infine Tortu: «Ormai è una costante, male nella distanza individuale, bene in staffetta. Però quando corri in staffetta non pensi al riscatto, non ti ricordi di essere andato male. Corri e pensi solo ai tuoi compagni, a quelli che si sono allenati con te e a chi ti ha seguito tutto l’anno. In questo caso a Di Mulo e Frinolli. Dopo l’arrivo sentivo il cuore esplodere, cercavo qualcuno da abbracciare. Lorenzo era la in fondo. Marcell non lo vedevo e allora sono corso verso Roberto abbracciandolo stretto. È stato bello, questa è la nostra forza».

QUARTE AL MONDO Sono le ragazze della staffetta veloce. Altro successo a stelle e strisce a suon di record dei campionati. Davis, Tery, Thomas e Richardson stravincono (41”03), lasciandosi alle spalle la Giamaica (41”21: Morrison, Fraser-Pryce, Forbes, Jackson) e le britanniche (41”97: Philip, Lansiquot, Williams, Neita). E le ragazze azzurre dove saranno mai finite? Ma in quarta posizione, anche se non era così scontato. Anche per loro una prova al limite della perfezione: Dosso, Kaddari, Bongiorni e Pavese, stampano la seconda miglior prestazione italiana di sempre (42”49). È il miglior piazzamento di sempre in chiave azzurra.

È un coro pressoché unanime quello del quartetto azzurro in zona mista. «Un quarto posto dolce ma ci piace anche qualcosa di più. Una cosa incredibile che ci fa sognare in grande. Ora vediamo il prossimo anno, ci attendono Roma e Parigi. Oggi Avevamo una carica immensa. Dobbiamo un grandissimo grazie a Frinolli. È stato tostissimo, ci ha accompagnato per tutto l’anno».

PROMOSSE LE 4x400 Davide Re (45”71 il parziale), Edoardo Scotti (45”06), Lorenzo Benati (44”92) e Alessandro Sibilio (44”45), autore di un’ottima frazione in cui tira fuori tutto il suo carattere, trovando spazio all’interno nel rettilineo finale, sbarcano in finale con 3’00”14. È anche il terzo crono di sempre per una staffetta dell’Italia: meglio soltanto nelle due memorabili gare delle Olimpiadi di Tokyo.

A completare la festa delle staffette ci pensano le ragazze della 4x400, per la seconda volta consecutiva in una finale mondiale. Il tutto con la ciliegina sulla torta del nuovo record nazionale: 3’23”86. Un secondo e tre decimi di progresso sul precedente (3’25”16: Chigbolu, Spacca, Folorunso, Grenot)) che risaliva ai Giochi di Rio de Janeiro 2016. Alice Mangione, Ayomide Folorunso, già finalista a Budapest nei 400 ostacoli, l’esordiente Alessandra Bonora e Giancarla Trevisan finiscono quarte. Per le azzurre ci sarebbe comunque il pass in base ai tempi, ma in seguito alla squalifica degli Stati Uniti per cambio fuori settore si vedono promosse con la ‘Q’ maiuscola, terze alle spalle di Gran Bretagna (3’23”33) e Belgio (3’23”63).

DOPPIETTA ETIOPE – Tutto era cominciato nella mattinata dedicata esclusivamente alla Maratona delle donne. Si parte alle sette (23 gradi e 77% di umidità) e si arriva, almeno la prima, dopo 2 ore 24 minuti e 23 secondi, con la temperatura salita a 29 gradi (57% l’umidità). È tutta una questione etiope. Una lotta fratricida fra Gotytom Gebreselase e Amane Beriso Shankule (2h24’34”), arrivate nell’ordine. A cinque chilometri dalla fine erano in tre ma poi Yalemzerf Yehualaw è entrata in crisi, beccando un minuto e cinquanta secondi di distacco (3h26’13”9) e piazzandosi “solo” al quinto posto. Bronzo alla marocchina Fatima Ezzahra Gardadi (2h25’17”) rinvenuta a ritmo tale da recuperare un buon distacco da chi la precedeva, l’israeliana.keniana Lonah Chemtai Salpeter (2h25’38”) e, appunto, l’altra etiope. 

Nonostante temperatura e umidità non erano l’ideale per questo genere di competizioni, molti sono stati i record stagionali, comprese le prime due: delle 65 arrivate (12 le ritirate) se ne contano venti. 

Dodicesima la trentaquattrenne Giovanna Epis (2h29’10”), terza delle europee, preceduta di pochi secondi dalla tedesca Melat Kejeta (2h29’04”). «Nella mia esultanza – racconta la veneziana – c’era tutto: anni di allenamenti, maggiore consapevolezza di me stessa. Non ho più paura delle avversarie e mi ha aiutato l’esperienza. Ero pronta, mi sono allenata ai cambi di ritmo. Quando si fa una maratona ci sono le gambe, ma anche tanto cuore».

“MONDO” E GLI ALTRI Nelle restanti finali di giornata, successi per Armand Duplantis nell’asta (6.10, davanti al filippino Obiena (6,00) nel record asiatico, e all’australiano Marschall (5.95). Nono Claudio Stecchi (5.75). Dopo i 1500 Faith Kypiegon non poteva certo lasciarsi sfuggire anche i 5000, vinti in 14’53”88 davanti all’olandese, campionessa olimpica, Hassan (14’54”11) e alla keniana Chebet (14’54”33). Sedicesima una delusissima e piangente Nadia Battocletti (15’27”86).

Le pesiste di USA, Canada e Cina occupano i tre gradini del podio. Tutto si risolve al quinto turno di lanci con la Casey Eali che spara la palla di ferro a 20.43 (primato stagionale), le fa eco la 27enne Sara Mitton con 20.08 (altro record stagionale) mentre la 34enne campionessa olimpica Lijiao Gong non riesce a migliorare il 19.69 ottenuto al quarto lancio.

E’ il giorno del Canada. Dopo il martello, doppietta nelle prove multiple con Pierce Lepage (8909) e Damian Warner (8804). Terzo il rappresentante di Grenada, 30 anni, Lindor Victor (8756) al record nazionale. Si chiude con un altro successo canadese negli 800 con il 24enne Marco Arop (1’44”24) davanti al keniano Wanyonyi (1’44”53) e al britannico Pattison (1’44”83).

 

 

 

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