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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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Budapest 23 (6) / “Marcia. Chiamala, se vuoi, delusione”

Venerdì 25 Agosto 2023

 

martin-perez 


La gara “mista” sui 35 chilometri ha denunciato ancora la faciloneria della WA. Un circuito di un chilometro, con inversioni a U devastanti, è già un grave azzardo. Se poi si raggruppano uomini e donne il caos è totale”.

Daniele Perboni

Possiamo chiamarla delusione questa mattinata dedicata alla 35 km di marcia? Un’altra delusione dopo il ritiro nella 20 chilometri del giorno di apertura? Il D.T. Antonio La Torre, che da inguaribile ottimista, almeno pubblicamente, come da contratto…, non si stanca di ripetere che questo è un buon punto di partenza per i Giochi di Parigi del prossimo anno. Ci consenta prof di dubitare un pochettino. I segnali arrivati dal circuito di Budapest non li consideriamo proprio da prima pagina.

E la conferma arriva anche dalle parole di Massimo Stano, settimo all’arrivo (2h55’59”), staccato di un minuto e trenta dal vincitore, lo spagnolo Alvaro Martìn (2h24’30”, record nazionale) che già si era imposto nella 20 km di sabato 19 agosto: «Oggi non ha gareggiato mio fratello, come nella 20, ma ho gareggiato io. Mi sono divertito, ho dato il massimo e anche di più. Sono chiaramente rammaricato, in parte contento per essere riuscito a esprimermi, forse non al meglio di come mi sono allenato ma per quello che potevo fare oggi. Lo spagnolo Martìn ha dimostrato che era possibile la doppietta e ha fatto quello che volevo fare io. Spero che tutto questo sia utile per le Olimpiadi del prossimo anno a Parigi, mi dispiace per il mio staff che ha lavorato duramente, però meglio settimo che ritirato».

Poi fra le righe, davanti ai microfoni Rai, si è lasciato sfuggire qualcosa di interessante quando ha affermato che con queste doppiette dovremmo imparare dagli spagnoli. Lapsus, pensiamo sia così, vogliamo essere magnanimi, oppure una piccola frecciatina verso non si sa chi? 

ARRIBA ESPAŇA – Che la Spagna abbia dominato è più che lampante: Alvaro Martìn e Maria Perez nella 20, Alvaro Martin e Maria Perez nella 35. Padroni assoluti della specialità ed è grazie a questa “corazzata” che gli iberici si collocano al secondo posto del medagliere con 4 ori, alle spalle degli irraggiungibili statunitensi. Evidentemente è da molti mesi che preparano questo appuntamento visto che già il 21 maggio a Poděbrady la Perez centrò il record mondiale della distanza con 2h37’15”, imitata, almeno nel piazzamento, dal ventinovenne di Llerena (2h25’35”).

A livello europeo Alvaro Martìn vanta i successi nella 20 dei Campionati continentali di Berlino 2018 (1h20’42”) e di Monaco 2022 (1h19’11”). Nonostante la calura e l’umidità asfissiante (all’arrivo il termometro segnava 28 gradi con 60% di umidità) sono stati stabiliti 3 record nazionali e 5 record personali fra gli uomini e tre record nazionali e 6 PB fra le donne.

Quattro azzurri nei primi venti: 15º Andrea Agrusti (2h30’32), 16º Riccardo Orsoni (2h31’41), 20º Matteo Giupponi (2h34’58). Sul podio femminile anche la peruviana campionessa uscente Kimberly Garcia (2h40’52) e la greca Antigoni Ntrismpioti (2h43’22). La migliore delle italiane è Federica Curiazzi, 15ª (2h53’27), 19ª Sara Vitiello (2h57’00), 27ª Nicole Colombi (3h02’29).

Un appunto: possibile che non si riesca, o non si voglia, trovare una soluzione meno caotica nella disputa di queste competizioni? Un circuito di un chilometro, andata e ritorno, con inversioni a U devastanti sono quanto di meno spettacolare si possa mettere in cantiere. Quando, poi, si raggruppano uomini e donne il caos è alle stelle, come ha dimostrato proprio la gara di Budapest con i giudici che per alcuni minuti sono andati letteralmente in tilt, segnalando la fine con un giro di anticipo.

Soloni di WA e CIO, se proprio avete intenzione di cancellare questa specialità dal programma, abbiate almeno il coraggio e la decenza di dichiararlo apertamente, senza raggiungere vette di idiozia eclatanti e chiamare in causa la spettacolarità della marcia. Per ora non state facendo che continuare ad affossarla. 

OPERAZIONE BARBAROSSA – Conferenza stampa a Casa Italia, con i componenti delle staffette veloci (in pista domani alle 19 con le batterie) e la presenza del responsabile di settore Filippo di Mulo, etichettato anche come Quinto Fabio Massimo detto il temporeggiatore, per la consueta abitudine di rimandare all’estremo le sue scelte e comunicarle quasi sempre fuori tempo massimo alla stampa. Così è stato anche in questa occasione. Ma, si sa, l’operazione Barbarossa, estremamente delicata, non può permettersi il lusso di una fuga di notizie. L’unico certo in squadra è Marcell Jacobs. Gli altri? Ecco che cosa ha detto Di Mulo (non abbiamo potuto seguire la conferenza, quindi riportiamo il comunicato della FIDAL): «Marcell Jacobs sarà in seconda frazione. Per il resto della squadra devo sciogliere gli ultimi dubbi, darò la formazione soltanto nel corso del riscaldamento pre-gara».

Poi ha continuato, spiegando che: «Ho le idee chiare (e ci mancherebbe). Sono pronti il piano A e quello B, anche C e D (ricordate, l’operazione Barbarossa?), però voglio vedere gli atleti scaldarsi e poi decideremo. Vale anche per la squadra femminile, ma per loro abbiamo qualche punto di riferimento in più. Non ci facciamo trovare impreparati quando un atleta subentra all’ultimo momento: ad esempio non è stato facile agli Europei a squadre, ma nonostante l’imprevisto di Desalu, sostituito da Ricci, siamo arrivati in seconda posizione. La staffetta è talmente difficile che tutto può succedere. Anche l’ultima squadra, che nessuno prende in considerazione, può vincere una medaglia. Se c’è grande concentrazione, e le cose vanno bene, alla fine ci divertiremo».

L’operazione Barbarossa, sempre lei quella maledetta, alla fine non andò tanto bene. Ma noi siamo positivi sino all’estremo e ci accodiamo all’operazione Urano, forse meno segreta ma estremamente vincente.

SARA E LE ALTREIn virtù di una stagione sempre ai vertici e in possesso di una tecnica ormai consolidata la 26enne fidentina Sara Fantini, già quarta ai Mondiali di Eugene e bronzo agli Europei 2022, è approdata alla finale del martello. Non certo fra le favorite ha saputo difendersi egregiamente, piazzandosi al sesto posto (73.85), a poco meno di due metri dal personale (75.75). «Molto contenta di esserci sempre. Oggi ovviamente sono un poco rammaricata per non essere riuscita a trovare la giusta tecnica per guadagnare qualche posizione. Sarebbe stato bello. Però sto crescendo di anno in anno».

Curiosità: sia il martello maschile che quello femminile sono andati a rappresentanti del Canada, un paese con poche o nulle tradizioni atletiche in questa specialità. Ma, si sa, ormai l’atletica dilaga come una inondazione e non esistono più la classiche “scuole” che distinguevano le varie zone del mondo. 

Se il titolo uomini è stato vinto da Ethan Katzberg (81.25, record nazionale), quello femminile è andato a Camryn Rogers, ragazzona di 24 anni con un personale di 78.62, approdata a 77.22, battendo una delle favorite, la statunitense Kassanavoid, accreditata di un eccellente 78.00 (Tucson, 21 Maggio ‘22) e settima nelle liste mondiali di tutti i tempi.

Dalia Kaddari, sesta nella prima semifinale (22”75/-0,1), non aveva i “numeri” per ambire alla finale e così è stato, senza rammarico, risultando alla fine la sedicesima delle 24 in lizza per i primi otto posti. «Esperienza bellissima. Erano due anni che non correvo così bene, anche se mi aspettavo qualcosa di meglio. Ora testa alla staffetta».

Ayomide Folorunso, approdata alla finale dei 400 ostacoli in virtù di una splendida semifinale dove è riuscita ad agguantare anche il record italiano (53”89) è riuscita a non sfigurare a confronto con atlete enormemente più “attrezzate”. Nella gara vinta dall’olandese Femke Bol (51”70) ha saputo amministrarsi con saggezza finendo sesta (54”19). «Tutte sono partite a razzo, cercando di seguire la Bol. Il mio obiettivo, invece, era quello di andare a caccia di chi “moriva” sul rettilineo finale. Così sono riuscita a recuperare le due posizioni. Qualcosina meglio poteva venire, ma ho fatto una gara cauta. Però è un piacere essere qui a un mondiale e correre con le migliori al mondo».

DOPPIO GIRO Niente da fare per Simone Barontini e Catalin Tecuceanu, bocciati, con onore, nelle rispettive semifinali del doppio giro. Sesto Catalin (1’44”79) e quinto Barontini (1’44”34), entrambi al personale. Bello il quadretto fra Gimbo e Simone, anconetani e amici da diversi anni. «È un ragazzo fantastico – le parole di Tamberi – ci anima e cuore in quello che fa. Volevo esserci per spingerlo a fare sempre meglio». «Mi considero fortunato ad avere la sua amicizia – racconta Barontini – pur essendo un mezzofondista ho imparato più da lui che altri colleghi. Peccato aver mancato la finale per pochi centesimi».

MEDAGLIE E PUNTI A metà del guado, come già detto in precedenza, il medagliere è guidato dalla corazzata made in USA che continua indisturbata nella sua cavalcata. Alla fine della sesta giornata la situazione è la seguente: USA 19 medaglie (7/6/6), Spagna 4 (4/0/0), Giamaica 8 (2/3/3), Gran Bretagna (5 (2/2/1), Canada 2 (2/0/0), Etiopia 6 (1/3/2), Italia 3 (1/1/1), Kenya 3 (1/1/1), Norvegia 3 (1/1/1). Seguono altre 36 nazioni.

La classifica a punti (59 nazioni rappresentate) rispecchia un poco il medagliere. Ancora una volta troviamo davanti gli Stati Uniti con 185 punti e a seguire Giamaica 88, Kenya 53, Etiopia 46, Gran Bretagna 46, Spagna 43, Italia 34, Olanda 32, Canada 30, Norvegia 26.

 

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